Prima o poi tu scriverai la nostra storia. Siamo gli ultimi romantici, anche se in brache corte. Se non la scrivi tu, addioCosì vaticinò (e in un certo senso implorò) il
Vecio - leggi Enzo Bearzot - ad
Arp - cioé a Giovanni Arpino. E la storia, come no, lui la raccontò. Con un libro come
Azzurro tenebra,ristampato in queste settimane, un libro che è un gran bel libro, e che raccomando a tutti, perché non è necessario sapere qualcosa di nazionale italiana e persino di calcio, non è necessario nemmeno provare qualcosa di simile a un senso di partecipazione.
Giugno 1974, Mondiali in Germania. A sorpresa la nazionale azzurra dei campioni – solo per dare un'idea, l'Italia di Zoff, Facchetti, Mazzola, Rivera, Riva - viene eliminata al primo turno.
Un inviato speciale – in cui si può scorgere lo stesso Arpino, grande giornalista sportivo – segue i giorni della disfatta e li racconta. Racconta una sconfitta che la presunta dominatrice si portava dentro, a prescindere da quello che le avrebbe combinato una sorprendente squadra che arrivava dalla Polonia con i suoi nomi impronunciabili. Racconta di giocatori ombre di se stessi:
Il solito pugno di uomini indecisi a tutto. Racconta di dirigenti pronti a spese faraoniche e preoccupati solo di sgomitare per un predellino al sole. Racconta di giornalisti equamente divisi tra
Jene perennemente
in tensione per lanciare lo scandalo, sfruttare l'episodietto maligno, lo spiraglio equivoco e
Belle Gioie, ovvero
giornalisti fiduciosi, patriottici, pronti a dar colpa agli avversari, all'arbitro, al cattivo tempo, alla malasorte, al demonio.
Da leggere, chi vuole anche per scaramanzia, alla vigilia dei Mondiali del Sudafrica. Ma da leggere soprattutto perchè è un grandissimo libro.
Il vero unico grande romanzo sul calcio, sosteneva Gian Paolo Ormezzano.
E da leggere anche a dispetto di quanti ai tempi archiviarono quelle partite con un'alzata di spalle. Nient'altro che calcio? Nelle pagine di Arpino il fallimento calcistico è già la cartina tornasole di una crisi etica e politica.
E la parola finale va a un grande dello sport e a un saggio della vita come Dino Zoff, nella sua postfazione:
Un libro che parla di calcio ma non solo e non tanto di calcio. Per me è come una riflessione, attualissima, sulla vita morale delle persone, che siano giocatori o meno, E' un romanzo ambientato nel 1974 ma, per certi aspetti, sembra rispecchiare l'Italia di oggi. E qui devo aggiungere: purtroppo.