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domenica 23 novembre 2014

Il poeta verso l'angusto sentiero del Nord

I giorni e i mesi sono viaggiatori dell'eternità.

Ugualmente gli anni sorgono e tramontano. La nostra vita è un viaggio, che alcuni trascorrono in barca, altri per strada, finché non invecchiano i cavalli del loro carro. Non è la strada la nostra vera dimora? Lo mostrano i poeti d'un tempo che hanno incontrato la morte camminando.

Anche per me giunse il giorno in cui l'infinita libertà delle nuvole mosse dal vento chiamava a vagabondare lungo le coste selvagge di Ki.

Quando ritrovai la mia capanna in riva al fiume, l'estate era finita; e nel tempo che impiegai a ripulire il legno vecchio dalle ragnatele, anche l'anno era finito.

Con la primavera nebbiosa tornò il prurito di riprendere la strada verso la dogana di Shirakawa; gli dèi del viaggio chiamavano, e io non potevo ignorarli.

Rammendai quindi le braghe, infilai un cordone nuovo nei passanti del cappello e già vedendo sorgere la luna di Matsushima.

Ho venduto la capanna, ospite per qualche giorno nel padiglione del mio discepolo Sampu, ma prima di lasciare anche quest'albergo, ho pennellato una poesia su una sciarpa che ho appeso al pilastro:

Questa bicocca da eremita
non sarà più la stessa
casa di bambole

(Basho, L'angusto sentiero del Nord, Vallardi)



sabato 15 novembre 2014

Il banano davanti alla capanna di Basho

Per aggiungere incanto alla luminosa luna mi affretto a trapiantare nuovamente il banano. Le sue foglie sono così grandi che potrebbero celare un'arpa. Quando il vento le piega sono in pena come se fossero la coda di una fenice, e mi dolgo se le spezza, simili come sono a verdi ventagli.

Di tanto in tanto fiorisce, ma con modestia, il tronco è forte ma non attira le accette. E' paragonabile alla "specie di alberi inutili delle montagne", e dunque è prezioso.

Il monaco Kaiso faceva scorrere il pennello su queste foglie e Chookyo fu stimolai a dedicarsi agli studi vedendo spuntare nuovi germogli.

Io non imito né l'uno né l'altro, mi basta godere della sua ombra e amare la sua fragilità al vento e alla pioggia.

(Basho, Elogio della quiete, SE)

sabato 18 ottobre 2014

Basho: quando incontro un viandante

Ho soltanto due desideri: trovare un buon rifugio per la notte e sandali che si adattino ai miei piedi.

Il mio umore cambia di ora in ora, di giorno in giorno i miei sentimenti si rinnovano. Provo un'infinita gioia quando incontro un viandante che abbia, sia pur in limitata misura, eleganza d'animo. 

Foss'anche uno che solitamente eviterei detestandone le idee antiquate e la rigidità spirituale, se l'incontro lungo un sentiero di campagna camminiamo fianco a fianco conversando, e se lo scopro in una capanna ricoperta di mugura, provo un'indicibile gioia, come se scoprissi una gemma tra i sassi oppure oro nel fango, e annoto l'incontro ripromettendomi di riferirne in seguito in modo più esteso: questa è una delle delizie del viaggiare.

(da Basho, Piccolo manoscritto nella bisaccia, SE)

giovedì 9 ottobre 2014

Il piccolo manoscritto nella bisaccia di Basho

Oriente od occidente, unica è la malinconia del vento autunnale.

Così scrive Basho, il monaco poeta del Giappone medievale, l'uomo in perenne cammino, leggerezza e irrequietezza a sospingerlo via. Cammino, vento, versi come sospiri: questa la vita che scelse, lui che un tempo aveva agognato di farsi una posizione nel mondo. Tranne poi capire che siamo come pioggia, che cade ed evapora, al massimo può regalare una stilla di bellezza.

Pellegrino vorrei fosse il mio nome alle prime piogge d'autunno.

