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lunedì 14 novembre 2016

Riscoprire il Mediterraneo con le stelle di una volta

Questo è il racconto di un viaggio. Parla di barche, di mare e di coste; di città antiche e di metropoli moderne, di porti ormai scomparsi e soprattutto di un tempo lontano quando le stelle orientavano il cammino.

Ecco il libro che non ti aspetti da uno storico: e lo dico con tutta la considerazione possibile per chi la storia la esercita. Non te l'aspetti, perché ci sono dentro molte cose che in un libro di storia, soprattutto se italiano, raramente ci sono. C'è buona, anzi ottima narrazione. C'è capacità di prendere per mano il lettore e di accompagnarlo dentro un tempo. C'è bisogno di immedesimazione, che non fa mai male. C'è persino immaginazione, che sembra che non c'entri niente con il mestiere dello storico,  e invece no, credo che per lo storico ci voglia anche l'immaginazione, purché onesta e ben alimentata dagli studi.

C'è tutto questo in Quando guidavano le stelle di Alessandro Vanoli, pubblicato dal Mulino. Libro di uno storico, appunto, ma soprattutto libro di viaggio, gran libro di viaggio. Anzi, di viaggio sentimentale, come recita il sottotitolo: anche se poi ogni viaggio, se è importante, evoca i sentimenti e con essi si misura.

Un viaggio, anzi quattro viaggi, attraverso il Mediterraneo, il mare ormai lontano, come si ricorda nell'introduzione. E' il nostro mondo, ma anche un mondo che ormai non c'è più.  E' la nostra storia, ma anche una storia divisa, lacerata, oggi perfino più complicata.

Sino a non molto tempo fa - spiega Vanoli - Il Mediterraneo era, a suo modo, anche una scelta di civiltà, l'idea di un'antica matrice comune. Signori della guerra e crociati, pirati e mercanti di schiavi, certo, erano all'opera. Eppure a quel mare appartenevamo tutti, grazie a quel mare ci si mescolava. Solo che tutto questo oggi sta scomparendo: il Mediterraneo è diventato confine liquido, steppa da cui prima o poi arriveranno i barbari.

Bene dunque riprendere il mare, magari scendendo un giorno al Pireo per cercare l'antico porto di Atene con le parole della Repubblica di Platone. Per trovarlo davvero,  nelle fonti della storia e della letteratura, come nelle suggestioni di un viaggiatore moderno. Bene respirare la stessa aria che gonfia le vele, fremere per l'ormeggio che si scioglie. Salutare il molo e scrutare orizzonti più ampi.

Questo libro l'ho divorato negli stessi in cui per lavoro partecipavo al lancio di Mediterraneo Downtown, a Prato, e cominciavo le presentazioni del mio Fibonacci, cioè di un grande toscano che seppe attraversare il Mediterraneo. Non mi paragono a questo libro in cui piuttosto ho ritrovato le sensazioni di altre letture - dalle parti di Braudel e Matvejevic - però ritrovo in queste pagine gli stessi sentimenti: curiosità come minimo. La voglia di andare sull'altra sponda per capire cosa c'è davvero.

E' una bella giornata si sole e le correnti sembrano favorevoli. I libri bisogna avere il coraggio di chiuderli ogni tanto e accettare la sfida e la fatica: i remi fendono l'acqua con lentezza e l'aria ha l'odore del sale. C'è un grande viaggio che ci aspetta e un mare infinito davanti a noi. 

venerdì 4 ottobre 2013

Rileggendo l'avventura del "pane nostro"

E' nato nella cenere, sulla pietra. Il pane è più antico della scrittura e del libro. I suoi primi nomi sono stati incisi su tavolette d'argilla in lingue ormai estinte. Parte del suo passato è rimasta fra le rovine. La sua storia è divisa fra terre e popoli.

Eccole, le prime righe di Pane nostro di Predrag Matvejevic, viaggio appassionante nella storia del pane, che poi nient'altro è che la storia dell'umanità. Fin dall'antico Egitto o dalle fertili pianure della Mesopotamia,

Storia di viaggiatori, pellegrini, marinai. Storia di traffici, di scambi, di guerre. La nostra storia.

