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lunedì 4 dicembre 2017

Galizia, regione dove vivevano uomini ne libri

Regione in cui vivevano uomini e libri. Così la definva Paul Celan, che da quella regione di uomini e libri proveniva. Diceva della Galizia, terra  per cui è obbligatorio l'impiego del passato. Non la Galizia della penisola iberica, certo, quella affacciata sulle distese dell'Oceano. Ma la Galizia che era al centro dell'Europa, era perchè non c'è più, perché di essa si è perso perfino il nome, che è stato cancellato dalla geografia.

E perché sia qualcosaGalizia di Martin Pollack, uscito per Keller.
di più di un vago ricordo, di un rigo dei manuali di storia su combattimenti che non sapremmo ritrovare sulle mappe, ecco un libro magnifico,

Reportage nella Mitteleuropa scomparsa, diario sentimentale, romanzo di romanzi, resoconto di  letteratura e cronaca, omaggio poetico e filosofico, non so bene dire cosa siano davvero queste pagine - e anche questo a suo modo è un apprezzamento. Non so bene, come non so bene cosa sia stata la Galizia: e anche questo, forse, è un modo di coltivarne la nostalgia.

Un tempo era il regno di Galizia e Lodomiria - e che nome da fiaba, Lodomiria. Un  tempo, dopo la prima spartizione della Polonia, era dominio della corona di Asburgo. Un tempo era provincia e allo stesso tempo cuore dell'impero.

Galizia, terra che a seguirla nelle vicende della storia c'è da perderci la testa. Mosaico di popoli, laboratorio di una convivenza sempre a rischio e sempre ritrovata: ruteni, come ai tempi si chiamavano gli ucraini, polacchi, ebrei, romeni, zingari e tanti altri che forse non avete mai sentito nominare (chi erano gli huzuli? chi erano i lipovani?)

Galizia, terra di città importanti, che hanno lasciato un segno, attraverso nomi che non ci sono più, dopo continue metamorfosi che sono come il gioco delle tre carte: dove è finita Leopoli? E dove Cernowitz?

La Galizia - diceva uno dei suoi figli, il grande Joseph Roth - vive in una solitudine trasognata, eppure non è isolata: vi è più cultura di quanto le sue insufficienti fognature farebbero pensare; il disordine è notevole, le singolarità lo sono ancora di più.

Galizia, terra di scrittori come Bruno Schulz, terra che attraverso i suoi scrittori appartiene al mondo. Non c'è più, o forse c'è più di prima, ora che il mondo a cui apparteneva è stato spazzato via. Terra dell'anima, terra di parole, terra di assenza che ci reclama.


giovedì 6 ottobre 2016

In Polonia, per vedere se di là è meglio

Due sono i modi di stare al mondo: da pellegrini o da viandanti. I primi hanno un traguardo sicuro. I viandanti invece perdono quasi subito la strada maestra.

Francesco M. Cataluccio certamente appartiene alla seconda categoria. E' viandante che smarrisce la strada maestra ma proprio per questo può percorrere le molteplici strade che solcano una terra. Si perde, ma proprio per questo scopre ciò che non era in programma, incontra e accoglie, spinge lo sguardo sempre oltre, dietro l'angolo, all'incrocio. Non si sa dove finirà per arrivare, ma intanto è in cammino.

I fratelli si ricevono in sorte, gli amici invece si scelgono. Questo vale anche per le città, afferma all'inizio di Vado a vedere se di là è meglio, libro meraviglioso pubblicato per Sellerio, in cui racconta la vita trascorsa tra la Polonia e l'Europa Centrale.

Lo afferma all'inizio, quasi a voler riassumere il senso di un viaggio che è scoperta, rivelazione. Lui che nasce e studia a Firenze ma che in un gelido febbraio del 1977 approda a Varsavia, sentendosi subito come un topo nel formaggio. Ma come, Varsavia? Quella città distrutta dalla guerra e intristita dal socialismo reale, dove solo la vodka pare possa strapparti al freddo e alla noia?

Si, proprio Varsavia. Come un trampolino da cui tuffarsi per immergersi in un mondo, che certo non è il mondo a cui guarda la quasi totalità dei suoi coetanei.

Ma c'è letteratura - tanta - c'è arte, c'è storia. Ci sono incontri con personaggi straordinari, alcuni presenti in carne ossa, altri da incontrare nelle loro pagine, da amare, magari da tradurre in italiano, come Witold Gombrowicz e Bruno Schulz. Ci sono poeti, giornalisti, sognatori, viaggiatori sempre pronti alla scommessa, che è la scommessa che dà il titolo al libro.

Ed eccolo questo libro, che mette insieme luoghi abitati e geografie letterarie, architetture e aneddoti, vicino e lontano. Non ci crederete, ma a me ha trasmesso le stesse emozioni di lontane letture di Claudio Magris e Angelo Maria Ripellino. E come con loro ho viaggiato nei luoghi, nel tempo, attraverso le parole.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...