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lunedì 17 agosto 2015

Limonov, poeta e teppista nella Russia di Putin

E' stato poeta e teppista, maggiordomo e delinquente. E' passato dalle peggiori periferie dell'Unione Sovietica alla scena underground di New York, dai salotti francesi alle prigioni russe. Negli anni ha goduto di effimere fortune che ha fatto di tutto per rovinare. Nelle guerre dei Balcani si è schierato con il peggio, con quale consapevolezza non si sa. In Russia ha provato in ogni modo a sovvertire il nuovo che avanzava, inventandosi un partito nazionalbolscevico da far rabbrividire.

Ma si può raccontare davvero un uomo così? Risposta affermativa: sì, se sei Emmanuel Carrère, scrittore che sa cibarsi della verità della vita per tradurla in romanzi che non riesci a mollare.

E si può addirittura innamorarci, di un uomo così? Domanda più complessa, ma risposta ancora affermativa: sì, si può, e non solo grazie alla penna di Emmanuel Carrère, capace di donarci un personaggio da romanzo di altri tempi. Il fatto è che Limonov - questo il suo nome e allo stesso tempo il titolo del romanzo - è così vero che sembra fatto apposta per un romanzo. O al contrario così romanzesco che fa bene scoprire che abbia fatto irruzione nella vita vera e ci sia rimasto. 

 Limonov, concentrato di pensieri sbagliati, azioni deprecabili, eccessi di ogni tipo. Ma anche uomo che si è messo in gioco, con coraggio, pagando sulla sua pelle. Uomo di passioni e, bene o male, di visioni. E' caduto, si è alzato, è caduto di nuovo: grande soprattutto nelle sconfitte. Concentrato di vita, anzi, di vitalità. E anche di possibilità, quasi sempre sprecate.

Ha incrociato la storia, ha provato a non farsi trascinare. Nostalgico di un'Unione Sovietica a cui è sopravvissuto contro ogni pronostico: senza l'aura del dissidente, ma piuttosto con i segni del deliquentello di provincia. Hooligan ai tempi di Breznev, scrittore da scandalo in altri tempi - un suo titolo: Il poeta russo preferisce i grandi negri. Punk - o qualcosa del genere - nella Russia di Vladimir Putin - non a caso ha eletto a suo eroe uno come Johnny Rotten. Mistico - o qualcosa del genere - nelle steppe dell'Asia centrale o negli spazi angusti di una prigione.

Anna Politovskaja di lui aveva capito più degli altri. In fondo se lo era trovato a fianco, prima di essere fatta fuori, nelle battaglie dei pochi per dare diritto di pensiero e di opinione a tutti in una Russia ubriaca di facili ricchezze.

E noi, noi possiamo immergerci nella singolare grandezza di Limonov. Perdonargli ciò che possiamo perdonargli, come faremmo con un poeta di avangua
rdia o con un cantante punk che troppe volte ha camminato rasente alla morte.

Forse farselo addirittura amico.





martedì 8 febbraio 2011

Il paese che vorrebbe liquidare Tolstoi e Cechov

E dunque, dalla Russia di Putin arrivano notizie così.

Pare che anche da quelle parti si stia preparando una bella riforma della scuola. Il governo avrebbe già idee piuttosto chiare.

Delle svariate materie che un tempo erano croce e delizia degli studenti di Mosca o Vladivostock non ce n'è più nemmeno una obbligatoria. Solo a tre - nuove e, diciamocelo, francamente curiose - non si potrà assolutamente rinunciare: l'educazione fisica, la "sicurezza nella vita pratica" e la "Russia nel mondo".

Non chiedetemi dettagli - ho appreso tutto questo da un illuminante articolo di Nicola Lombardozzi sul Venerdì. Ma la cosa che più salta agli occhi è che la letteratura diventa in toto materia opzionale. Capite? Il paese di Tolstoi, Cechov, Gogol....

Pare insomma che su quei banchi di scuola sarà più facile apprendere nozioni sulla cura del corpo, sulle norme antiterrorismo o sulle operazioni di Borsa che annusare qualcosa di Guerra e Pace o dei Fratelli Karamazov.

E sapete? Non è sempre vero che l'erba del vicino è sempre più verde. Questa volta l'italica scuola, per quanto maltrattata, riesce a farci un figurone.

Questo mi sono detto. Prima di pensare che uno come Putin non manca di amici anche in Italia....

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