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venerdì 18 gennaio 2013

Un uomo di libri grazie ai ragazzi della Via Pal

E' il più grande libraio italiano, ha passato la vita tra libri, librerie, editori e naturalmente anche lettori. Un uomo che ha fatto una professione della sua più grande passione, pensate che bellezza.

Di Romano Montroni ho letto in passato altri libri, mi manca il suo ultimo I libri ti cambiano la vita (Longanesi). Rimedierò: a giudicare dall'intervista pubblicata sul sito www.gliamantideilibri.it merita davvero.

Anche l'intervista merita e mi piace riportare questo brano, che racconta come tutto cominciò.

Da ragazzino sono stato un’estate a fare il fattorino in una libreria a Bologna, il datore di lavoro era Amadori, un libraio di vecchio stampo, il quale mi disse “tu non hai mai letto un libro? Te ne voglio dare uno” e mi diede “I ragazzi della Via Pal” di Molnar. Quando sono arrivato a casa con il libro i miei genitori erano molto stupiti, non era mai successo. La mia curiosità nel leggere è nata proprio attraverso la storia di quei personaggi, mi riconoscevo, mi ritrovavo, mi immedesimavo perfino. In particolare mi aveva colpito Nemecseck, un ragazzino fantastico, costruito in maniera tale da rimanerti dentro. Penso che se durante le feste dei libri gli autori andassero nelle scuole a leggere le loro storie molti ragazzi si entusiasmerebbero. Sentire leggere è come ascoltare la musica, ti appassiona, ti entra dentro.

E non riesco a togliermi dalla testa quel bambino che non aveva mai letto un libro, quel libraio all'antica che gliene offre uno e l'incantesimo che si sprigiona dalle pagine e che non lo ga più mollato.

Pensate, tutto questo grazie ai Ragazzi della Via Pal.


venerdì 21 gennaio 2011

Da quando i libri durano così poco

Da quando i libri durano così poco, è facile che si abbia una sola occasione per comprare un libro appena uscito da una piccola casa editrice, perchè la seconda volta sarà troppo tardi. Da quando i libri durano così poco, è facile trovare le pile dell'ultimo best seller di John Grisham o di Ken Follett, ma forse si rischia di dover ordinare - sempre che sia ancora in catalogo - uno dei titoli di Italo Calvino.

E' il mondo dell'editoria italiana di oggi, con i suoi quasi 60 mila libri che escono ogni anno e una distribuzione che ormai ha tempi di presenza negli scaffali e di resa che dire spietati è poco. Nei giorni scorsi ne ha parlato Loredana Lipperini, con una bella inchiesta su Repubblica:

Settecentoventi ore, trenta giorni. I più pessimisti dimezzano a quindici. In Italia, il ciclo vitale di un libro equivarrebbe a una meteora

Mettete sull'altro piatto tutto il tempo che è stato necessario per scriverlo, quel libro, per trovare un editore, per curarlo e accompagnarlo alla pubblicazione... Più o meno come bruciare quattro anni di preparazione nei dieci secondi di un'Olimpiade.

Per fortuna che in questa inchiesta, un po' deprimente, c'è spazio anche per le parole di un libraio come Romano Montroni, che è quasi un appello a tutti i suoi colleghi:


Vedo troppi librai che per affrontare un problema finanziario fanno clic sul computer, tirano fuori l'elenco dei libri che hanno venduto meno negli ultimi tre mesi e rendono a più non posso. Una buona libreria deve sempre avere tre tipi di libri: quelli che si vendono molto, quelli che si vendono meno e quelli che servono a far vendere gli altri

Che poi ha ragione anche in questo, i libri funzionano come le piante che hanno bisogno di essere innaffiate tutti i giorni, per vederle crescere. Non sono alberi di Natale che getti via dopo le feste.

mercoledì 9 giugno 2010

Della straordinaria impresa di vendere libri


Ho scritto diverse cose sul libro di Romano Montroni, Vendere l'anima. Il mestiere del libraio. Ho dimenticato giusto questa piccola poesia, dello scrittore tedesco Felix Dahn (1834-1912), che mi pare colga davverio il segno (e occhio, tra l'altro, alla data di morte, evidentemente nemmeno prima era l'età dell'oro).

