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martedì 29 gennaio 2013

La Groenlandia, prima che si arrivasse noi

Siamo in Groenlandia, più o meno verso la metà dell’Ottocento, prima che gli europei abbiamo fatto la loro irruzione nel millenario mondo delle tribù inuit. Prima del domani, appunto: il titolo di questo bel libro del danese Jorn Riel, pubblicato da Iperborea.

Uomini e donne che da sempre vivono in condizioni che a noi piace classificare proibitive. Esistenze dure sostenute dalla forza di piccole comunità che sanno trarre il meglio da una natura avara e dal succedersi delle stagioni e concedersi persino la tregua della bellezza.

Poi arrivano loro, i bianchi sterminatori. E di un’intera comunità non sopravvivono che una donna anziana e un suo nipotino, flebile possibilità di futuro.

Sullo sfondo di una vicenda poco conosciuta, quella dell’orribile massacro degli inuit, ecco una storia intensa, dolorosa e poetica.

Una storia “possibile”, raccontata da uno scrittore che per tanti anni ha vissuto in Groenlandia (prima di finire, per chissà quale singolare contrappasso, in Malesia), a partire da due crani che tanti anni fa ha ritrovato in queste terre dell’estremo nord: di una donna e di un bambino appunto,

Riel è magistrale nel raccontarci il mondo degli inuit prima del devastante impatto con gli europei. Una rara penna capace di usare al meglio tutti i colori del crepuscolo.

sabato 9 aprile 2011

Possibile che dietro Sandokan ci fosse Garibaldi?

I libri di Felice Pozzo sono sempre così, una miniera di intuizioni, curiosità, corrispondenze e fascinazioni, dieta abbondante e irrinunciabile per ogni appassionato di Emilio Salgari e dintorni. E con il libro che sto leggendo in questi giorni, Nella giungla di carta,  mi è anche capitato di saltare sulla sedia.

Vi spiego: è che a un certo punto ho trovato citata anche Jessie White Mario, la mia Miss Uragano, la donna che spese la sua vita al fianco di Mazzini e Garibaldi.

Dice Felice Pozzo, a proposito di Emilio Salgari:

E' poi probabile che abbia letto, tra l'altro, "La vita di Garibaldi" (1882) di Jessie White Mario, rintracciandovi quegli episodi e quelle descrizioni che, con evdienza, sono poi confluite nella costruzione del personaggio Sandokan

Sapete, con i libri funziona così. Sembra che non ci sia alcun ordine nell'oceano dei titoli, delle edizioni, se non quello che, in modo comunque arbitrario, possono tentare i pedanti di turno. E invece un ordine c'è, nel disordine delle assonanze, dei rimandi, degli accostamenti. E' l'ordine che date voi con il vostro cuore, la vostra curiosità di lettori, marinai di carta che decidono la rotta.

E dunque, uno pensa al Risorgimento e trova la Malesia. Sogna Sandokan e trova Garibaldi.

Sentite ancora Felice Pozzo:

Che la Tigre della Malesia sia un po' Garibaldi, è nozione acquisita. Tanto acquisita che si è paragonato il suo compagno di avventure, Yanez, a Nino Bixio; sua moglie Marianna, la Perla di Labuan, ad Anita; la sua isola, Mompracem, a Caprera. E così via.

Accostamenti leciti, spiega il nostro, purché non si esageri a voler vedere anche quello che non c'è:

Non si tratta che di un richiamo ineffabile, allusivo, capace tuttavia di trasmettere sotterranee pulsioni

Che poi è quello che basta e avanza a uno come me, che leggendo di Garibaldi a volte si è confuso, e parecchio, smarrendosi tra la storia e l'avventura.

mercoledì 21 aprile 2010

Era ora, Sandokan torna in Malesia


E' una buona notizia per tutti coloro che hanno sognato e viaggiato sulle pagine del grande Emilio e magari hanno lasciato il loro cuore a Mompracem (l'ho letta sulla Stampa, ma per la segnalazione sono debitore a Danila Comastri Montanari): finalmente I pirati della Malesia saranno tradotti in malese.

Insomma, Sandokan torna a casa, o perlomeno riprende a scorrazzare per i suoi mari.

La traduzione di Salgari - la prima in malese - sarà pronta proprio per il centenario dello scrittore di Verona e sarà presentata in occasione del Kuala Lampur International Book Fair.

Tutto questo mi riporta in mente quando, diversi anni fa, andai in Borneo sulle orme di Emilio, senza trovare nessuno che ne avesse sentito parlare. Trovai invece un fiorentino, di nome Odoardo Beccari (nella foto), straordinaria figura di scienziato-viaggiatore.

Ne venne fuori un libro, Gli occhi di Salgari. Che buffi, però, quei giorni nel caldo appiccoso di Kuching, la capitale del Sarawak, a contemplare la palazzina di James Brooke, il rajà bianco, e a chiedere a tutti: per caso conoscete un tale Emilio Salgari? Conoscevano Totti e Del Piero, ma Salgari proprio no.

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