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lunedì 11 ottobre 2021

La frontiera come vaccino contro l'epidemia dei muri


Una frontiera riconosciuta è il miglior vaccino possibile contro l'epidemia dei muri.

Ecco, se c'è bisogno di una citazione che sintetizzi tutto una riflessione, che abbracci un intero libro di poche pagine ma di grande densità, non può che essere questa. E' il succo di ciò che ci vuole trasmettere Règis Debray

In Elogio delle frontiere (Add editore), più un pamphlet che un saggio, il navigato intellettuale francese non smarrisce certo le qualità che da anni possiamo riconoscergli. Verve polemica, allergia al politicamente corretto, frasi secche e taglienti, ragionamenti al limite della provocazione, ma appunto ragionamenti. 

 In questo mondo sempre più diviso, ci si divide anche tra chi vuole confini come muri e chi i confini proprio non li vuole. E per tanta gente - intendo gente come per esempio il sottoscritto - è bello riconoscersi tra i secondi: perché è giusto, perché alla fine siamo tutti uguali, perché sogniamo un mondo libero da paura, perché è perfino emotivamente appagante.... 

Eppure, eppure, è una bella trappola anche la retorica del mondo senza frontiere. Non fosse altro che i confini sono anche mappa, visione del mondo, ordine. 

A forza di volerne farne a meno, si lascia il campo a chi su quei confini intende costruire muri - e quanti ce ne sono oggi. Abbiamo bisogno di confini da attraversare. Abbiamo diritto alla frontiera

Per fare fronte - afferma Debray - agli scivoloni mortali del va bene tutto, tutto si equivale, dunque nulla ha valore. Perché no? Un libro che come minimo rimette in discussione molte delle nostre convinzioni.

domenica 7 maggio 2017

Lungo i confini, per capire l'Europa che è e forse sarà

Comincia con un mappamondo in precario equilibrio nella stanza del figlio, assediato da pastelli colorati e da tante domande, ma diventa presto un lungo viaggio, anzi una sequenza di viaggi, non in Europa, ma intorno all'Europa.

Comincia interrogandosi sulla frontiera perduta - illusione di tutti coloro che, come il sottoscritto, hanno pensato a un'altra Europa dopo la caduta del Muro di Berlino - ma inevitabilmente si ritrova a fare i conti con i confini che da allora si sono persino moltiplicati e spesso sono anche diventati muro e filo spinato.

Ed è lì, ai margini dell'Europa, in luoghi che fino a qualche tempo fa era facile ignorare, che si può comprendere meglio cosa l'Europa è diventata, cosa siamo diventati noi.

Che bel libro che è Sui confini. Europa, un viaggio sulle frontiere di Marco Truzzi, pubblicato da Exòrma, casa editrice che difficilmente sbaglia un colpo. Nonostante il titolo, che odora di saggio, è un libro di viaggio, un gran libro di viaggio. Dall'Europa che è in Africa, nell'enclave spagnola di Melilla, dove preme la disperazione di un intero continente, all'Europa che si sottrae all'Europa dell'ordinata e indifferente Svizzera. Dal nord della Scandinavia, dove davvero non è tutto oro quello che luccica e dove anzi il gioco delle identità e delle esclusioni si è fatto complesso, fino ai luoghi della disperazione di Calais e Idomeni. Lungo frontiere nuove e vecchie, confini dimenticati e poi ritornati di attualità, per raggiungere alla fine il luogo che non è frontiera segnata sulle mappe, ma che più di tutti è frontiera, anzi frattura, taglio netto tra un prima e dopo, luogo dove l'Europa è morta e da lì ha provato a rinascere: Auschwitz.

Bello, bello davvero questo libro, che sa sfuggire alle tentazioni del discorso autoreferenziale, delle tesi precostituite, della dimostrazione di ciò che si voleva dimostrare. Che si fa occhi che non si stancano di guardare, dita che cercano su una carta una destinazione che non si era messa in conto, domande alimentate da una salutare curiosità.

E l'autore - insieme all'amico Angelo, fotografo e compagno di viaggio - non si tira mai indietro. E nella scrittura c'è con tutte le emozioni che in viaggio del genere può destare. Non solo infinita tristezza, ma anche capacità di raccontare e raccontarsi con umorismo. Se non ci credete, leggete le pagine sui due dispersi in una qualche strada di una Svezia che è quasi Norvegia: con la Volvo in panne e le renne che forse sono alci.....

Ci ho ritrovato tante delle cose che anch'io ho provato a scrivere, magari nei libri con Tito Barbini, da Caduti dal Muro a I sogni vogliono migrare. Ma questo non c'entra, quello che conta è che questo è un libro che fa bene leggere. 

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...