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lunedì 19 settembre 2016

Nove racconti per interrogarsi sul passato di tutti

Il passato, è la sola realtà umana. Tutto ciò che è, è passato.

Così affermava Anatole France: frammento di una lettura di tanto tempo fa ora tornato a galla. Perché è questo che ti muove dentro Scritto nella memoria, raccolta di nove racconti italiani curata per Guanda da Marco Vichi. Un libro  che si interroga su ciò che ci lasciamo alle spalle e su ciò che, in qualche modo, comunque rimane nel nostro presente.

C'è molta buona letteratura in questo libro che raccoglie tanti autori di qualità - oltre a Vichi, in ordine rigorosamente alfabetico, Valerio Aiolli, Laura Bosio, Cristiano Cavina, Maria Rosa Cutrufelli, Gianmarco D'Agostino, Anna Maria Falchi, Dacia Maraini, Vincenzo Pardini. Sarà perché proprio ciò che sembra ormai chiuso e definito, nel tempo che si è già consumato, in realtà più si presta a essere modellato dal pensiero, dall'invenzione, dalla forza della parola.

Vai a sapere, però in queste pagine mi sono immerso. Ho trovato la luce e la sabbia di villeggiature al mare che da bambino sembravano non finire più. Ho riscoperto oggetti dimenticati in soffitta e che sono ancora in grado di rivelare una storia. Mi sono interrogato su parenti che non ci sono più e a cui avrei dovuto porre le domande giuste al tempo giusto. Mi sono lasciato tentare dal fascino di nomi consumati dal tempo e dall'abbandono. Ho meditato sugli incroci tra storie personali e storia collettiva, soprattutto quando quest'ultima gioca pesante e bussa alla porta con le armi in pugno.

A volte basta davvero poco. Un album fotografico - come per il racconto di D'Agostino - e un mondo si schiude. La storia è lì, con le sue connessioni, i suoi nodi, le sue suggestioni. E' lì e aspetta solo di essere raccontata. Ci sono libri che ci aiutano, libri che il passato se lo tengono stretto per contrabbandarlo nei nostri giorni.


giovedì 17 aprile 2014

Lo scrittore che coltiva le storie di Romagna

Ho aiutato mio nonno a potare e a vendemmiare, da ragazzino; la mattina del 29 maggio del 1987, giorno del mio tredicesimo compleanno, mi fece trovare in fondo al letto l'unico regalo della sua vita: una zappa nuova fiammante, con duemila lire tenute ferma da un elastico sul manico.

Non la usai mai: quello era il suo destino, non il mio.  Io ho cercato di prendermi cura come meglio potevo di un altro tipo di vitigno che cresce alle nostre latitudini.

Io ho coltivato le storie.

Già, coltiva storie, Cristiano Cavina, e le coltiva con la sapienza antica dei contadini. I quali sanno che la terra regala i suoi doni solo con  il rispetto che viene da lontano e l'attenzione da rinnovare ogni giorno. E' questo che ci dimostra, in Romagna mia! (Laterza), concentrato di storie, corteo di nonne e nonni, di zii e altri parenti, di avventori al bar, compagni di scorribande notturne, avversari a carte, affabulatori sul niente e sul tutto. Compagnia strana e lunatica che non ci accompagna solo nella provincia italiana, quella che sembra appartenere a un'altra epoca.

Di più, perché ci porta per mano dentro la Romagna, questa terra che si fa riconoscere più per i romagnoli che per i suoi confini invisibili e discutibili. Terra dove la gente se ha qualcosa da dire, parla; e se non ha niente da dire, parla ancora di più; terra di piadine e vino generoso; terra dove i nomi si pronunciano per intero solo al battesimo del prete, per il resto via ai soprannomi, i più improbabili, e anche questo qualcosa vorrà dire.

La Romagna - spiega Cavina - in fin dei conti è più un'invenzione dei suoi abitanti che una precisa espressione geografica: uno stato della mente, insomma, un'isola del carattere.

Sottoscrivo, dopo aver letto questo libro. 


martedì 15 aprile 2014

La Romagna è uno stato della mente

La Romagna non è un luogo preciso, ma uno stato della mente. Noi sappiamo benissimo di essere romagnoli, come sappiamo di avere quasi sempre la testa attaccata al collo.

Non ci sfiora nemmeno il dubbio che possano scambiarci per un altro.

Spesso, per rompere il ghiaccio, qualcuno mi dice di avere un conoscente che abita dalle mie parti. "Sa Cavina - mi dicono - anch'io ho un carissimo amico dalle sue parti. Di Reggio Emilia".

Io mi sforzo di non offendermi. Non tanto perché non voglio essere scambiato per un reggiano, ci mancherebbe; quelli sono dei signori, per carità. E' che soffro quando incontro gente che non sa dov'è la Romagna.

Reggio Emilia non è affatto dalle mie parti. Come può non conoscere la differenza? Certo, ci sono meno di cento chilometri di distanza, ma se ci mettete di fianco, siamo lontani anni luce.

Insomma, quella è gente che, se ha qualcosa da dire, ci fa un disco e se la canta: Guccini, Vasco Rossi, Gianni Morandi, Lucio Dalla, Ligabue, Zucchero, Luca Carboni, Cremonini, Nek.

Noi, se abbiamo qualcosa da dire, parliamo. E se non abbiamo niente da dire, parliamo ancora di più; sono buoni tutti a star zitti quando non si hanno argomenti.

(Cristiano Cavina, Romagna mia!, Laterza)

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