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mercoledì 21 novembre 2012

Come ci cambia l'esperienza del bello

Ora questa persona è diventata in grado di percepire la bellezza. La domanda allora è: in che modo cambia la sua vita, in che modo cambia la vita di tutti noi quando ci apriamo alla bellezza? E' il tema di questo libro.

Cos'è la bellezza in un mondo che sembra vivere del suo mito?

Di bellezza sono pieni gli spot, la bellezza è quanto si cerca di perseguire a tutti i costi, con prodotti, cure, interventi chirurgici, eppure se n'è perso il senso più autentico. Quello che permette di vedere la bellezza ovunque, non solo in un'auto fuoriserie o in una top model. Quello che prima di tutto è sguardo, capacità di relazione, apertura alle possibilità della vita, cura di se stessi e degli altri.

Non apparenza, ma piuttosto emozione e sentimento che si fa filosofia di vita. In questi tempi di dilagante banalità e conformismo c'era bisogno di un libro come questo di Piero Ferrucci - La bellezza e l'anima. Come l'esperienza del bello cambia la nostra vita (Mondadori) - per riscoprire un'indispensabile medicina dell'anima, capace di rimettere in movimento la nostra vita e di cambiarla in profondità.

lunedì 2 luglio 2012

Se la vita è sparita dalla letteratura

Ma a mancare  non è il talento. Non sono gli occhi che ci fanno difetto e non è nemmeno la bellezza ad averci abbandonati. Si è infranto lo specchio in cui contemplarla.

Afferma Antonio Scurati, nel suo La letteratura dell'inesperienza, che in genere ciò che si legge (e che si scrive) e ciò che si vive vanno a braccetto. E che anzi - questo lo diceva Italo Calvino - solo dopo averle lette e scritte le cose si sono vissute davvero: tanto che solo quando Beppe Fenoglio scrive Una questione privata - il libro che un'intera generazione, Calvino incluso, avrebbe voluto scrivere - ecco, solo allora, la stagione della Resistenza si può dire vissuta sul serio e davvero compiuta.

Afferma Antonio Scurati che non è più così, che non dipende dai talenti, e nemmeno dalla capacità di raccontare, ma oggi letture (e scritture) ed esperienze di vita hanno smesso di andare a braccetto.

Problema enorme, questo, che forse si percepisce anche in tanto bello scrivere assolutamente autoreferenziale, in questa epoca di effetti speciali senza costrutto, di ombelichi spacciati per il centro del mondo.

Ma che cos'è che si è davvero dissolto? Da dove è cominciata la diserzione? Dalla letteratura o dalla stessa vita?

Già, a proposito: cosa è davvero la vita come esperienza?

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