Visualizzazione post con etichetta Lituania. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Lituania. Mostra tutti i post

domenica 15 settembre 2019

In viaggio con le anime baltiche

E' bello scegliere un libro come compagno di viaggio e scoprire che sì, è stata la scelta giusta, quel libro non ha fatto solo il suo dovere -  la sera prima di dormire o su una panchina prima di ripartire - ha fatto molto più, ha dato senso, profondità, anima ai luoghi del tuo viaggio. Questo mi è successo con Anime baltiche di Jan Brokken (Iperborea): il mio compagno di viaggio in queste mie settimane in Estonia, Lettonia e Lituania. 

Erano anni che lo avevo in casa, sistemato nelle pile dei libri in attesa, quelli per cui mi sono impegnato con me stesso: sì, un giorno, prima o poi. Da anni, perché per l'appunto attendevo di portarmelo con me, nelle repubbliche baltiche. Da libro su cui scommettere, confidando su altre cose che di Brokken ho letto - raccomando Nella casa del pianista, sulla vita di Youri Egorov - e anche sui giudizi di alcuni amici, che prima di me hanno fatto ciò che io solo ora sono riuscito a fare. 

E' venuto con me e non ha tradito le aspettative, che erano alte. A Riga, nella via dei palazzi Jugendstill immaginati e disegnati dal padre di Sergei Eisenstein, come a Vilnius, nei luoghi che furono di un bambino ebreo che si chiamava Roman Kacev e aveva una madre che gli aveva chiesto di diventare ambasciatore di Francia: io un giorno l'avrei letto e amato con il nome di Romain Gary. Ma anche sotto le mura di Tallinn, tra le strade sovietiche di Daugavpills, per i castelli di Curlandia. E quante splendide storie ci racconta Jan Brokken, si tratti di uno straordinario pittore come Mark Rothko, di una filosofa come Annah Arendt, di un musicista come Arvo Part, oppure di una ragazza come Loreta, che nella vita voleva solo danzare ma finì sotto i carri armati russi all'alba dell'indipendenza lituana. Senza dimenticare Tomasi di Lampedusa - incredibile, anche lui - che sposò un'aristocratica di queste terre e cominciò a scrivere il suo capolavoro guardando al declino dell'aristocrazia tedesca del Baltico. 

C'è qualcosa nel Baltico che lo fa mare di storie, non meno dell'Egeo. Storie che forse gli uomini si raccontano di generazione in generazione e che in qualche modo entrano nella cultura, nello spirito dei luoghi. Solo di tanto in tanto trovano un grande scrittore: questo è uno dei rari casi. 


giovedì 22 agosto 2013

Non perdete la promessa dell'alba

Non mi sento colpevole. Ma se tutti i miei libri sono pieni di appelli alla dignità, alla giustizia, se vi si parla tanto dell'onore di essere uomini, forse è perché ho vissuto, fino all'età di ventidue anni, del lavoro di una donna vecchia, malata e spossata. Gliene voglio ancora, per questa ragione.

Anche a prescindere dalla sana invidia che provo per la scrittura di Romain Gary e dall'incanto di molte delle sue pagine. A rendere imperdibile La promessa dell'alba può bastare questa donna che sembra racchiudere dentro di sè tutta la tenacia dell'amore e la capacità di allagare il mondo con i suoi sogni. Trovatelo un altro personaggio così, nella varietà della letteratura planetaria: e in effetti è davvero difficile inventarselo, può essere solo vero.

Il libro, in effetti, ruota tutto intorno alla figura della madre di Romain, ebrea lituana che dopo la Rivoluzione fugge col figlio in Francia. E' sola e senza mezzi, ma sa già quale futuro dovrà spettare a Romain. Aviatore, diplomatico, scrittore. Non può essere che la Francia tradisca le attese, così come non può essere che la Francia sia invasa dalle truppe di Hitler. Così sicura che a certi dettagli - se dettagli sono - è il caso di provvedere per tempo.

Bisogna trovare uno pseudonimo, disse con fermezza, un grande scrittore francese non può portare un nome russo. Se tu fossi un virtuoso del violino andrebbe molto bene, ma per un titano della letteratura francese non va...

E chi l'avrebbe detto. E' proprio quello che è successo. La certezza del sentimento, è evidente, può resistere più e meglio della Linea Maginot. Il resto è solo la fatica di un figlio per non tradire le aspettative di una madre che aveva perso tutto se non un'idea di futuro.




lunedì 24 dicembre 2012

Diversi nel volto, diverse nelle parole

Se accetti che il viso del tuo vicino non assomigli al tuo accetta anche le sue opinioni siano diverse dalle tue.

Sono queste le parole, di un maestro dell'ebraismo, che qualche tempo fa ci ha regalato Gianfranco Ravasi, per il suo Breviario sul supplemento di cultura della domenica del Sole 24 Ore. Non male, no? Parole buone per il Natale, parole buone per tutto l'anno.

Spiega Ravasi, con una lucidità che questa volta non è sorretta da un facile ottimismo:

Il volto è il segno dell'unicità di una persona e anche della sua alterità. E' un dato fisico incontrovertibile. E, allora, perché non accogliere come una ricchezza la diversità delle opinioni che fioriscono da quelle labbra?

Pensiero buono per il Natale, pensiero buono per tutto l'anno. Pensiero per lasciarsi alle spalle tutti gli alfieri del con me o contro di me, del dopo di me il diluvio. Pensiero per poter prescindere da ogni pensiero unico.

Ps: il maestro di cui sopra si chiamava Pinchas di Koretz, ha vissuto in Lituania nel diciottesimo secolo. Internet può servire anche per pescare qualche altra sua parola. Merita.

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...