Visualizzazione post con etichetta sogni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sogni. Mostra tutti i post

lunedì 21 novembre 2016

Quando i sogni non svaniscono con l'alba

E ancora una volta mi viene da dirlo: meno male che non ci sono solo i grandi editori che inseguono il colpo da  best-seller, meno male che c'è ancora chi crede alla possibilità di scoprire e proporre voci originali, capaci di raccontare nuove storie, di usare linguaggi diversi, di sottrarre all'ombra ciò che troppo volte è dimenticato o taciuto.

Ecco un libro che non avrei letto senza un editore come Primamedia e che non avrei scoperto senza quel passaparola che per qualche buon libro a volte fa la differenza: I sogni non svaniscono all'alba di Gianni Manghetti.

Libro che intreccia due viaggi e due parabole di vita: quella del Biondo che ritorna nella sua Toscana dopo un passato di operaio in Francia, dove ha perso il lavoro e la famiglia per non aver voluto piegare la schiena; e quello di Gent, in fuga dalla guerra civile nel suo Sudan, che attraversa il Mediterraneo e cerca asilo politico in un'Italia che si dimostrerà paese assai diverso da quello sognato e auspicato.

Due storie di immigrazione che si intrecciano: ieri e oggi, l'italiano che va via come tanti altri hanno fatto - e magari oggi tendiamo a dimenticarcelo - e lo straniero che da noi cerca di cominciare un'altra vita - e quasi sempre di lui si ignora ciò che è stato prima, tanto da ridursi a presenza, a corpo estraneo per le nostre strade.

Due storie che raccontano il nostro presente di muri, confini liquidi, indifferenze e rimozioni. Due storie che attraversano il nostro presente e lo chiamano in causa. Un filo comune che non è solo il destino dell'uomo che migra - e che sempre migrerà per cercare altra fortuna. Se il Biondo perde il lavoro è perché non ha accettato che la sua fabbrica producesse quelle mine che nel Sudan di Gent macellano donne e bambini, in una guerra sporca combattuta contro i civili.

Quanta tristezza in questo libro: ci sono ritorni dove tutto è cambiato, uomini che faticano per niente, sudore nei campi di pomodori, notti alla stazione, bevute solitarie. Eppure, eppure, i sogni non svaniscono all'alba, come dice anche il titolo. Possono resistere, i sogni, basta avere la testa dura, basta guardare oltre. Basta affidarsi, magari a chi viene dopo di noi: come ai ragazzi del libro, che i loro sogni non li sacrificano per un buon posto e una carriera promettente.

Tristezza e poi una speranza che si schiude, un domani che può essere diverso. Grazie a un libro che non è a tesi, che è romanzo a tutto tondo, che semplicemente si fa leggere pagina dopo pagina: per vedere come va a finire.

mercoledì 24 giugno 2015

L'autobiografia dà senso ai nostri giorni



C'è un momento, nel corso della vita, in cui si sente il bisogno di raccontarsi in modo diverso dal solito.

Sono queste le prime righe di Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé  di Duccio Demetrio (Raffaello Cortina editore), libro che può davvero schiudere nuovi orizzonti, con molti buoni consigli per riprenderci in mano la vita.

Attenzione al sottotitolo: racchiude davvero il senso di questa opera. Di questo si parla: dello scrivere non per mettersi in mostra, nella speranza di un editore e di un lettore. Ma per se stessi, affidando a questo lavoro la possibilità di dare un senso ai propri giorni, di ordinare il passato e in questo modo di attrezzarsi per il futuro.

Quante sorprese che ci possono essere in questo cammino. Per esempio capire che in realtà la nostra vita andrebbe declinata alla prima persona plurale, non per smanie di grandezza alla Cesare, ma semplicemente (diciamo così, semplicemente) perché noi stessi siamo una molteplicità di identità. Perché nello stesso nostro passato siamo stati altri.

Del resto scriveva Fernando Pessoa, il grande portoghese: E sento che chi sono e chi sono stato sono sogni differenti.

Ecco, scrivere è cura, è attenzione. E' scoprire questo nostro sogno - questi nostri sogni - e imparare a conviverci. 

domenica 1 settembre 2013

Quelle immagini che non lasciano traccia


Viviamo sotto una pioggia ininterrotta d'immagini; i più potenti media non fanno che trasformare il mondo in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di specchi: immagino che in gran parte sono prive della necessità interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine, come forma e come significato, come forza d'imporsi all'attenzione, come ricchezza di significati possibili.

