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venerdì 19 dicembre 2014

Il povero e prezioso segreto di Dora


Da quel giorno la Parigi in cui ho tentato di ritrovare le sue tracce è rimasta deserta e silenziosa come allora.

Cammino per strade vuote. Per me restano tali anche la sera, nell'ora di punta, quando la gente si accalca agli ingressi del metro. 

Non posso fare a meno di pensare a lei e di sentire un'eco della sua presenza in certi quartieri. L'altra sera, mi è successo vicino alla gare du Nord.

Ignorerò per sempre come passava le giornate, dove si nascondeva, in compagnia di chi si trovava durante l'inverno della sua prima fuga e nelle poche settimane di quella primavera in cui scappò di nuovo. E' il suo segreto.

Povero e prezioso segreto che i carnefici, le ordinanze, le autorità cosiddette d'occupazione, il Deposito, le caserme, i campi, la Storia, il tempo - tutto ciò che insozza e distrugge - non sono riuscite a rubarle.

(Patrick Modiano, Dora Bruder, Guanda)

mercoledì 17 dicembre 2014

Modiano e la storia di Dora, che di sé non ha lasciato traccia

Sono persone che si lasciano dietro poche tracce. Quasi anonime. Non si distinguono da certe strade di Parigi, da certi paesaggi di periferie dove ho scoperto, per caso, che avevano abitato. Ciò che sappiamo di loro si riassume spesso in un semplice indirizzo. E questa precisione topografica contrasta con quanto ignorammo per sempre della loro vita... con quel vuoto, con quel grumo di ignoto e di silenzio.

Ecco, forse è tutto in queste righe il senso ultimo di un piccolo grande libro del premio Nobel Patrick Modiano, Dora Bruder (Guanda): persone inghiottite dall'oblio, tracce evanescenti e ombre che forse abitano le strade e le piazze delle nostre città, grumi di silenzio, vuoti che si spalancano come se ci stesse per franare il terreno sotto i piedi.

Si legge in un lampo, Dora Bruder, ma poi è uno di quei libri che non se ne vanno, che continuano a interrogare come dovere della memoria, come necessità di riparazione, come vita che è stata cancellata dalle nostre mappe. Molti altri libri, molte altre storie, lascerò passare prima di non avvertire più lo sguardo addosso, enigmatico ed esigente, di quella ragazza in copertina.

Qualcosa del genere è successo anche a me, con la storia di Enrica Calabresi, che anni fa ho cercato di raccontare in Un nome (Giuntina), onestamente concedendo a me stesso che non c'era molto da raccontare, o forse c'era da raccontare più un bisogno di verità, una ricerca, che la storia di una persona.

Con Un nome la professoressa ebrea suicida prima della deportazione e una foto di tempi sereni in copertina. Con Dora Bruder un ritaglio di giornale in cui due genitori ebrei chiedono notizie della figlia scomparsa nella Parigi occupata da Hitler. Vuoto e silenzio appunto. Anche se poi la fine di Dora è, almeno burocraticamente, nota. Un treno per il lager senza ritorno per questa adolescente che non ha lasciato praticamente niente dietro di sé. Ma prima, prima che è successo? Che vita è stata quella di Dora?

Un mistero che non cambierà la nostra vita. E che pure dà un senso al nostro modo di stare al mondo e di interrogare la storia.

sabato 11 ottobre 2014

Modiano, dalle vecchie foto le possibilità della memoria

Patrick Modiano è uno scrittore della memoria come dicono i giudici del Nobel, ma di una memoria che non è la sua.

Da mezzo secolo si aggira nella sua Parigi alla ricerca di ricordi che non gli appartengono, servendosi di vecchie fotografie sfuocate, troppo bianche o troppo nere, di numeri civici in apparenza senza storia, di elenchi del telefono in disuso, di facce di uomini e donne sospette, di una toponomastica municipale superata, per tratteggiare più che ricostruire un passato precedente alla sua nascita.

Precedente di poco perché Modiano è stato concepito nel '44, in un appartamento del numero 15, Quai de Conti, sulla Riva sinistra della Senna, e nel '45, quando è nato, era appena finito il periodo che l'ossessiona ancora a quasi settant'anni, quello dell'occupazione e del collaborazionismo con gli invasori nazisti.

Quel periodo è come un labirinto di nome Parigi in cui Modiano si addentra per afferrare i fili di esistenze legate alla sua e sempre rimaste nebbiose.

(Bernardo Valli, Il Nobel che cerca i ricordi degli altri, da Repubblica)

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