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sabato 11 gennaio 2014

Leggere non è una questione di tempo


Non ho mai avuto tempo di leggere, eppure nulla, mai, ha potuto impedirmi di finire un romanzo che mi piaceva.

La lettura non ha niente a che fare con l'organizzazione del tempo sociale. La lettura è, come l'amore, un modo di essere.

La questione non è di sapere se ho o non ho tempo per leggere (tempo che nessuno, d'altronde, mi darà), ma se mi concedo o no la gioia di essere lettore.

(Daniel Pennac, Come un romanzo, Feltrinelli)

sabato 30 novembre 2013

Leggere è come interpretare uno spartito

Un libro può sopravvivere al suo autore, e anch'esso si muove, e si può anche dire che cambi, ma non allo stesso modo della narrazione orale. Cambia il modo in cui lo si legge.

Come hanno sottolineato molti critici, le opere letterarie sono ricreate da ciascuna generazione di lettori, che le rinnovano trovando in esse nuovi significati. Così il testo stampato di un libro è come una partitura musicale, che non è in sè musica, ma diventa musica quando è suonata - o "interpretata", come diciamo - da musicisti.

L'atto di leggere un testo è come suonare musica e ascoltarla allo stesso tempo, e il lettore diventa anche l'interprete.

(Margaret Atwood, Negoziando con le ombre, Ponte alle Grazie)

lunedì 4 novembre 2013

Pennac: l'uomo scrive libri perché si sa mortale

L'uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo.

La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun'altra, ma che nessun'altra potrebbe sostituire. Non gli offre alcuna spiegazione definitiva del suo destino ma intreccia una fitta rete di connovenze tra la vita e lui.

Piccolissime, segrete connovenze che dicono la paradossale felicità di vivere, nel momento stesso in cui illuminano la tragica assurdità della vita. Cosicché le nostre ragioni di leggere sono "strane" quanto le nostre ragioni di vivere. E nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa intimità.

I rari adulti che mi hanno dato da leggere hanno sempre ceduto il passo ai libri e si sono ben guardati dal chiedermi cosa avessi "capito".

A loro, naturalmente, parlavo delle loro mie letture. Vivi o morti che siano, a loro dedico queste pagine.

(Daniel Pennac, Come un romanzo, Feltrinelli)

venerdì 28 giugno 2013

Chiunque legge compie un gesto di ospitalità

Chiunque scrive, chiunque legge compie - consapevolmente o no - un gesto di ospitalità.

In una casa di libri ci sono sempre degli ospiti, anche quando la porta sembra chiusa. Ma l'ospite più misterioso resta quello che chiede asilo dall'interno del nostro vivere, lo straniero che abita in noi e che non sa regolare il suo passo incerto sul ritmo dei nostri più manifesti cammini.

Spalancare la porta a lui è - credo - l'autentico presupposto per aprirla a più facilmente addomesticabili "altri".

(Donatella Puliga, L'ospitalità è un mito?, Il Melangolo)

martedì 18 dicembre 2012

Se il mio leggere fa andare avanti il mondo

L'altro giorno ero nella fase finale della lettura dell'ennesimo mastodontico giallo svedese - libri che da qualche tempo prediligo per la loro lussuosa lentezza. Dopo quelli di Henning Mankell, ora sto dedicandomi a quelli di Stieg Larsson. 

Dovevo lavorare (cioé scrivere, lavoro reso difficilissimo dalla quasi totale assenza di un capufficio), ma me la godevo troppo a continuare a leggere il giallo svedese, a lasciare scorrere il tempo senza fare nient'altro che quello, continuare a seguire la storia dei personaggi che erano in quel momento la mia famiglia e i miei amici. 

E improvvisamente mi è venuta per la prima volta l'idea che non era vero che non stavo facendo niente, e non era vero nemmeno che ero da solo mentre leggevo. 

Ho pensato anzi che leggere sia un benefico e generoso lavoro collettivo, o comunque fatto anche per gli altri, come i riti e le preghiere. 

Avevo l'idea che il mio leggere facesse andare avanti il mondo, che in qualche modo lo tenesse in piedi, e comunque tenesse in piedi il mondo del libro che stavo leggendo. 

Senza di me, cioé se avessi smesso di leggere, che ne sarebbe stato della storia e dei suoi personaggi?

(da Beppe Sebaste, Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne, Contromano di Laterza)

mercoledì 12 dicembre 2012

Se uno dei più grandi smette di scrivere

Afferma Philip Roth, che è indubbiamente uno dei più grandi scrittori viventi al mondo:

Scrivere è avere torto tutto il tempo. Le nostre bozze raccontano la storia dei nostri fallimenti. Non ho più l'energia della frustrazione, non ho più la forza di affrontarla. Scrivere è frustrante: si passa il tempo a buttar giù parole sbagliate, frasi sbagliate, storie sbagliate.

Afferma Philip Roth, che da tre anni non sforna più un nuovo romanzo:

Ho dedicato la vita ai romanzi: li ho studiati, insegnati, ho scritto, letto. Escluso tutto il resto. E' molto! Non provo più quel fanatico attaccamento alla scrittura provato tutta la vita.

Afferma Philip Roth, che forse sa come investire meglio il suo tempo:

A 74 anni mi sono reso conto di non avere molto più tempo, allora ho deciso di rileggere i romanzi che ho amato a 20 e 30 anni, perché sono proprio quelli che non si rileggono mai.

Direi che non sono parole buone solo per uno dei più grandi. Direi che valgono per tutti noi, almeno per tutti coloro che in un momento della loro vita si sono fatti catturare dal piacere - e dalla vanità - della scrittura. Direi che sono parole che aiutano a riordinare le priorità della vita, del tempo. Che ci aiutano ad amare ancora di più i libri.


mercoledì 13 aprile 2011

Gustave Flaubert, che scriveva come respirava

Vi piace Gustave Flaubert?

Quanto è ancora letto, Gustave Flaubert?

Chissà che non vi faccia venire qualche appetito il ritratto che le dedica Silvia Ronchey in Il guscio della tartaruga...

Chissà che non venga voglia di leggerlo come lui pretendeva che si leggesse:

Non leggete come fanno i bambini, per divertirvi, né, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere

E a prescindere dal fatto che io non sia del tutto convinto che si debba fare proprio così  - magari si potesse leggere come i bambini - che righe come fasci di luce Silvia Ronchey getta su di lui, su questo scrittore che quasi si svuotò di vita per riempirsi solo di scrittura.

Lui che sosteneva:


Una frase ha valore quando corrisponde a tutte le le necessità della respirazione

Lui che ne era convinto:

L'artista deve fare in modo che la posterità creda che non abbia vissuto

Antico dilemma, quello che contrappone l'arte alla vita. Anche a questo credo poco: ma fa bene rifletterci sopra, di tanto in tanto.


La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...