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lunedì 29 novembre 2010

Rock & Gol con Benedetto Ferrara


I dischi per me sono farfalle che mi volano intorno. Un romanzo invece me lo porto in borsa, lo leggo, poi lo lascio altrove, perché quando ne arriverà un altro io non ne voglio più sapere e non voglio ricordarmi di ciò che mi ha nutrita o che magari mi ha delusa. Poi, certo, i libri si incontrano di nuovo come vecchi amori. Se capita, una ragione ci sarà. E allora magari ci torni un po' sopra col cuore e coi pensieri. Ma le parole non sono come la musica. E' vero. A volte stanno bene insieme nelle tue emozioni, ma non per forza nella stessa stanza


Incontrate parole come queste, in Rock & Gol di Benedetto Ferrara (Cult edizioni).

Incontrate personaggi come persone vive che dicono cose così: e forse siete proprio voi che quel giorno vi siete svegliati male, che non sapete dare un senso alla vostra vita mentre intorno tutto si sbriciola, mentre non resta che aggrapparsi all'emozione di una canzone, giusto quella, o all'attesa della partita della squadra del cuore, la partita della vita, perchè si sa, è facile che certi treni non passino due volte, se la tua squadra del cuore è quella che è...

Potete essere voi, o almeno potete facilmente indossare quei panni, se a cucirveli addosso è uno come Benedetto Ferrara.

Che poi è uno a cui per forza devo essere grato. Per quanto mi riguarda è uno dei migliori giornalisti sportivi in circolazione, e lo dico anche a prescindere dall'ovvia constatazione che tifiamo per la stessa sciagurata squadra, con la sua storia avara, pochi lampi di luce in tanta storia magra.

Gli sono grato anche per la musica, per le sue tante buone dritte da enciclopedista del rock che mi ha fatto arrivare dalle pagine dei giornali come dai microfoni di una radio.

Però posso anche a fare a meno del background, perché in questo libro c'è già tutto questo, c'è ed è inevitabile.

Il calcio, la musica, i sogni, l'immensa capacità di complicarsi la vita. Che poi sono gli ingredienti necessari per continuare a sentirsi ragazzi adulti. Mai davvero cresciuti, malgrado l'anagrafe. Roba da portarsi in palmo di mano. Roba da prendersi a schiaffi.

lunedì 20 settembre 2010

Una mischia per capire cosa siamo diventati

Beh, ne sono davvero convinto: per raccontare cosa è un paese - cosa è diventato un paese - non c'è bisogno di saggi ponderosi, di analisi sociologiche complessive e complesse.

A volte bastano storie quotidiane, sguardi in tralice, vicende che si dipanano dietro la rete di un campetto da calcio di periferia o nel chiuso di un condominio. Personaggi ed eventi come quelli raccontati in questo piccole intenso libro che ci propone l'editore Cult.

E no, non è una storia di calcio. Semmai la storia di un ragazzino che gioca a calcio e di un padre che su di lui investe tutte le sue ambizioni, tanto per compensare la sua vita di frustrazioni.

Ma anche questa è solo una parte di una storia bella e ben raccontata da Alberto Schiavone, una storia che a mio parere perde qualcosa solo sul finale.

Una storia che ci racconta, appunto, cosa è diventata l'Italia: un paese povero di idee e di valori, razzista, violento, cafone.

Ma noi dove eravamo? Perché ce ne siamo accorti troppo tardi?

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...