Visualizzazione post con etichetta Giovanni Solimine. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Giovanni Solimine. Mostra tutti i post

giovedì 17 marzo 2011

Se il nemico di turno non è l'Austria

Pasquale Villari, un conservatore illuminato che sapeva mettere il dito nella piaga, pochi anni dopo l'Unità di Italia (qualcosa devo dire anch'io, in questo giorno in cui si celebrano i 150 anni), diceva che c'era nel seno della nazione un nemico più potente dell'Austria, la nostra ignoranza.

Allora tre italiani su quattro erano analfabeti e bisognerà aspettare gli albori del Novecento per scendere sotto la soglia del 50 per cento (ricavo questi dati da un bell'articolo di Giovanni Solimine su Tuttolibri). Le biblioteche dell'intero Regno erano solo 250, per di più non certo pensati per diffondere la cultura, piuttosto per tenere sotto chiave volumi preziosi.

Se uno sta a questi numeri, le cose oggi sono cambiate, come no. Sulla carta le biblioteche sono circa 16 mila, eppure, eppure, quanto siamo lontani da tanti altri paesi della nostra Europa. Solo l'11 per cento frequenta una biblioteca e del resto solo il 46,8 per cento degli italiani ha letto almeno un libro: e che tristezza, in quell'almeno.

Uno potrebbe dire, almeno ci sono le biblioteche, questi presidi di civiltà, questi avamposti di una società davvero civile. Poi si legge che la Nazionale di Firenze, la più importante istituzione bibliotecaria di Italia, ha un bilancio di soli 2 milioni di euro, contro i 254, per dire, dell'analoga realtà di Parigi.

Credo che il confronto sia ugualmente impietoso, scendendo alle piccole biblioteche di paese o di quartiere.

E oggi? Oggi pare che il 70 per cento degli italiani non sappia comprendere un semplice testo o compilare un modulo (non dico capire una lettera della nostra burocrazia, che si sa, quella è l'antilingua di Italo Calvino).

E ci sarebbe bisogno di nuovi Pasquale Villari, a mettere il dito nella piaga, a proclamare che no, no davvero, il nemico non è l'Austria, né paese equipollente.

venerdì 5 novembre 2010

Voltiamo pagina o voltiamo pagina?

Voltiamo pagina. Ovvero, come li sfogliamo Accabadora di Michela Murgia o La caduta dei giganti di Ken Follett? Li maneggiamo, li strapazziamo, li macchiamo con il caffé, alla maniera di sempre, oppure li sfioriamo solo fuggevolmente? In altri termini, versione virtuale o di carta?

La domanda non è solo di Mirella Serri dalle pagine di Tuttolibri. In realtà è di tutti noi. Insomma, voltiamo pagina (nel senso di continuare a fare ciò che facciamo da sempre) o voltiamo pagina (nel senso di cominciare un'altra storia)?

Bella domanda. Domanda con cui fare i conti comunque, ora che in Italia gli ebook sono saliti a quota 5 mila. Ora che in parecchi si lanciano in ardite previsioni: ci sarà il sorpasso?

Malgrado tutti gli entusiasmi innescati dai patiti delle nuove tecnologie, fanno riflettere i dati pubblicati da Giovanni Solimine su L'Italia che legge.

I lettori forti in Italia sarebbero sui 4 milioni e (udite udite) sarebbero addirittura in aumento (i problemi sono oltre quei 4 milioni, pensate che nel complesso legge solo il 38% degli uomini). In gran parte è questa la fetta che si contenderanno ebook e libri di carta. E sono pronto a scommettere che in tanti acquisteranno gli uni e gli altri, senza schierarsi per nessuno dei due partiti.

E credo proprio che abbia ragione: Mirella Serri:


Arriva l'ebook, pronto ad affiancare, a collaborare ma non a soppiantare i volumi più tradizionali... Per il momento carta resiste, conta e canta

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...