Visualizzazione post con etichetta Enrique Vila-Matas. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Enrique Vila-Matas. Mostra tutti i post

domenica 15 settembre 2013

Colpito nel suo amor proprio, permette che Dublino accorra in suo aiuto.

Ricorda lo strano e stupefacente sogno che aveva fatto due anni prima in ospedale quando si era ammalato gravemente: una lunga passeggiata per le vie della capitale irlandese, città nella quale non è mai stato, ma che nel sogno conosceva perfettamente, come se avesse vissuto lì un'altra vita.

La cosa più stupefacente era la straordinaria precisione dei molteplici particolari.

Erano particolari della Dublino reale, o semplicemente sembravano veri a causa dell'intensità ineguagliabile del sogno?

Quando si era svegliato, aveva continuato a non sapere nulla di Dublino, ma aveva la strana certezza assoluta di essere stato a lungo a passeggio per le strade di quella città e gli risultava impossibile dimenticare l'unico momento difficile del sogno, quello in cui la realtà diventava strana e commovente: l'istante in cui sua moglie scopriva che aveva ricominciato a bere, lì in un bar di Dublino.

(Enrique Villa-Matas, Dublinesque, Feltrinelli)

domenica 4 agosto 2013

De profundis per l'editore che amava la letteratura

Appartiene alla stirpe ormai sempre più rara degli editori colti, letterati. E assiste tutti i giorni commosso allo spettacolo di come il ramo nobile del suo lavoro - editori che ancora leggono e che sono sempre stati attratti dalla letteratura - in questo inizio di secolo vada estinguendosi silenziosamente.

Due anni fa ha avuto problemi, ma ha saputo chiudere in tempo la casa editrice che, pur avendo raggiunto un notevole prestigio, procedeva tuttavia con sorprendente ostinazione verso il fallimento.

In più di trent'anni di parabola indipendente c'è stato di tutto, successi ma anche pesanti sconfitte. La deriva della tappa finale la attribuisce alla sua resistenza a pubblicare libri di storie gotiche alla moda e altre inezie, e in questo modo trascura parte della verità: che non ha mai brillato per il suo talento nella gestione economica e che, inoltre, probabilmente è stato danneggiato dal suo fanatismo smisurato per la letteratura.

(da Enrique Vila-Matas, Dublinesque, Feltrinelli)

sabato 21 luglio 2012

Mi chiamo Tabucchi, come tutti

Non inganniamoci: scriviamo sempre dopo gli altri.


Nel mio caso, a questa operazione di idee e frasi di altri che acquisiscono un altro senso quando vengono ritoccate livemente, bisogna aggiungere un'operazione parallela e quasi identica: l'invasione nei miei testi di citazioni letterarie totalmente inventate, che si mescolano con quelle vere. E perché, mio Dio, lo faccio?

Credo che in fondo, dietro quetso metodo, ci sia un tentativo di modificare leggermente lo stile, forse perché è già da tempo che penso che, nel romanzo, sia tutta una questione di stile...

Sì, è vero. Scriviamo sempre dopo gli altri. E a me non provoca problemi ricordare di frequente questa evidenza. Di più: mi piace farlo, perché dentro di me si annida un dichiarato desiderio di non essere mai unicamente me stesso, ma di essere anche, sfacciatamente, gli altri.

Mi chiamo Tabucchi, come tutti....

(Enrique Vila-Matas, da La Repubblica)

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...