Nessuno risultava superfluo, allora, nemmeno da morto.
Negli agglomerati urbani del XX secolo invece, là dove da un'ora all'altra ciascuno è rimpiazzabile e, tutto sommato, in soprannumero fin dalla nascita, bisogna di continuo gettare a mare la zavorra, dimenticare radicalmente tutto ciò di cui ci si potrebbe ricordare: la giovinezza, l'infanzia, le origini, i progenitori, gli avi.
Per qualche tempo ancora sopravvivrà il cosiddetto "Memorial Grove", creato di recente su internet, dove si possono seppellire e visitare per via elettronica coloro che ci furono particolarmente vicini. Ma, prima o poi, anche questo "virtual cemetery" svanirà nell'etere e l'intero passato si dissolverà in una massa uniforme, irriconoscibile e muta.
E muovendo da un presente immemore verso un futuro che l'intelligenza di nessun individuo riuscirà più a comprendere, alla fine anche noi lasceremo la vita, senza provare alcun bisogno di restarvi ancora per qualche istante almeno, o di potervi se mai fare ritorno.
(W.G. Sebald, Le Alpi nel mare, Adelphi)
Negli agglomerati urbani del XX secolo invece, là dove da un'ora all'altra ciascuno è rimpiazzabile e, tutto sommato, in soprannumero fin dalla nascita, bisogna di continuo gettare a mare la zavorra, dimenticare radicalmente tutto ciò di cui ci si potrebbe ricordare: la giovinezza, l'infanzia, le origini, i progenitori, gli avi.
Per qualche tempo ancora sopravvivrà il cosiddetto "Memorial Grove", creato di recente su internet, dove si possono seppellire e visitare per via elettronica coloro che ci furono particolarmente vicini. Ma, prima o poi, anche questo "virtual cemetery" svanirà nell'etere e l'intero passato si dissolverà in una massa uniforme, irriconoscibile e muta.
E muovendo da un presente immemore verso un futuro che l'intelligenza di nessun individuo riuscirà più a comprendere, alla fine anche noi lasceremo la vita, senza provare alcun bisogno di restarvi ancora per qualche istante almeno, o di potervi se mai fare ritorno.
(W.G. Sebald, Le Alpi nel mare, Adelphi)
Perfino i libri: che diventeranno i libri che finora ho accumulato sui miei scaffali, scaffale dopo scaffale, con istinti compulsivi? e che diventerà la lettura?
Solo per dire, naturalmente, perché non c'è cosa, presumibilmente, che nei prossimi anni non starà dentro il mutamento.
Da un po' di tempo mi intriga in particolare cercare di capire cosa ne sarà il giornalismo, in un mondo invaso, anzi direi alluvionato, da informazioni di cui i giornalisti non sono più i produttori. Insomma, cosa ne sarà del giornalismo, inteso come professione che qualcuno dà già per morta, non senza qualche compiacimento?
Beh, tra tutti i libri che sul tema ho letto fin qui, Giornalismo e nuovi media. L'informazione al tempi del citizen journalism di Sergio Maistrello (Apogeo edizioni) è senz'altro il migliore. Serio, documentato, concreto e anche rassicurante, ma solo grazie alla forza dei fatti.
E una volta messo via, credo che ci rimarranno impressi almeno tre punti. Che guardare all'indietro non serve a niente, è come opporre una linea Maginot contro la rivoluzione tecnologica (cioé perdere senza nemmeno combattere). Che il futuro risiede nella capacità di sintonizzare il giornalismo dei professionisti con il giornalismo dei cittadini. Che il giornalismo come mestiere saprà sopravvivere nella misura in cui difenderà la qualità, contro tutto e tutti.
Bello, però. Chiudono i giornali, i giornalisti vanno a casa. Però si può provare anche a dire, con Mark Briggs: Non c'è mai stato un momento migliore per essere giornalisti.
Basta saper raccogliere la sfida.