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venerdì 1 luglio 2016

L'Olanda, i pittori e i libri che sono strada davanti a te

Le parole che gettano ponti, che creano possibilità di condivisione, che talvolta si fanno scrittura e addirittura libro. E che nei libri vivono e rivivono ogni volta che potranno incontrare un lettore.

Non solo lettere – magari d'amore – come nel quadro gemello di Gabriel Metsu, quello con la destinataria della lettera scritta dal giovin signore, seduta in una stanza inondata di luce, mentre una cameriera tira la tenda di una finestra che si spalanca su un mare agitato – restino fuori le vicissitudini della vita e i turbamenti dello spirito.  

Ma libri, uomini e donne assorti nella lettura di libri.

Per esempio la Vecchia signora che legge di Gerrit Dou. Se si segue lo sguardo dell'anziana sembra di poter riconoscere le lettere della pagina della Bibbia, nitide come le screpolature della mano che avvicinano il volume al volto.  

Gerrit Dou era stato apprendista di Rembrandt e si fece conoscere per la minuzia delle sue opere. E allora perché non ricordare, di Rembrandt, la sua Sacra famiglia di notte


Però tra tutti a me colpisce soprattutto la Donna che legge di Pieter Janssens Elinga, pittore di cui si ignora quasi tutto ma che si presume sia stato anche musicista. Sarà per questo che le sue scene di vita quotidiane paiono dotate di una particolare armonia.

Non è una signora, a essere colta dal pittore, mentre legge. Ma una servetta, una di quelle presenze taciturne nelle case dei benestanti, che in altri quadri vediamo versare il latte o lavare i panni. È seduta, girata di spalle. Immersa in un libro che si presume non sia una dotta dissertazione sull'astronomia o la teologia, piuttosto un romanzo cavalleresco. Uno dei best seller dell'epoca, insomma. Peccato che non ci fosse ancora qualcosa di simile a un bell'Harry Potter. In ogni caso la lettura l'ha rapita alle faccende domestiche. Si capisce che la padrona è via e che lei, la servetta, sta approfittando della sua assenza. Che dire della fruttiera appoggiata sulla sedia? E soprattutto delle pantofole abbandonate in mezzo alla stanza?

Chissà se di tutto questo dovrà rendere conto, al ritorno della padrona. Però, come mollare il libro ora, sul più bello?


Non sono solo riparo alle tempeste del mondo, le parole scritte. Possono essere anche altro, insubordinazione, atto di giustizia, presenza che invoca i suoi diritti. 

Possono essere strada che chiede solo di essere imboccata e percorsa, poi si vedrà. Come noi ora. Dai, Ernesto. Partiamo. 

(da  L'Olanda è un fiore, Ediciclo editore)

venerdì 1 marzo 2013

Che bella, l'Olanda di Edmondo De Amicis

Chi guarda per la prima volta una grande carta dell'Olanda, si meraviglia che un paese così fatto possa esistere. A primo aspetto non si saprebbe dire se ci sia più terra o più acqua, se l'Olanda appartenga più al continente che al mare.

E allora, scordatevi le storie edificanti di Cuore, i buoni sentimenti e gli insegnamenti di un libro buono per i ragazzi e le ragazze di un'Italia che, sui banchi di scuola, cercava ancora di costruirsi, dopo che gli eventi della storia l'avevano già tenuta a battesimo.

L'Edmondo De Amicis di Olanda non sembra nemmeno lo stesso di Cuore: piuttosto è un uomo che guarda lontano, che si lascia sospingere dalla curiosità per le cose del mondo, più giornalista che narratore. Capace di accompagnarci nella vita e nella storia di un paese con la simpatia e l'empatia di un amico più esperto.

E' un gran libro di viaggio, Olanda di Edmondo De Amicis, uno dei più intriganti e meno datati tra quanti ho letto dell'Ottocento. Sarà che qualcosa - o molto - dell'Olanda di oggi si ritrova anche in quest'opera del 1876. Sarà che lo si deve non solo al viaggiatore, ma anche al viaggio: ovvero a questo paese singolare che meriterebbe più attenzione di quanto gliene abbiamo mai data.

Così ben venga Edmondo de Amicis, a raccontarci di questo paese a geografia mutevole, dove prima che la politica è stato il lavoro dell'uomo a cambiare le mappe; di questo popolo che ha domato l'acqua rendendosela amica; di questa gente  che ha saputo rendersi libera resistendo ai più grandi Imperi, senza celebrare più di tanto le sue vittorie.

E dei suoi mulini a vento, dei suoi cieli, dei suoi pittori più bravi a rappresentare donne che versano il latte, giovani che scrivono lettere, ubriachi davanti al camino che santi, guerrieri ed eroi.

Bello questo libro. Da raccomandare a chi si prepara a un viaggio in Olanda. E anche a chi non ci andrà mai: sono comunque parole che ci portano lontano.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...