Basho, nome che non era il suo, nome scelto per onorare il banano cresciuto rigoglioso davanti alla sua capanna (questo, in giapponese signifca Basho: banano). Nome che ci evoca il più grande dei compositori di haiku, manciate di sillabe, istanti di poesia come lampi luce. Nome che, forse più correttamente, dovrebbe richiamare la figura di un pellegrino che ci ha lasciato alcuni piccoli grandi libri di viaggio. Altrettanti gioielli che ancora riescono a trasmetterci le stesse emozioni di una vecchia stampa orientale. Come Piccolo manoscritto nella bisaccia (edizione SE)

 Per ricordare il vento e le nuvole (di luoghi indimenticabili)  ho annotato senz'ordine di tempo le mie impressioni: consideratele farneticazioni di un ubriaco, vaneggiamenti di chi dorme, e concedete loro un orecchio distratto.

Ma assai più di un orecchio distratto.

mercoledì 7 dicembre 2011

Tiziano Terzani e il poeta con i sandali

Ogni volta che ripenso a Tiziano Terzani e in particolare a Un indovino mi disse mi ritornano in mente alcune parole di Basho, un poeta giapponese che vagabondò senza requie, camminando con i suoi sottili sandali di paglia:

A mia volta sono stato tentato dal vento che sposta le nubi, colmo com’ero da tanto tempo dello stesso desiderio di errare anch’io

Ecco, in questo libro c'è tutta l'esperienza e il bisogno del viaggio, ben oltre le circostanze che hanno prodotto il viaggio di cui ci racconta Terzani (la profezia dell'indovino).

Il viaggio che non è mai turismo, che non è quasi mai fuga, che qualche volta può anche non coincidere con uno spostamento fisico, da un luogo all’altro.

Il viaggio che è vero viaggio solo se è anche maturazione, cambiamento, disseppellimento di quanto si cela nel nostro cuore e nella nostra testa.

C'è tutto questo - e naturalmente c'è tutto l'Oriente, c'è tutta l'Asia nel suo incanto e nei suoi drammatici cambiamenti - in questo libro che mi ha regalato emozioni rare e ancora me le regalo ogni volta che lo scorgo sullo scaffale della mia libreria.

sabato 16 aprile 2011

Tiziano Terzani e il poeta tentato dal vento

Ogni volta che ripenso a Tiziano Terzani e in particolare a Un indovino mi disse mi ritornano in mente alcune parole di Basho, un poeta del Giappone che vagabondò senza requie, camminando con i suoi sottili sandali di paglia:

A mia volta sono stato tentato dal vento che sposta le nubi, colmo com’ero da tanto tempo dello stesso desiderio di errare anch’io

Ecco, in  Un indovino mi disse c'è tutta l'esperienza e il bisogno del viaggio, ben oltre le cicostanze che hanno prodotto il viaggio di cui ci racconta Terzani (la profezia dell'indovino).

Il viaggio che non è mai turismo, che non è quasi mai fuga, che qualche volta può anche non coincidere con uno spostamento fisico, da un luogo all’altro.

Il viaggio che è vero viaggio solo se è anche maturazione, cambiamento, disseppellimento di quanto si cela nel nostro cuore e nella nostra testa.

C'è tutto questo - e naturalmente c'è tutto l'Oriente, c'è tutta l'Asia nel suo incanto e nei suoi drammatici cambiamenti - in questo libro che mi ha regalato emozioni rare.

mercoledì 5 agosto 2009

L'indovino di Terzani e il vento di Basho

More about Un indovino mi disseOgni volta che ripenso a Tiziano Terzani e in particolare a questo libro mi ritornano in mente alcune parole di Basho, un poeta giapponese che vagabondò senza requie, camminando con i suoi sottili sandali di paglia:
“A mia volta sono stato tentato dal vento che sposta le nubi, colmo com’ero da tanto tempo dello stesso desiderio di errare anch’io”
Ecco, in "Un indovino mi disse" c'è tutta l'esperienza e il bisogno del viaggio, ben oltre le cicostanze che hanno prodotto il viaggio di cui ci racconta Terzani (la "profezia" dell'indovino).
Il viaggio che non è mai turismo, che non è quasi mai fuga, che qualche volta può anche non coincidere con uno spostamento fisico, da un luogo all’altro.
Il viaggio che è vero viaggio solo se è anche maturazione, cambiamento, disseppellimento di quanto si cela nel nostro cuore e nella nostra testa.
C'è tutto questo - e naturalmente c'è tutto l'Oriente, c'è tutta l'Asia nel suo incanto e nei suoi drammatici cambiamenti - in questo libro che mi ha regalato emozioni rare.

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