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domenica 21 luglio 2013

Perché certi pensieri si fissano in mente

Perché certi pensieri si fissano in mente?

Sembrano privi di valore pratico, ma ci rimangono impressi proprio per la loro stranezza. Solitamente ci trastulliamo un po' con loro, come con un giocattolo trovato sotto i cuscini del divano, e poi, quando l'inutilità ha il sopravvento sulla novità, li dimentichiamo. 

La vicenda delle ossa di Cartesio sembrava per l'appunto un esempio perfetto di informazione inutile.

Eppure me ne innamorai, come ci si può innamorare soltanto di qualcosa di molto insolito trovato sepolto in un libro vetusto. 

Mi era già successo in qualche altra rara occasione di avere la sensazione, improbabile ma forte, di avere scoperto un seme dormiente, gettato lì da qualcuno ormai morto da tempo che sapeva, o sperava, che un giorno sarebbe stato trovato, innaffiato e portato alla vita. 

(da Russel Shorto, Le ossa di Cartesio, Longanesi)

venerdì 19 luglio 2013

Dal cranio di Cartesio all'avventura delle idee

Un giorno chiuse i libri e partì, perché aveva deciso di non andar cercando altra scienza se non quella che avrei potuto trovare in me stesso, o nel gran libro del mondo.

Nemmeno lui, che certo non mancava di presunzione, avrebbe scommesso su ciò che l'attendeva: quella vertigine di scoperta, quel fiume straripante di novità forgiate dall'intelletto, quella sensazione di aver dato la spinta definitiva a un mondo vecchio di secoli, se non di millenni. Si chiamava Cartesio, e con il suo Discorso sul Metodo, fondò una nuova visione del mondo, il battesimo della modernità.

Anni dopo, nel 1650, il più gelido inverno che la Svezia ricordi, lo troviamo morente, forse per una polmonite. Un uomo ancora aggrappato alla vita, furioso con la malattia che gli sta sottraendo le carte che ancora vorrebbe giocare, indispettito con la regina Cristina, che lo ha invitato a Stoccolma, segnando la sua sorte. Tutta la sua scienza non gli servirà a vincere la partita a scacchi con il destino.

Le ossa di Cartesio di Russel Shorto (edizioni Longanesi) incomincia da qui, da quella notte in cui il grand'uomo che ha rivoluzionato il nostro modo di pensare, così come fece Aristotele per gli antichi, si congeda dal mondo.

Non è una biografia di Cartesio, è una storia di ciò che rimane di lui dopo la morte: e nemmeno un ragionamento sulla filosofia. Questa è la storia dei suoi resti mortali, tra riesumazioni e successive tumulazioni, e soprattutto la storia di una scomparsa inspiegabile, quella del suo cranio.

Roba da specialisti che hanno tempo da perdere? Da eruditi che collezionano particolari più o meno inutili? No, assolutamente, perché da questa storia, apparentemente marginale, si squaderna la più grande avventura, quella appunto delle idee che sgomitano per imporsi al mondo.

Dice Russel Shorto nella prefazione di aver cominciato per caso, la volta che si imbattè in una curiosa figura di antropologo, quel tipo di persone che ti possono far venire il mal di testa, ma che poi, all'improvviso, ti tolgono senza preavviso la comoda poltrona del tuo punto di vista abituale.

Che bel libro, questo. Un libro che mi entusiasma ancora di più per ciò che c'è dietro. Il dettaglio che si insinua per caso nella vita, che diventa passione o forse ossessione, montagna di dubbi, di domande sul tempo perso, sulle energie prosciugate, tranne poi spalancare un orizzonte.

giovedì 13 giugno 2013

Cartesio, il filosofo che scriveva in prima persona

Cartesio rompe con la tradizione segnalandolo innanzitutto con un discorso stilistico: il Discorso sul metodo è scritto in prima persona.

Così una delle più grandi opere filosofiche è anche una delle più leggibili, e serve come adeguato punto di partenza per una nuova epoca che pone al centro l'individuo.

Il Discorso sul metodo non comincia con formule matematiche o proposizioni scientifiche, nè schierando autorità esterne, ma con un essere umano in carne e ossa - Cartesio stesso - che siede solo, e pensa.

Il testo sprigiona un'atmosfera confortevole, accogliente: si riesce quasi a sentire il fuoco crepitare sullo sfondo. 

Siamo in un ambiente familiare: quello del romanzo, della narrativa, del teatro, del film. E' umano e, sì, moderno. 

(Russel Shorto, Le ossa di Cartesio, Longanesi)

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