Gran parte di questa nuvola d'immagini si dissolve immediatamente come i sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d'estraneità e disagio.

(Italo Calvino, Lezioni americane, Oscar Mondadori)

giovedì 16 maggio 2013

In un supermercato, se mi lasciassero accanto al reparto dei libri

Ma io non ci posso credere, davvero non ci posso credere che stiamo facendo questo a noi stessi, alla nostra storia, a quello che siamo.

Ai miei genitori non so come spiegarlo che se proprio non posso fare nemmeno la maestra vorrei aprire una libreria, se non fosse che non ho i soldi per farlo e comunque dopo dieci minuti verrebbero a chiedermi il pizzo.

Però davvero, farei la commessa in una libreria.

Anche in un supermercato, se mi lasciassero accanto al reparto dei libri.

Mi immagino che andrei dalle donne che fanno la spesa, le avvicenerei raccontando loro una storia e saprei convincerle, alla fine, a comprare insieme ai saponi anche un libro.

Mi pare un sogno. Mi pare in questo momento, sul serio, la cosa più utile e giusta che potrei fare nella vita.

(da Concita De Gregorio, Io vi maledico, testimonianza di Anna, Einaudi editore)

mercoledì 13 marzo 2013

I viaggi e gli altri viaggi di Antonio Tabucchi

Nati dalle occasioni più diverse, sempre da viaggi ma mai da viaggi fatti per poi diventare letteratura di viaggi, questi testi vagavano come isole in un arcipelago fluttuante....

E' così che Antonio Tabucchi presenta il suo Viaggi e altri viaggi (Feltrinelli), raccolta di articoli, memorie, scritti vari legati al suo peregrinare per il mondo e in genere al grande dono che gli ha fatto la vita, ovvero la possibilità di abitare molti altrove, dall'India a Creta, dall'Australia al Portogallo.

Si tratta del primo libro che ho avuto modo di leggere o rileggere dopo la sua morte, mettendo inevitabilmente in conto un crampo di nostalgia. Libro diseguale, tra l'altro, che contiene pagine più o meno felici, di diverso valore e di diverso coinvolgimento emotivo. Però un libro a suo modo necessario, non fosse altro che per abbracciare con un solo colpo d'occhio queste isole in un arcipelago fluttuante,  isole, forse, a loro modo alla deriva.

E quindi per condividere la consapevolezza che fu di Tabucchi, oltre i viaggi che qui sono raccontati.

Ma forse mancano i viaggi più straordinari. Sono quelli che non ho mai fatto, quelli che non potrò mai fare. Restano non scritti, o chiusi in un loro segreto alfabeto sotto le palpebre, la sera. Poi arriva il sonno, e si salpa.




mercoledì 11 luglio 2012

Il mondo via terra, mollando tutto


Eddy Cattaneo è uno che da bambino passava i pomeriggi a sfogliare un atlante dalla copertina blu e a colorare le bandiere, sognando chissà quali viaggi attraverso oceani e cime inviolate.

Eddy Cattaneo è uno che poi deve avere messo la testa a posto, si è laureato e ha trovato un buon lavoro, solo che non ha chiuso in un cassetto i suoi sogni di bambino, così come si fa con i quaderni delle elementari e le lettere delle fidanzatine.

A un certo punto ha mollato tutto ed è partito, perchè i suoi passi potessero dare sostanza al desiderio che sotto sotto (sotto sotto?) aveva sempre covato: fare il giro del mondo, prendendosi tutto il tempo necessario, senza dover andare dietro alle coincidenze degli aerei, anzi, senza mai prendere gli aerei, restando sempre con i piedi per terra, oppure sul ponte di una nave.

E così c'è stato prima il viaggio e poi questo libro, Mondo via terra (Feltrinelli), in cui il viaggio viene raccontato come lo potrebbe raccontare un amico, intelligente e disposto al sorriso.

Un amico che sei ben contento di ascoltare, senza mai interromperlo, fino alla fine. Nascondendo ben bene la peggiore delle invidie: quella di chi vorrebbe fare lo stesso, sapendo che tutto sommato si accontenterà di leggere qualche altro libro.

domenica 13 maggio 2012

I sogni dell'Italia e quelli della gioventù

Chi visse tanto da vederla, quell'Italia, visse abbastanza per comprendere che peggio delle aspirazioni frustrate ci sono solo le aspirazioni esaudite.


Il guaio non è tanto che i sogni della gioventù non vengono mai al mondo; piuttosto, è che ci vengono immancabilmente, ma sempre con un attimo di ritardo. 


