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venerdì 16 gennaio 2015

Il mistero di Alan Turing, padre del computer

Fra qualche giorno questa storia la vedrò anche al cinema, raccontata in The imitation game, ma intanto non è male arrivarci preparati, per cercare davvero di capire chi è stato davvero Alan Turing, il matematico inglese che ancora ci interroga, con le sue sfide scientifiche e i misteri della sua persona.

Alan Turing, cioè l'uomo che, negli anni della guerra contro Hitler,  riuscì a trovare la chiave per decodificare i messaggi generati da Enigma, la macchina che i nazisti ritenevano inviolabile: risultato di gran lunga superiore a una vittoria sul campo. Ma anche l'uomo che in molti indicano come il padre - uno dei padri - del computer. L'uomo che si è posto - e ci ha posto - domande che ancora danno le vertigini e che sanno di film di fantascienza, tipo: si può dire che una macchina calcolatrice automatica sia in grado di pensare?

Per saperne di più mi sono procurato L'enigma di un genio di Nigel Cawthorne (Newton Compton), rapida biografia che sa di libro fatto uscire in occasione del film, e che pure sa restituire, almeno in alcune pagine, il fascino del personaggio. Non solo lo scienziato, anche la persona: il ragazzo scontroso sui banchi di scuola, il giovane che correva quasi per punire il proprio corpo e che doveva arrivare fino alle Olimpiadi, l'omosessuale che la (sedicente) giustizia britannica condannò a una sconcertante castrazione chimica, l'uomo scomparso con morte prematura e misteriosa (suicidio? omicidio? incidente?), pare per una mela all'arsenico.

Non è un gran libro, ma c'è Alan Turing. In attesa del grande romanzo che merita.

mercoledì 26 febbraio 2014

Il comandante di Auschwitz e il suo lavoro ben fatto

Non sarà un capolavoro, però è un libro che ti prende per mano, per accompagnarti attraverso l'orrore più indicibile della storia che abbiamo alle spalle, fino al ciglio dell'estrema miseria e dell'estrema grandezza dell'uomo, là dove sembra di scorgere una possibilità di risposta a ciò che in effetti è resterà sempre mistero, doloroso mistero.

E' questo che succede leggendo Il comandante di Auschwitz di Thomas Harding (Newton Compton), libro che racconta la vita in parallelo del criminale nazista Rudolph Hoss e dell'ebreo tedesco che, con la divisa dell'esercito inglese, alla fine della guerra riuscì a catturarlo.

Storia appassionante, coinvolgente, anche quella del cacciatore di nazisti. Ma come distogliere lo sguardo dal comandante di Auschwitz, dall'abisso senza fondo di un uomo che si è reso responsabile della morte di milioni di altri uomini, senza fare una piega, con la convinzione del lavoro fatto e fatto bene?

Rudolph Hoss, che voleva fare il missionario e finì per arruolarsi nelle SS. Che sognava una fattoria in campagna e volle un orto e un giardino per la sua casa con vista sui forni crematori. Che la sera tornava a casa dalla routine del massacro e leggeva fiabe ai bambini.

Rudolph Hoss, che con le sue confessioni dopo la cattura fornì prove decisive per inchiodare altri criminali nazisti, prima di essere impiccato in Polonia, in quello stesso lager di cui era stato comandante e boia.

Raccontò molto di sé, Rudolph Hoss, ma nessuna parola che possa davvero illuminare ciò che davvero lo ha fatto diventare ciò che è stato.

venerdì 17 febbraio 2012

Ma dov'è l'Ulisse di James Joyce?

Dicono che sia una festa per i filologi ma che per tutti gli altri le questioni che pone sono da rompersi la testa.

Dicono che per quanti sforzi si faccia per restituirlo alla sua versione originale non si arriverà mai da nessuna parte, perché è impossibile provare a ricostruire un testo perfetto che non esiste o non esiste più.

Dicono che non ci si può fare proprio niente, perchè lo stesso James Joyce continuò a correggerlo e ricorreggerlo senza sapere più, a un certo punto, cosa aveva davvero tra le mani.

E comunque c'è poco da fare, tanto è un libro che è un'impresa leggere, lasciato lì anche da alcuni dei più grandi estimatori. Lo stesso Hemingway si sperticava in lodi ma lo lasciò dopo poche pagine.

Chissà quante cose si può dire e non dire dell'Ulisse di Joyce. Tutto questo, tra l'altro, me lo rende quasi divertente.


Tuttolibri ha parlato recentemente della nuova edizione proposta dalla Newton Compton, proponendo il confronto tra il suo incipit e quello della classica traduzione di Mondadori, una cinquantina di anni fa.

Così cominciava quest'ultima:

Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall'alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio. Una vestaglia gialla, discinta, gli levitava delicatamente dietro.

E così comincia la nuova traduzione:

Statuario, il pingue Buck Mulligan spuntò in cima alle scale, con in mano una ciotola di schiuma su cui giacevano in croce uno specchio e un rasoio. La vestalia gialla, slacciata, era lievemente sostenuta alle sue spalle dall'aria delicata del mattino.

Ma di quale libro stiamo parlando?





domenica 13 marzo 2011

Il Giappone devastato e la spiaggia del poeta

Tempesta: tegole, tetti che si sollevano,
che spariscono in un attimo.


Rocce rotolano, montagne
inghiottono villaggi,
mentre insetti e uccelli cantano
presso il ponte crollato.


Gli uomini si lanciano nello spazio,
la razza umana è valida. Alla TV le nazioni
si criticano l'un l'altra, senza fine.
Perché questa confusione,
come riparare il corpo
straziato dal mondo?

(La spiaggia, di Shinkichi Takahashi, trovata su una vecchia raccolta di poesia giapponese della Newton Compton)

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...