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sabato 19 maggio 2012

L'antica Atene che sapeva guardarsi dalle parole

Ho letto che nell'antica democrazia ateniese non si sottovalutava la forza della parola, la sua capacità di convincere, di imporsi, a volte anche di ingannare. Era un'arma potente, la voce, da trattare con rispetto e con cautela. Per questo si sentì il bisogno di regolarla.

Racconta Roberto Mancini, in La lingua degli dei:

Per evitare gli effetti di una cattiva persuasione, l'oratore avrebbe dovuto sottostare a due regole: in primo luogo durante un discorso avrebbe dovuto mantenere un atteggiamento il più possibile "statico" e avrebbe dovuto controllare i toni della sua voce valorizzando il più possibile pause e stile laconico.


A fronte della consueta e fragorosa presenza di oratori alla tribuna, dediti a suscitare il "tumulto" e l'"urlo" come taluno fece osservare, si diffuse ora un sentimento di fastidio per queste voci smodate e cominciò a farsi strada una voglia di quiete e di silenzio.

Che sorpresa, l'antica democrazia che preserva il valore del silenzio e sa che la parola non può essere abusata, proprio perché la parola è importante.

E quale lezione, in questi nostri tempi di parole ridondanti e inflazionate, di dichiarazioni su tutto e su nulla, di politica ridotta a circo massmediatico, dove non si esiste se non si parla, e non basta nemmeno parlare, bisogna parlare a voce più alta, coprire le altre voci.

Che differenza con questa nostra politica bravissima a parlare, meno ad ascoltare.

Forse democrazia è anche esercitare l'arte del silenzio.

domenica 1 maggio 2011

Socrate, il Primo Maggio e il cavallo indolente

Martha C. Nussbaum deve scrivere libri tremendamente seri, come è giusto aspettarsi da una persona che insegna Diritto ed Etica all'Università di Chicago. Però forse è di libri tremendamente seri che ha bisogno il nostro tempo, il nostro paese.

Non dico libri difficili. Però libri che siano un buon vaccino contro l'epidemia televisiva delle veline, delle isole dei famosi, dei milionari che non saremo mai. Sentite per esempio che scrive, Martha C. Nussbaum, nel suo Non è per profitto (Il Mulino)


Come Socrate sapeva molti secoli fa, la democrazia è "un cavallo nobile ma indolente": Per tenerla sveglia occorre un pensiero vigile. Ciò significa che i cittadini devono coltivare la capacità per la quale Socrate diede la vita: quella di criticare la tradizione e l'autorità, di continuare ad analizzare se se stessi e gli altri, di non accettare discorsi o proposte senza averli sottoposti al vaglio del proprio ragionamento.


Oggi la ricerca psicologia conferma la diagnosi di Socrate: la gente ha la preoccupante tendenza a sottomettersi all'autorità e e alle pressioni sociali. La democrazia non può sopravvivere se non poniamo un limite a questi pericolosi atteggiamenti, coltivando l'attitudine a pensare in modo curioso e critico

Un buon pensiero per un buon Primo Maggio....

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...