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venerdì 9 ottobre 2015

A Parigi, una mattina di inverno in libreria

Mettete Parigi una mattina di inverno. Mettete un incontro casuale con un grande poeta che si è scordato i soldi per pagare il barbiere. Mettete una piccola libreria gonfia di libri di ogni età e genere, con un libraio che deve provare una grande sofferenza solo all'idea di separarsi da un titolo.

Tutto qui. Bastano questi ingredienti - e una manciata di pagine - per regalarci uno straordinario atto di amore. Per la cultura, per i libri, ma anche per la possibilità di costruire ponti con le parole, di riconoscere una comune umanità attraverso le pagine scritte.

E' questo, soprattutto questo, Una mattina in libreria. Incontro con Rilke di Carl Jacob Burckhardt (Bompiani). La storia di un incontro tra una grande poeta, Rainer Maria Rilke, e un grande libraio, Lucien Herr. Due uomini che hanno modo di  trovarsi l'uno di fronte all'altro solo al tramonto delle loro vite, ormai malati. Ma che con uno sguardo e poche parole si riconoscono fratelli nella cultura, prima ancora di presentarsi. A volte non c'è proprio bisogno del nome.

E quelle ore trascorse quasi senza accorgersene, in mezzo ai libri. Quel fastidio per un cliente che è appena entrato e rischia di interrompere la loro conversazione. Quel mondo che è diverso e si fa migliore, grazie al loro riconoscersi.

Da leggere anche per la magnifica introduzione di Antonio Gnoli - in realtà più lunga dello stesso testo di Burckhardt. Con quell'attacco che è già dalle parti della poesia:

Ci sono storie di uomini e di città che si corrispondono. Immerse in una luce che il buio divora, devono dissolversi per essere amate. Ci sono storie in cui la cattiva reputazione del mondo non inquina la delicatezza dell'aria in cui si svolgono.

sabato 25 gennaio 2014

Imparare a scrivere è un'educazione alla quotidianità

Ci si trasforma, come diceva Rilke, in una persona che gestisce la casa in modo da tenere pronta e lucente la stanza degli ospiti, ogni giorno, in modo che se un giorno un ospite dovesse arrivare all'improvviso la sua stanza è già pronta, sempre pronta.

E si può andare oltre: la costanza e la pratica quotidiana della scrittura rendono la capacità di ospitare talmente elastica e continua, che quasi non ci si accorge più quando l'ospite è venuto e quando no, se è stato per poco o per tanto, se tornerà. 

Si diventa, se si è bravi, come quei padroni di casa che sanno ospitare come senon ospitassero, che hanno superato il limite della gentilezza e la loro casa è sempre aperta, chiunque arrivi, e chiunque arriva non si sente più un ospite. 
Imparare a scrivere è, in pratica, una educazione alla quotidianità.  

(Francesco Piccolo, Scrivere è un tic, Minimum Fax) 

mercoledì 26 ottobre 2011

Mettete una mattina di inverno in libreria, a Parigi

Mettete Parigi una mattina di inverno. Mettete un incontro casuale con un grande poeta che si è scordato i soldi per pagare il barbiere. Mettete una piccola libreria gonfia di libri di ogni età e genere, con un libraio che deve provare una grande sofferenza solo all'idea di separarsi da un titolo.

Tutto qui. Bastano questi ingredienti - e una manciata di pagine - per regalarci uno straordinario atto di amore. Per la cultura, per i libri, ma anche per la possibilità di costruire ponti con le parole, di riconoscere una comune umanità attraverso le pagine scritte.

E' questo, soprattutto questo, Una mattina in libreria. Incontro con Rilke di Carl Jacob Burckhardt (Bompiani). La storia di un incontro tra una grande poeta, Rainer Maria Rilke, e un grande libraio, Lucien Herr. Due uomini che hanno modo di  trovarsi l'uno di fronte all'altro solo al tramonto delle loro vite, ormai malati. Ma che con uno sguardo e poche parole si riconoscono fratelli nella cultura, prima ancora di presentarsi. A volte non c'è proprio bisogno del nome.

E quelle ore trascorse quasi senza accorgersene, in mezzo ai libri. Quel fastidio per un cliente che è appena entrato e rischia di interrompere la loro conversazione. Quel mondo che è diverso e si fa migliore, grazie al loro riconoscersi.

Da leggere anche per la magnifica introduzione di Antonio Gnoli - in realtà più lunga dello stesso testo di Burckhardt. Con quell'attacco che è già dalle parti della poesia:

Ci sono storie di uomini e di città che si corrispondono. Immerse in una luce che il buio divora, devono dissolversi per essere amate. Ci sono storie in cui la cattiva reputazione del mondo non inquina la delicatezza dell'aria in cui si svolgono

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