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giovedì 14 febbraio 2013

Quel pugno di bizzarri sognatori su due ruote

Velocipedisti cosmopoliti? Questa qui i fiorentini proprio non l'avevano mai sentita. Alla prima nemmeno l'avevano capita. I più avevano dovuto leggersi di nuovo gli avvisi che facevano bella vista dai 27 chioschi – anzi, kiosques, come si scriveva allora – per la vendita dei giornali. 
 
Per dire, anche quelle erano una novità, che il Comune aveva autorizzato al signor Oblieght a partire dal primo gennaio 1870. Solo che le edicole erano sotto gli occhi, si potevano toccare con mano. Rendevano perfino più bella la città, con la loro pianta ottagonale, il tetto a cupola sovrastato da un giglio, i vetri trasparenti che consentivano di leggere gli annunci anche con la luce artificiale – anzi, al chiarore del gaz, come si diceva allora.
 
Però questa storia della corsa dei velocipedi si faceva davvero fatica a comprenderla. Eh sì che di cose strampalate se ne sentivano ogni giorno. A Firenze più che altrove, a dire il vero, come c'era da aspettarsi da una capitale. Capitale provvisoria, certo, ma provvisoria ormai da cinque anni, perché si sa, in Italia dura più a lungo proprio ciò che è provvisorio.
 
E una capitale sono le leggi, i dibattiti parlamentari, le cerimonie pubbliche, ma anche i salotti, i pettegolezzi, i fatti della moda e le ultime invenzioni. Chiaro, che tutto stesse cambiando, da quando la corte e i ministri avevano lasciato Torino per Firenze. Chiaro, che qui capitassero cose che da altre parti nemmeno subodoravano.
 

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