Scrivere un libro è facile
occorrono soltanto
una penna, l'inchiostro e la carta
la quale con pazienza subisce qualunque sopruso.
Stampare libri
è già più difficile
perché spesso il genio s'esprime
con illeggibile calligrafia.
Leggere libri
è ancora più difficile
a causa della minaccia del sonno.
Ma vendere un libro
è il compito più arduo
al quale un essere umano
possa dedicarsi.


Poesia che forse sarebbe da dedicare ai poveri librai e al loro improbo compito, in un paese dove è più facile sentirsi scrittori che lettori e il libro deve (quasi) sempre arrivare in omaggio (per inciso, non sembra anche voi che "ciò che è gratis" - che è cosa diversa da "ciò che è in dono" - finisca per sminuirsi?).

Ma no, lasciamo stare i librai, sarebbe come rigirare il coltello nella piaga.

Piuttosto, visto che è cosa così rara, siamone grati. Che bellezza quel momento in cui qualcuno entra in libreria, si aggira tra gli scaffali e le pile di volumi, quindi sceglie e decide di fare suo proprio quelle pagine, quelle parole, quel pezzo di vita che qualcun'altro - quasi sempre uno sconosciuto - ha riversato lì dentro.

Apprezziamo questa decisione, questa possibilità di vita, che è un ponte tra uomini diversi che la volontà, e non il caso, ha deciso di far camminare insieme, almeno per il tempo di quella lettura.

martedì 8 giugno 2010

Vendere l'anima, il libraio come mestiere


E' un po' di tempo che mi sto avventurando in libri che raccontano i mestieri del libro. Editore o editor, correttore di bozze o libraio, non importa davvero, va bene tutto. E chissà perché mi ha preso così, sarà che forse ho bisogno di racimolare qualche briciola di sicurezza sul futuro del libro. Ragionare su chi sul libro e del libro vive è già qualcosa.

E tra tutti mi sa che merita un posto a parte proprio quello che ho terminato ora, Vendere l'anima. Il mestiere del libraio, scritto da uno che davvero se ne intende, Romano Montroni (direttore fino al 2000 delle librerie Feltrinelli, un professionista che ha formato generazioni di librai).

Per chi si affaccia a questo mestiere - complimenti per il coraggio - un libro così può funzionare anche come un manuale. Per un profano come me, vale oltre le formule e le tecniche di vendita, che pure ci sono, vale perché ci dà conto di quella strana merce che è il libro, ci fa annusare la passione, la perizia, l'intelligenza che c'è o ci deve essere dietro gli scaffali, ci libera anche di qualche strano mito (basta pensarla come Umberto Saba: La libreria è un buco con un genio dentro) e in cambio ci soddisfa diverse curiosità (per esempio sulla probabilità di sopravvivenza di un qualsiasi titolo).

Bisogna saper lavorare bene, per tenere a galla una libreria, anche se poi, come per i vecchi medici, contano ancora le mani, il contatto fisico, più che le elaborazioni delle macchine più complesse: Il piacere del tatto, di toccare i libri, è fondamentale per amare questo mestiere e quindi svolgerlo nel miglior modo possibile.

Pensate, io ho sempre sognato di fare il libraio. Poi le parole - anche le parole scritte - sono diventate comunque il mio lavoro, un altro lavoro. Il sogno della libreria è rimasto lì: e devo dire che un libro come quello di Montroni aiuta a liberare il campo da tante ambizioni senza gambe, da tanti progetti costruiti sulla sabbia.

Però che piacere incontrare un libro che restituisce al libraio la piena dignità di intellettuale. Dice Montroni: Lo sforzo non consiste unicamente nel dare al lettore il libro che cerca, ma nel fargli trovare ciò che non cerca. E non è marketing, o almeno, prima di tutto è capacità di suggerire, di trovare nuove strade, di alimentare curiosità, di consentire scoperte. E dite poco.

(quante altre cose ci sarebbero in questo libro: per esempio la difesa della libreria come luogo di incontro piuttosto che come supermarket della carta stampata, per esempio l'idea del lavoro fatto bene, con amor proprio, ma questo è un altro discorso, magari lo riprenderemo...)

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