Bohumil Hrabal è uno scrittore che mi piace fin dal nome e che in qualche modo riesco a immaginarmi nella vita di ogni giorno: ci sono scrittori per cui anche questo conta, non puoi prescinderne.
Lui faticava
durante il giorno, però di sera si prendeva il suo tempo in una delle
tante belle osterie di Praga e lì si metteva a scrivere pagine che mi
immagino inzuppate da tanta birra e ingarbugliate da molte conversazioni
sul niente e sul tutto.
Da tutto questo balzò fuori uno scrittore insolito, irresistibile sia nell’umorismo che nella dolcezza surreale e struggente.
Una sorta di Buster Keaton della letteratura, mi verrebbe da dire, anche se in effetti Hrabal non lo puoi paragonare a niente che non presupponga il suo essere in tutto e per tutto abitante di Praga.
Treni strettamente sorvegliati (E/O edizioni) è il primo libro che lo ha fatto conoscere in Italia, diversi anni fa, grazie anche a un film che da esso è stato tratto. Io me ne sono innamorato allora, ma in questi giorni sono tornato a sfogliarlo, indugiando su diverse pagine.
C'è già tutta la sua forza, la sua inventiva, la sua poesia sbilenca, la sua capacità di strappare un sorriso e un brindisi anche alle miserie che sono di tutti noi. Merita.

Da tutto questo balzò fuori uno scrittore insolito, irresistibile sia nell’umorismo che nella dolcezza surreale e struggente.
Una sorta di Buster Keaton della letteratura, mi verrebbe da dire, anche se in effetti Hrabal non lo puoi paragonare a niente che non presupponga il suo essere in tutto e per tutto abitante di Praga.
Treni strettamente sorvegliati (E/O edizioni) è il primo libro che lo ha fatto conoscere in Italia, diversi anni fa, grazie anche a un film che da esso è stato tratto. Io me ne sono innamorato allora, ma in questi giorni sono tornato a sfogliarlo, indugiando su diverse pagine.
C'è già tutta la sua forza, la sua inventiva, la sua poesia sbilenca, la sua capacità di strappare un sorriso e un brindisi anche alle miserie che sono di tutti noi. Merita.
Pensare che non ci sono mai stato in Piazza Vittorio, a Roma. Però forse è meglio così, perchè fa bene immaginare questo tessuto di voci, odori, colori. Per poi tuffarsi in queste pagine, che scivolano come acqua sulla pelle, senza doversi appesantire con l'urgenza della classificazione o qualche scomodo paragone.
Perchè è vero, questo libro è satira di costume e insieme romanzo giallo, e la storia desta perfino qualche suggestione letteraria che ha a che vedere con il Gadda del Pasticciaccio come con il mosaico di voci di Rashomon.
Però è meglio fermarsi qui, e per il resto scivolare via. Indugiando sulla piazza, sulle parole che si rincorrono intorno all'omicidio del "Gladiatore", sulle scene di vita quotidiana che girano intorno a un ascensore e a un condominio: che come in tutti condomini, si sa, richiede più capacità di diplomazia e inventiva di una crisi discussa al Palazzo di Vetro.