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sabato 7 novembre 2015

Il Nobel che con le parole si inventa collage



Amare la parola, fino al punto di accarezzarla con lo sguardo e trovarla bella per come si distende su una pagina, prima ancora che per il suo significato o per il suo suono. Fino al punto da adoperarla per ciò che semplicemente è - successione di lettere, formiche di inchiostro su un sentiero bianco - e non solo per come si mette in fila dietro e davanti altre parole.

E' questo che mi ha suggerito una bella intervista a Repubblica di Herta Muller, in Italia per presentare il suo ultimo libro, Il Novecento non ci ha insegnato niente.

Intervista in cui racconta molte cose: su come cambia la vita, se cambia, dopo aver vinto un premo Nobel; su come si può cominciare a scrivere per "trovare un punto di appoggio", su come la letteratura può nutrirsi di silenzio. Ma poi ecco le parole: queste strane creature che da sempre, e senza mai smettere, Herta Muller ha ritagliato da giornali e riviste.

Ritagliavo di tutto: articoli, titoli, foto. Ognuna di quelle parole sminuzzate aveva un carattere, una grandezza, un colore diverso, a differenza di quelle dattiloscritte, che sono sempre le stesse.

E dopo le forbici la colla: perchè un'opera d'arte può essere un romanzo, ma anche un collage che utilizza le parole come mattoncini, o come pennellate. Ma cosa c'entra con la letteratura? Ecco Herta Muller:

Solo così ho capito quanto potente e decisiva può essere una singola, apparentemente semplice, parola.

E allora c'en
tra, come no, c'entra.


mercoledì 16 novembre 2011

Se i microeditori (forse) crescono

Sei nuove case editrici che nascono ogni mese, una ogni 5 giorni. Sessantamila libri pubblicati ogni anno, di cui però la maggior parte non supera le 500 copie vendute: anzi, il 35 per cento dei titoli che non vende nemmeno una copia in libreria....

Fanno impressione le cifre sulla piccola e media editoria sulle quali in questi giorni ha ragionato Repubblica, in occasione della Rassegna della Microeditoria di Chiari, in provincia di Brescia.


Il paese dove tutti fanno libri, così titolava il giornale, ribadendo ciò che da sempre si sa, che questo è un paese dove lo scrivere e il pubblicare sembrano riscuotere più favore dell'acquistare e del leggere.

Uno non finisce di stupirsi e interrogarsi su cosa davvero permetta a tutto questo di andare avanti. E certo,  gratta gratta, sotto la superficie dei titoli, delle copertine, dei comunicati stampa, si incontrerebbero chissà quante realtà che non sono quelle che sembrano e dicono di essere.

Però poi leggi anche della piccolissima Keller, che è quella che in Italia ha scoperto il premio Nobel Herta Muller (prima del Nobel, ovviamente), leggi de Il Margine che ha venduto  3 mila copie con con l'autobiografia di don Dante Clauser, il "prete dei barboni", leggi di..... leggi e tiri un respiro... Microeditori (forse) crescono e, insieme, fanno crescere anche noi.

Crescono e fanno crescere, guarda un po', se scommettono sulla qualità, mica su altro.

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