Visualizzazione post con etichetta Enzo Jannacci. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Enzo Jannacci. Mostra tutti i post

domenica 13 maggio 2018

Che bella, la geografia dell'anima disegnata dalle canzoni

Ecco il libro che non avevo messo in conto. Al massimo, pensavo, lo avrei sfogliato qua e là, come si fa con un atlante, appunto, per inseguire qualche curiosità. Invece ho cominciato e non mi sono fermato. Anzi, ho cominciato a  leggere e poi a fare alcune altre cose.

Per esempio, abbandonare il divano per il computer, accendere Spotify e costruirmi la mia personale playlist per la lettura. Per esempio, andare su un negozio on line - per i libri non lo faccio, ma per i cd sì - e acquistare un bel po' di musica, che non conoscevo o che non mi ricordavo di aver ascoltato una vita fa. Il portafogli ora piange, ma anche il cuore è più leggero.

Le città da cantare di Riccardo Canesi, sottotitolo Atlante semi-ragionato dei luoghi italiani cantati, con prefazione di Mogol, è davvero una bella proposta della casa editrice Tarka, un libro che vi raccomando, sempre che siate consapevoli che le canzonette non sono solo canzonette. Perché così è: sono la colonna sonora della vita, impregnano non solo il nostro tempo ma anche i luoghi di cui cantano. Nel caso, anche a voi potranno succedervi strane cose, tipo scoprirvi a cantare Alberto Fortis nel cuore della notte.

Riccardo Canesi io lo conoscevo come appassionato di geografia - appassionato anche nella difesa delle ragioni della geografia - ignoravo il suo lato di cultore della canzone. Così sono due le passioni che stanno dentro questo libro e pensare che a volte basta che ce ne sia una, perché un libro abbia buone radici.

Ne viene fuori una bella geografia dell'anima, un viaggio verso i tanti altrove della nostra penisola: le città che io ho imparato a conoscere non solo con i miei passi ma anche con i libri e che ora scopro di poter conoscere ancora di più attraverso le canzoni.

Così per Livorno d'ora in avanti non potrò prescindere da Piero Ciampi. Per Milano non potrò mai fare più a meno di Jannacci, il primo Jannacci. E per Genova, cosa potrò fare senza Bruno Lauzi e Fabrizio De Andrè? Nomi che faccio solo per comodità ovviamente. Perché poi viene anche da interrogarsi sulla canzone composta da Franco Fortini o di cercare qualcosa di più di Giuni Russo - che non non è solo quella canzone su Alghero in compagnia di uno straniero - oppure su Roberta Alloisio - chi era questa donna che dalla Liguria ci portava fino a Buenos Aires?

Viene così, domandandosi di anni andati, canzoni che forse era un altro a sentire, luoghi che non so se esistono davvero o se abitano le mappe della mia immaginazione. Per capirlo vorrei andare a qualche incontro con questo libro: per ascoltare non solo parole, ma anche canzoni, al posto dei tanti, troppi discorsi che di solito infarciscono le presentazioni.

Ecco, mi metterei in ascolto e sfoglierei il libro, questa volta sì, saltando dall'indice a una qualche pagina. Sempre più convinto che Marcel Proust aveva ragione persino in questo:

Non disprezzate la musica popolare... a poco a poco essa si è riempita del sogno e della lacrime degli uomini. Per questo vi sia rispettabile. 

mercoledì 25 giugno 2014

Tra Linus e Stephen King, quanto ci manca OdB

Era piccolo, tondo, curioso. Era un gigante. Irrequieto a oltranza, anarchico anche negli abbracci. Era Oreste del Buono. Detto Orestino da Federico Fellini. Detto Odb per brevità. Detto Mahatma per deferenza dai fumettari che ha scoperto, nutrito, accudito per una trentina d'anni sulle scintillanti pagine del suo Linus. Oltre a migliaia di articoli, i romanzi, i racconti, le centonovanta traduzioni, ha firmato cento dimissioni in vita. Tutte revocabili per cambio di umore....

Che meraviglia il ricordo che del grandissimo Oreste del Buono ci ha fatto qualche tempo fa, sulle pagine del Venerdì di Repubblica, Pino Corrias: grande anche lui per il modo con cui sa restituirci personaggi che è bene tenerci cari, con qualche legittima preferenza per la Milano che era la Milano di Enzo Jannacci e Beppe Viola.

Anch'io me ne ero quasi dimenticato. Ma quante cose devo a Odb. Solo per cominciare, i numeri di Linus che ancora oggi custodisco con maniale gelosia - e su cui non mi sono solo divertito, ho imparato cose del mondo più che in mille saggi; i Gialli Mondadori, per i quali si dice OdB abbia letto e proposto mille titoli, con la scoperta, tra l'altro, di Raymond Chandler, Dashiell Hammett e di altri "narratori della scuola dei duri col cuore morbido"; e Stephen King, la cui lettura lo avrebbe folgorato una notte, alla Fiera di Francoforte, da dove il giorno dopo partì una telefonata perentoria all'editore: "Comprate tutto, è un genio"...

Solo per cominciare, con questo uomo che aveva letto di tutto e che in casa conservava qualcosa come 30 mila libri, un alluvione di libri che aveva rotto gli argini delle librerie per occupare ogni spazio, tanto che per attraversare la sala bisognava passare sopra una scala in orizzontale, gettata sopra di essi.

Oreste del Buono amava Corto Maltese di Hugo Pratt e amava più di ogni altro libro Alice nel Paese delle Meraviglie. Aveva più di un punto in comune con Luciano Bianciardi, anarchico senza tempo. Anche lui si definiva anarchico, magari anarchico stalinista. Insofferente a molte cose, ma quasi sempre capace di emozionarsi.

Per il suo Milan, magari. E soprattutto per quel piacere del leggere che oggi, come no, vive un'epoca di stento. Di quanti Odb avremmo bisogno, oggi. 

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...