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mercoledì 29 ottobre 2014

Gli atlanti stradali rendono visibile l'assenza


La cartina più comune del regno Unito è l’atlante stradale.

Prendetene uno e osservate il reticolo di strade e autostrade che copre la superficie del paese. In queste mappe la rete stradale che connette il paesaggio appare così fitta da far pensare che i nuovi elementi primari del territorio siano asfalto e benzina.

Gli atlanti stradali rendono visibile anche un’assenza. I luoghi selvaggi non sono più segnati. 

Le lande, le grotte, i picchi rocciosi, i boschi, le brughiere, le valli fluviali e gli acquitrini sono semplicemente scomparsi. Se mai sono mostrati, corrispondono a ombreggiature sullo sfondo o a simboli generici. 

Il più delle volte sono evaporati  come vecchio inchiostro, trasformati in memorie rimosse di una Gran Bretagna più antica.

(Robert Macfarlane, Luoghi selvaggi, Einaudi)

giovedì 16 ottobre 2014

Questo libro è la mia mappa

Decisi inoltre che durante i viaggi avrei tracciato una mappa da contrapporre all'atlante stradale.

Una mappa in prosa che ridesse visibilità ad alcuni dei luoghi selvaggi rimasti nelle nostre isole, o che li registrasse prima che svanissero per sempre.

La mia mappa . almeno così speravo - non avrebbe connesso città, paesi, alberghi e aeroporti. Avrebbe invece collegato promontori, falesie, spiagge, picchi montani, torrioni rocciosi, foreste, foci di fiume e cascate.

Questo libro è la mia mappa.
                       (Robert Macfarlane, Luoghi selvaggi, Einaudi)

mercoledì 15 gennaio 2014

Libri che valgano proprio perché di carta

E' così bello da sfogliare e ancora di più da tenere in bella vista sul comodino. Ha il formato di un piccolo mattone, però è inconfondibile il blu Sellerio della copertina. Sì, è proprio da tenere in bella vista, con quell'immagine sotto il titolo che anche questa volta, come quasi sempre, la casa editrice ha azzeccato: un olio di Norman Rockwell con un signore decisamente trasandato - occhio alle scarpe spaiate ai piedi - e che però sembra decisamente in pace con se stesso e il mondo, ora che ha tuffato il naso in un volume.

Non l'ho ancora letto, Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno di Ella Berthoud e Susan Elderkin però mi piace già di per stesso. Con le sue pagine abbondanti che mi rassicurano sulla varietà dei rimedi e persino con il bordo azzurrino della carta che fa pendant con il blu Sellerio e mi ammicca come le vecchie confezioni di pastiglie per la gola che si trovavano in farmacia.

Non ho ancora letto - solo qualche pagina dell'introduzione - nemmeno Atlante delle isole remote di Judith Schalansky che la Bompiani propone in un formato piuttosto grande, che ricorda quello di alcuni manuali di altri tempi. Anche in questo caso è già un piacere immenso sfogliare, sentire la carta spessa sotto i polpastrelli (e che a distanza di qualche settimana dall'acquisto odora ancora di carta). Aprire a caso, cogliere in alto a destra il nome di una delle cinquanta isole in cui l'autrice non è mai stata e mai andrà, solo che si sa, gli atlanti, anche gli atlanti fantastici, servono proprio per viaggiare, poco importa se si rimanga seduti in poltrona. Quindi puntare l'indice sulla pagina e lasciarlo scorrere fino alla cartina sulla destra, seguire la linea di costa, sfiorare magari il celestino che la circonda, l'immensità del mare. Più o meno lo stesso colore scelto dalla Sellerio per il bordo dell'altro libro.

Questo, penso, è un libro non da comodino, ma da salotto. Da tenere a portata di mano appena mi pionberà addosso la tentazione di un viaggio.

Due libri che mi sono entrati in casa con le ultime feste. Due libri che sono già una festa in quanto oggetti. Per quello che sono, nella loro fisicità. Mi sa che finché ci saranno libri così i cultori dell'ebook e del tablet a ogni costo non l'avranno vinta.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...