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giovedì 4 giugno 2020

In spiaggia e al pub insieme a Montaigne

Parlare di Montaigne alla radio, ogni giorno per tutta un'estate, all'ora in cui la gente si sta rosolando sulla spiaggia o sta sorseggiando un aperitivo?

Quando gliel'avevano buttata lì, Antoine Compagnon, illustre professore del Collège de France, l'aveva trovata un'idea piuttosto stravagante. E allo stesso tempo così azzardata da non avere il cuore di tirarsi indietro. E così aveva iniziato. Sotto il solleone di luglio e agosto, a mezzogiorno: una frase del grande Michel e alcuni minuti di riflessione pacata, intelligente, niente affatto spocchiosa.

Un successo: come temo possa succedere solo in Francia (con un pensiero sconfortato alla programmazione radiofonica delle emittenti italiane nello stesso periodo).

E ignoro in virtù di quali singolari meccanismi certe cose possano funzionare e altre invece siano destinate al naufragio. Ma ora che quelle divagazioni di Compagnon sono state pubblicate da Sellerio - con il titolo, appunto, di Un'estate con Montaigne - so di avere messo le mani su un piccolo grande libro.

Quante cose che ci insegnano, le pagine di Montaigne. Il dubbio che fa bene, la tolleranza, lo sguardo dell'altro, la giusta cautela nei confronti di ogni ambizione... 


Da procurarselo, questo libretto. E da tenerselo a portata di mano, non importa se su una sdraio, un'amaca o al tavolo di un pub.

giovedì 19 febbraio 2015

Szymborska, il miracolo e l'enigma in ogni cosa


La sua convinzione è che in ogni esperienza personale, anche la più apparentemente insignificante, siano nascosti un enigma e un miracolo.

Ovunque "sonnecchiano forze segrete" e la poesia "con l'aiuto di parole opportunatamente scelte riuscirà a risvegliarle". Facendo comunque attenzione ad abbordare di sbieco le questioni ultime dell'esistenza, come dimostra la celebre e meravigliosa poesia sulla morte del compagno di una vita, Konrad Filipowicz, vista attraverso gli occhi del suo gatto.

"Non so", così Szymborska esordisce nel discorso di investitura di Nobel. E proprio tale socratica ignoranza la spinge a fare domande senza trovare mai risposte.

Il suo maestro filosofico è Montaigne, il suo nume pittorico Vermeer, il suo fratello d'umorismo Woody Allen, che prova verso di lei un'ammirazione sconfinata.

(Franco Marcoaldi da Repubblica, Limpida, ironica Szymborska, i segreti di una poetessa popolare senza mai volerlo)


mercoledì 7 agosto 2013

La storia è acqua di mare raccolta in un bicchiere

Pensare, ricordare, vagabondare e mettere tutto in relazione: i segni della realtà esteriore con le storie piccole e grandi del mondo.

Eccola qui, la nuova frontiera della scrittura, forse capace di salvarci dal respiro corto di una narrativa in crisi e di andare oltre confini che prima sembravano invalicabili. Invenzione, trame, personaggi che vivono sola sulla carta? Piuttosto è il tempo della verità che si fa largo tra le pagine, con esperienze vissute e cammini intrapresi. E di scritture che sanno mettere insieme saggistica e narrativa, autobiografia e riflessione, viaggio, anche senza meta, ed esplorazione nella biblioteca universale.

Ma soprattutto non c'è più bisogno di una storia compiuta, con suo inizio e un suo epilogo, di un intreccio che si scioglie, di un enigma che si rivela, dell'ultima tessera che va al suo posto. Perché non è così la vita., che semmai è peregrinare, è istinto e casualità.

Di tutto questo si parla - molto bene - in un paginone centrale di Repubblica di qualche giorno fa, a firma di Cristiano De Majo, Scritture vagabonde. Addio trame, la letteratura diventa arte della divagazione.

Divagazione per cui sono indicati padri nobili quali il Montaigne dei Saggi e il Rousseau delle Fantasticherie del passaggiatore solitario (nell'elenco manca, mi pare, il grande Laurence Sterne), per arrivare ai nostri tempi con un grande come Sebald. E si racconta in particolare di un libro, The Faraway Nearby ("la lontana vicinanza") di Rebecca Solnit (credo non ancora tradotto in Italia), libro che è un flusso di pensieri, riflessioni, racconti, esperienze in cui ogni molecola d'acqua è collegata all'altra dando forma a un insieme che fa perdere le tracce dei singoli componenti. Libro da cui è prelevata questa frase:

La materia di una storia è come acqua raccolta dal mare in un bicchiere e poi di nuovo restituita al mare.

Che è esattamente ciò che penso e che vorrei tradurre nelle mie pagine.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...