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giovedì 23 maggio 2013

Lo scrittore che scomparve dietro a un nome

Siamo così abituati a un mondo dove si sgomita non dico per un posto al sole, ma anche per l'inquadratura di telecamera, che nemmeno sembra vero, peggio, si finisce per avvertire pure qui puzza di bruciato. Però mi fa piacere che si torni a parlare di B. Traven, un grande scrittore che è anche uno dei grandi misteri della letteratura: perché B. Traven non si è  mai capito veramente chi era e perché si nascondesse dietro uno pseudonimo.

B. Traven, appunto. Dopo aver letto una riflessione su di lui di Goffredo Fofi sono andato a ricercare qualcosa di lui su Google. E sempre solo quella B puntata.... nemmeno un nome, per l'autore di straordinari romanzi come La nave morta, e soprattutto Il tesoro della Sierra Madre.

Su di lui tante voci, frammenti di notizie. Si dice che per qualche anno sia vissuto in Messico e che in Messico forse sia anche morto. Si dice che sotto questo pseudonimo si nascondesse una di queste persone: Ret Marut, Traven Torsvan o Hal Croves. Nomi e cognomi che in effetti non dicono niente.

B. Traven non è stato certo il primo a scegliersi uno pseudonimo, ma quasi sempre gli pseudonimi vengono giù come castelli di sabbia con l'onda del successo. A volte sono solo furbe operazioni editoriali.

Che tenacia, per difendere ciò che tutti fuggono, l'anonimato. E se il nome di B. Traven lo lego soprattutto a un grande film americano, regia di John Houston, protagonista Humphrey Bogart, che dire se non che anche lui meriterebbe un film?

martedì 9 aprile 2013

Raymond Chandler e le tre regole dell'umiltà

Era un grande, un grandissimo, Raymond Chandler, il maestro del romanzo hard-boiled, il babbo di quel Philip Marlowe che ho imparato a sognare con le espressioni e i movimenti di Humphrey Bogart, ma che, a mio parere, è ancora più avvicente se lo lascio prendere vita dalla pagina.

E' un grande, ed è uno di quei grandi che viene voglia di conoscere anche per quello che è stato anche nella vita, senza paura di esserne deluso. Un grande anche nell'umiltà. Sentite in che modo faceva entrare nel suo laboratorio di scrittura:


Come scrittore con vent'anni di esperienza professionale ho incontrato ogni genere di persona. Quelli che dicono di saperne di più sulla scrittura sono proprio quelli che meno sanno scrivere. Meno fai caso a loro e meglio è. Così ho inventato tre leggi per scrivere a mio proprio uso, che sono assolute: non seguire mai i consigli. Non mostrare mai il lavoro svolto né discuterne. Non rispondere mai a un critico.

Tre regole che portano al silenzio. Alla solitudine figlia dell'umiltà, non alla solitudine di chi respira alto perché si è innalzato sul suo piedistallo. Tre regole che mi piacciono.

domenica 17 aprile 2011

Lo strano caso dello scrittore che si nascondeva

Siamo così abituati a un mondo dove si sgomita non dico per un posto al sole, ma anche per l'inquadratura di telecamera, che nemmeno sembra vero, peggio, si finisce per avvertire pure qui puzza di bruciato. Però mi fa piacere che si torni a parlare di B. Traven, un grande scrittore che è anche uno dei grandi misteri della letteratura: perché B. Traven non si è  mai capito veramente chi era e perché si nascondesse dietro uno pseudonimo.

B. Traven, appunto. Dopo aver letto una riflessione su di lui di Goffredo Fofi sono andato a ricercare qualcosa di lui su Google. E sempre solo quella B puntata.... nemmeno un nome, per l'autore di straordinari romanzi come La nave morta, e soprattutto Il tesoro della Sierra Madre.

Su di lui tante voci, frammenti di notizie. Si dice che per qualche anno sia vissuto in Messico e che in Messico forse sia anche morto. Si dice che sotto questo pseudonimo si nascondesse una di queste persone: Ret Marut, Traven Torsvan o Hal Croves. Nomi e cognomi che in effetti non dicono niente.

B. Traven non è stato certo il primo a scegliersi uno pseudonimo, ma quasi sempre gli pseudonimi vengono giù come castelli di sabbia con l'onda del successo. A volte sono solo furbe operazioni editoriali.

Che tenacia, per difendere ciò che tutti fuggono, l'anonimato. E se il nome di B. Traven lo lego soprattutto a un grande film americano, regia di John Houston, protagonista Humphrey Bogart, che dire se non che anche lui meriterebbe un film?

venerdì 8 aprile 2011

Raymond Chandler e le tre regole dell'umiltà

Era un grande, un grandissimo, Raymond Chandler, il maestro del romanzo hard-boiled, il babbo di quel Philip Marlowe che ho imparato a sognare con le espressioni e i movimenti di Humphrey Bogart, ma che, a mio parere, è ancora più avvicente se lo lascio prendere vita dalla pagina.

E' un grande, ed è uno di quei grandi che viene voglia di conoscere anche per quello che è stato anche nella vita, senza paura di esserne deluso. Per questo mi aspetto molto da Parola di Chandler, libro magnificamente presentato qualche tempo fa da Giuseppe Culicchia su Tuttolibri (Caro Marlowe raccontaci un'altra storia).

Quando avrò voglia di alimentare il mio immaginario con l'America noir, ferocia delle metropoli e ambizioni di celluloide, giungle d'asfalto e bourbon scolati all'alba, improvvisazioni jazz e squarci di malinconia, ecco, quando avrò voglia questo sarà un libro che dovrò leggere.

Intanto scopro che il grande Raymond era grande anche nell'umiltà. Sentite in che modo faceva entrare nel suo laboratorio di scrittura:


Come scrittore con vent'anni di esperienza professionale ho incontrato ogni genere di persona. Quelli che dicono di saperne di più sulla scrittura sono proprio quelli che meno sanno scrivere. Meno fai caso a loro e meglio è. Così ho inventato tre leggi per scrivere a mio proprio uso, che sono assolute: non seguire mai i consigli. Non mostrare mai il lavoro svolto né discuterne. Non rispondere mai a un critico

Tre regole che portano al silenzio. Alla solitudine figlia dell'umiltà, non di chi respira alto perché si è innalzato sul suo piedistallo. Tre regole che mi piacciono.

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