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sabato 2 agosto 2014

Uno si crede incompleto ed è soltanto giovane

Alle volte – diceva Italo Calvino - uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.

Beata incompletezza, allora: cosa se non l'incompletezza permette di tendersi come un arco, di essere freccia scoccata verso il futuro?

È questo che dona il coraggio e regala la possibilità della scelta.

È questo, essere giovani. A prescindere dall'epoca e dalle circostanze. Perché è l'ora di finirla, una volta per tutte, con coloro che rivendicano l'esclusiva sulla meglio gioventù, come se fosse un titolo di nobiltà, un carattere iscritto nei cromosomi. La generazione di coloro che osò cambiare il mondo, ai tempi della rivoluzione. I reduci di oggi.

Basta, per favore. Ogni generazione ha la sua meglio gioventù, la sua rivoluzione. Anche se non hai un Palazzo di Inverno da assaltare, una scuola da occupare, uno slogan da gridare.  Ogni generazione tiene viva la speranza e prepara la sua disillusione, solo per consegnare il testimone di una nuova speranza. Anche nella crisi più nera.

Per questo contemplo l'incompletezza di mio figlio e degli altri che come lui trascorrono giornate con i video di Mtv o i giochini del Nintendo. Non li giudico, semmai li invidio: hanno tutta una partita da giocare, loro.
Tra loro si annida la nuova speranza. Incoraggiamoli col nostro tifo.

E a chi scuote la testa, a chi va pontificando che i giovani di oggi sono tutti uguali, mica come ai suoi tempi, io infliggerei la visione obbligata e meditata dei Cento passi di Marco Tullio Giordana. Perché solo cento passi separano Peppino Impastato dalla casa dei mafiosi, che alla fine ti sembrano come te. Solo che dentro quei cento passi c'è una distanza di anni luce, c'è un altro mondo che solo l'energia dei cuori può far raggiungere. 

domenica 24 febbraio 2013

Machiavelli e Guicciardini, se 14 anni vi sembran pochi

Nessuno ha capito ai suoi tempi Niccolò Machiavelli, salvo Francesco Guicciardini.

Francesco Guicciardini è il suo eguale, il suo emulo, il suo compagno e direi un gemello, se non avesse avuto quattordici anni di meno. Poca cosa: ma quei quattordici anni sono come quei pochi metri di salita e di discesa che vi portano da un versante all'altro e bastano per cambiare tutto il panorama....

Machiavelli arrivò presso alla cima e cadde: prima di vedere l'altro versante. Guicciardini cominciò quasi quando l'altro versante si vedeva in pieno. 

Machiavelli poteva sperare, poetare, vaticinare. Gli era ancora permesso credere nell'unità d'Italia, lavorare per una milizia nazionale, attendere il Principe metà volpe e metà leone che venisse per imporre la pace tra le sètte e liberare l'Italia dai Barbari. 

Guicciardini non lo poteva più perché quattordici anni dopo l'abbrivio era dato alla rovina completa, e l'Italia correva giù per la china della perdizione. 

Machiavelli e Guicciardini parlano lo stesso linguaggio, hanno le stesse idee, invocano gli stessi ideali, considerano le faccende politiche nel medesimo modo dismagato e lo pesano con la stessa bilancia dell'effettualità. Ma il tono è differente.

Senti nel Machiavelli la giovinezza che sogna, nel Guicciardini la vecchiaia che ha rinunziato e che, piena di sazietà e tristezza, guarda con pietà e distacco le cose del mondo. 

(Giuseppe Prezzolini, Vita di Niccolò Machiavelli fiorentino, Rusconi)


sabato 23 febbraio 2013

Preferirebbe essere sconosciuto a tutte le genti

Preferirebbe essere sconosciuto
a tutte le genti, e attraversare sicuro le città
al riparo d'un nome oscuro; ma la fortuna esige dallo sventurato
il prezzo d'un lungo favore, gravandolo nell'avversità d'un peso
eguale alla fama, e lo assilla con le glorie passate.

Ora sente gli onori troppo veloci per lui
e impreca alle gesta sillane della sua giovinezza trionfale;
ora, abbattuto, si duole al ricordo delle flotte di Corico
e delle insegne del Ponto. 

Un'esistenza troppo lunga prostra
le grandi anime quando gli anni superano il potere;
se il giorno estremo non giunge insieme con la fine
del tempo propizio e la celere morte non previene la disgrazia,
la fortuna precedente si muta in disdoro.

Chi osa affidarsi alla buona ventura, se non è preparato alla morte?

(Da Lucano, Farsaglia, Libro VIII, morte di Pompeo)

venerdì 29 giugno 2012

Se il primo libro è il solo che conta

Forse, in fondo, il primo libro è il solo che conta, forse bisognerebbe scrivere quello e basta, il grande strappo lo dai solo in quel momento, l'occasione per esprimerti si presenta una volta sola, il nodo che porti dentro o lo sciogli quella volta o mai più.


Forse la poesia è possibile solo in un momento della vita che per i più coincide con l'estrema giovinezza.


Passato quel momento, che tu ti sia espresso o no (e non lo saprai se non dopo cento, centocinquant'anni; i contemporanei non possono essere buoni giudici), di lì in poi i giochi sono fatti, non tornerai che a fare il verso agli altri o a te stesso, non riuscirai più a dire una parola vera, insostituibile.


Italo Calvino, dalla prefazione a Il sentiero dei nidi di ragno

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...