La storia del pane conservato nelle madie e diviso tra i commensali, ma anche del pane che diventa leggenda, rito, poesia. Alimento del corpo e dello spirito. Sudore e ricompensa del lavoro. Pane guadagnato, elemosinato, rubato, sottratto a chi spetta, condiviso con chi non ne ha.

Per 20 anni Predrag Matvejevic ha lavorato su questo libro, ovvero ha lavorato sul pane per darci un altro pane - fatto di parole e lievitato con la passione.

Pagine, non meno affascinanti di quelle che diversi anni fa ci offrì con Breviario mediterraneo. Pagine per ricordarci ciò che troppo spesso ci dimentichiamo: che il pane è la vita, il pane siamo noi.

venerdì 23 novembre 2012

Il pane siamo noi, la nostra vita

E' nato nella cenere, sulla pietra. Il pane è più antico della scrittura e del libro. I suoi primi nomi sono stati incisi su tavolette d'argilla in lingue ormai estinte. Parte del suo passato è rimasta fra le rovine. La sua storia è divisa fra terre e popoli.

Eccole, le prime righe di Pane nostro di Predrag Matvejevic, viaggio appassionante nella storia del pane, che poi nient'altro è che la storia dell'umanità. Fin dall'antico Egitto o dalle fertili pianure della Mesopotamia,

Storia di viaggiatori, pellegrini, marinai. Storia di traffici, di scambi, di guerre. La nostra storia.

La storia del pane conservato nelle madie e diviso tra i commensali, ma anche del pane che diventa leggenda, rito, poesia. Alimento del corpo e dello spirito. Sudore e ricompensa del lavoro. Pane guadagnato, elemosinato, rubato, sottratto a chi spetta, condiviso con chi non ne ha.

Per 20 anni Predrag Matvejevic ha lavorato su questo libro, ovvero ha lavorato sul pane per darci un altro pane - fatto di parole e lievitato con la passione.

Pagine, non meno affascinanti di quelle che diversi anni fa ci offrì con Breviario mediterraneo. Pagine per ricordarci ciò che troppo spesso ci dimentichiamo: che il pane è la vita, il pane siamo noi.

sabato 29 settembre 2012

Le vie del pane, che diventano racconto

Le vie del pane attraversavano lo spazio e il tempo, la memoria e l'oblio. Portavano nella realtà e nella fantasia.

E' arduo stabilire dove iniziavano e dove finivano.

Per lo più andavano da oriente a occidente, seguendo il sole. Talvolta tornavano indietro per lo stesso cammino, o magari ne seguivano uno diverso. Attraversando le pianure, scavalcando le montagne, inoltrandosi nei deserti.

Le navi trasportavano il frumento per mari e fiumi, sul continente si faceva ricorso a carri e basti, talvolta alle spalle e alle schiene.

Gli incontri e i ricordi di quei viaggi restavano nella storia o nel racconto.

Il pane non sopporta trasporti troppo lunghi. Invecchia, s'indurisce, ammuffisce. 

In realtà viaggiavano il seme, l'esperienza e il bisogno.

(da Predrag Matvejevic, Pane nostro, Garzanti)

domenica 23 settembre 2012

Il gesto di un bambino dietro "Pane Nostro"

La storia di questo libro è lunga, come mi raccontò un giorno a tavola Matvejevic stesso e come qui spiega ai lettori: non solo perchè prende le mosse più di cinquemila anni fa - in quell'area a sud del "mare nostrum" che ha saputo darci anche il "panem nostrum" - ma soprattutto perché sgorga dal ricordo del bambino Predrag che, su invito del padre e di nascosto dai vicini, porta metà della razione bisettimanale di pane dell'intera famiglia a tre prigionieri tedeschi.

Quel pane che il padre prigioniero aveva ricevuto in dono da un pastore tedesco durante i suoi lavori forzati, riemerge tra le mani innocenti di un bambino per essere a sua volta dono per l'affamato. proprio come scrive Qohelet:

Getta il tuo pane sulle acque, perché con il tempo lo ritroverai.

(Enzo Bianchi, dalla prefazione a Pane Nostro di Predrag Matvejevic, Garzanti)

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...