Visualizzazione post con etichetta Apocalisse. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Apocalisse. Mostra tutti i post

domenica 6 maggio 2012

Non ci siamo accorti nemmeno dell'apocalisse

Allora, semplicemente, ci siamo voltati indietro e abbiamo scoperto che ci trovavamo già a valle del punto di rottura. La catastrofe era stata a lungo un evento che andava compiendosi, ma noi non avevamo avuto occhi per vederla né orecchie per udirla: era stata una catastrofe al rallentatore. E così, in calce a tutto il resto, dovemmo scoprire che perfino l'apocalisse aveva fatto ben poco rumore.

Venezia, anno 2092, futuro non prossimo, ma nemmeno troppo distante, soprattutto se il metro di misura non è quello di una singola esistenza umana.

Venezia apparentemente è ancora Venezia, eppure è qualcosa di profondamente, gelidamente diversa: spazzata via e ricostruita, è diventata una sorta di parco divertimenti, una Disneyland per turismo ricco e senza pretese culturali, dove il passato può essere un gioco o uno spettacolo.

E quale passato, poi: non ci sono più gondolieri, a Venezia, perché se quello che conta è ciò che più attrae e fa cassa, i gondolieri non vanno più bene. Piuttosto i gladiatori, i guerrieri che combattono in un'arena, per la propria salvezza e per il divertimento del pubblico. Cosa di meglio, in un mondo in cui il sangue versato prima ancora che abitudine è da tempo diventato spettacolo?

Eppure con La seconda mezzanotte (Bompiani) Antonio Scurati  non racconta una tragedia nel suo accadere, non ci porta dentro l'ennesima apocalisse, lasciandoci magari la speranza di un happy end prima che.

Questo è un romanzo sul dopo. Sul mondo che ci aspetta dopo che il disastro si è già consumato. Dopo il tramonto della nostra civiltà.

Solo che tra parchi giochi e violenza a uso e consumo di spettatori e teledipendenti, il mondo dopo il nostro mondo non pare così lontano.

venerdì 25 novembre 2011

Il silenzio agognato anche solo per mezz'ora

Difficile vivere con gli uomini perché è assai difficile farli stare in silenzio

Così affermava Friedrich Nietzsche ed è a questa frase che Gianfranco Ravasi ha dedicato il suo Breviario sul Domenicale del Sole 24 Ore


Afferma Ravasi:


Dopo un viaggio in treno di qualche ora è difficile dare torto al pessimismo che vena questa considerazione

Evidentemente provato da una dura esperienza di chiacchiericci, grida, cellulari mai spenti gli viene quasi da accarezzare l'annuncio dell'Apocalisse:


Si fece silenzio nel cielo per circa mezz'ora


Che non è poco. Ma forse basta evocare, come fa Ravasi, il Dio della Bibbia ebraica: una voce di silenzio sottile. O richiamare la perentoria asserzione di Shakespeare: Tutto il resto è silenzio.


Già, ma il resto di cosa?

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...