Meglio, molto meglio, sarebbe se le smanie e tutta quella spropositata sofferenza che si patisce da giovani ci facessero la grazia di svanire nel nulla.


(Antonio Scurati, Una storia romantica, Bompiani)

mercoledì 29 giugno 2011

Coppe e medagli per i poeti "accreditati"

Mi immaginavo fosse un uso e un abuso italiano - e perché poi? - ma leggendo Al paese dei libri di Paul Collins mi sono fermato su quella paginetta dove si parla di un libriccino del 1969 a cura della Florida State Poetry Society, titolo, pensate un po', L'Olimpo dei poeti, nientemeno, pubblicazione riservata ai poeti accreditati.

E dunque, non è facile capire cosa siano i poeti accreditati, se non coloro che hanno strappato qualche pubblicazione, vinto una manciata di premi e premietti, messo insieme una bacheca di coppe e medaglie. Temo però che sia più o meno come scrive Collins:

Le poesie raccolte nel volume sono opera di pensionati del Missouri, medici di famiglia della Florida, persone qualunque. Molte parlano del cane e del gatto, e sono tutte in rima. A uno scrittore quelle modeste creazioni fanno un'indicibile tristezza, anche se probabilmente hanno reso felici i loro autori. Però... è azzardato affermare che ai compilatori di quelle antologie, agli organizzatori di concorsi con quota di partecipazione di trenta dollari, e anche agli editori del Writer's Digest importa poco degli scrittori e della scrittura?
Forse.
La cosa peggiore, secondo me, è la curiosità morbosa con cui guardo quel libro. Come molti scrittori ho collezionato moduli di rifiuto per anni, più di cento solo per la mia prima raccolta di racconti....

Fa pensare come no, a parte un certo tono da arrivato che mi piace poco. Però è vero, più altisonanti sono certi nomi e meno in genere è la sostanza. E alla fine tutto mi sembra che sia una macchina che gira macinando sogni, aspettative, illusioni.

sabato 18 giugno 2011

Le 42 lettere di Pier Luigi Celli, manager umanista




In tempi di maghi della finanza, di guru dell'economia pronti a invocare le crude evidenze dei numeri, di dirigenti assunti per tagliare teste, ma anche di furbi e furbetti di ogni risma, quasi non ci credi, a un manager come questo, convinto che l'avvio di una nuova impresa sia anche un sogno da condividere e alimentare con entusiasmo.

Per questo è una buona lettura Nascita e morte di un'impresa in 42 lettere (Sellerio). Lettere che poi sono le email inviate da Celli ai suoi dipendenti nell'arco di alcuni mesi.

Pier Luigi Celli è uno che crede in un valore aggiunto che va al di là delle cifre e che scommette nella qualità delle relazioni. Uno che può inviare email ai suoi dipendenti anche solo per invitare a un'abbuffata o a una gara di go-kart.

Qui emerge come manager scrittore, come manager umanista, alle prese con la breve estate di un'impresa che stava per nascere e che poi non si volle “far scendere in campo”.

Quanto basta per capire che c'è modo e modo di stare sul mercato. E che ci sono sogni che magari muoiono all'alba, ma poi ritornano.

giovedì 28 ottobre 2010

Doppio sogno oltre il film di Kubrick

Ma sicuramente c'erano anche dei sogni che si dimenticavano del tutto, dei quali non restava più traccia, tranne un certo strano stato d'animo, uno stordimento misterioso. Oppure si ricordavano solo più tardi, molto più tardi, e non si sapeva più se si era fatta un'esperienza reale o soltanto sognato. Soltanto… soltanto…!

Da leggere abbandonandosi senza resistenze al racconto di questo grandissimo scrittore interprete di un mondo in crisi allo stesso tempo lontano e (fin troppo) vicino a noi.

Da leggere sgombrando la testa dalle sequenze del film che il superbo Stanley Kubrick ha tratto da queste pagine. Perché è ben altro il Doppio sogno di Arthur Schnitzler (Adelphi).

Da leggere accettando la complessità di questa storia e poi dipanandola, perchè i suoi intrecci, i suoi diversi piani, i nodi problematici alla resa dei conti non appartengono alla storia della letteratura, ma alla nostra vita popolata di maschere e mascheramenti, di sogni che ci proiettano per la tangente e di ricadute più o meno devastanti sulla realtà.

Ma poi chi può dire che cos'è la realtà? E quanto sogno c'è nella nostra realtà?

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...