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sabato 12 luglio 2014

In cammino con Simona Baldanzi, per abitare davvero i nostri luoghi

Racconta un viaggio a piedi, l'ultimo libro di Simona Baldanzi, e detto così non è che dico molto, perché sono tanti negli ultimi tempi i libri su viaggi a piedi - anch'io ho dato il mio contributo. Però aggiungo subito: questo è un viaggio a piedi che consente di scrivere un libro molto particolare.

Perchè in Il Mugello è una trapunta di terra (Contromano Laterza) si racconta più un ritorno che un distacco e si guarda a ciò che è vicino piuttosto che a ciò che è distante. Perché più che descrivere un viaggio si raccolgono le storie che si incontrano quando ci si mette davvero in gioco. Perché con i piedi si attraversa anche il tempo e si prova a regolare diversi conti in sospeso, giusto per intravedere una possibilità di riconciliazione.

Simona è scrittrice del Mugello, che dal Mugello si è allontanata e che ora sembra voler stringere con la sua terra un nuovo patto, attraversandolo con scarpe da trekking e zaino in spalla. Della sua terra ha già parlato in tante sue pagine - raccontandone in cambiamenti che ha subito e le responsabilità di chi glieli ha inflitti, denunciando gli orrori ambientali e i disastri del lavoro. Ma ora, ora chissà, si può ripartire, senza dimenticare i torti, le violenze subite, ma sì, si può ripartire.

E' tutta lì la forza del camminare - afferma Simona - sapere da dove vieni e dove devi andare e tenere insieme le due cose. Perché nella vita di tutti i giorni non è possibile?

Allora meglio inanellare uno dietro l'altro i 120 chilometri di sentieri dalla Barbiana di don Milani al Monte Sole delle stragi nazifasciste - storia prima di un'altra storia, storia che deve appartenere al nostro presente. Meglio lasciarsi accompagnare dalla parabola dell'Emmelunga, l'azienda di mobili che un'era geologica prima dell'Ikea conquistò gli italiani con i suoi sogni da televendita, quando apparire era tutto, quando ai mobili del noce bastava avere solo il colore.

Storie di gente in viaggio, storie dalla terra che si attraversa. Storie senza tempo e storie di oggi, quasi sempre storte. Ma con una nuova convinzione, che si può abitare diversamente le proprie case - non più con i componibili dell'Emmelunga - e allo stesso modo si può abitare, abitare davvero, la propria terra. Perché è così:

Dovremmo tornare ad abitare davvero l'Italia, ad averne cura come se fosse sempre casa nostra, dalle pianure alle montagne, dalle coste alle rive dei fiumi, dalle piazze alle strade, dalle salite alle discese, dalle grandi città ai minuscoli paesi. Ogni angolo, ogni minimo pezzettino oltre le nostre case, oltre i nostri muri, oltre i nostri giardini, averne cura più dei nostri mobili e delle nostre stanze ricolme.

domenica 12 gennaio 2014

A Barbiana si viveva nell'attenzione

Nulla passava inosservato a Barbiana.

Ho detto una volta che Barbiana era una realtà particolare. Ora mi vien fatto di dire che lassù si viveva "nell'attenzione".

Quando venivano le mie sorelle a trovarmi provavano l'impressione di venire in un mondo di solitudine. Le case erano lontane una dall'altra. La strada si arrampicava nella solitudine.

Vivendo lassù, invece, si sapeva che era una "solitudine abitata" e chi l'abitava non era distratto, ma attento. E il più attento di tutti era il Priore di Barbiana.

(Adele Corradi, Non so se Don Lorenzo, Feltrinelli)

martedì 7 gennaio 2014

Un pomeriggio insieme alla professoressa di Barbiana

Raccontare di Barbiana mi provoca sempre disagio. Mi sembra un'indiscrezione, la violazione dell'intimità di una persona che voleva essere persona pubblica solo attraverso scritti meditatissimi.

Mette le mani avanti, Adele Corradi, all'inizio del suo Non so se don Lorenzo, un titolo che dice già molto per uno dei libri che Gad Lerner, e non solo lui, ha giudicato tra i più belli su Don Milani. Non l'ennesima biografia o l'ultimo dei tanti saggi critici. Ma un caleidoscopio di ricordi di una vecchia professoressa che in gioventù ha insegnato a Barbiana e fino all'ultimo è stato a fianco del suo Priore.

Non un libro su Don Milani, bisognerebbe dire. Ma il libro di Adele, che si racconta nella sua esperienza di Barbiana. Un libro per questo più schietto, più autentico. Un libro che racconta l'incontro di due umanità e per questo capace di raccontare di più anche Don Milani.

A questo libro sono arrivato in ritardo e grazie al comune di Borgo San Lorenzo, che qualche giorno fa ha voluto coinvolgermi nella presentazione. C'era Adele, signora che viaggia ormai per i 90 anni portati meravigliosamente bene. C'erano un'infinità di suoi alunni - i legami che non si spezzano di una vita dedicata all'insegnamento.

E che bella figura, Adele. Attraverso di lei ho imparato qualcosa sul Don Milani e altro imparerò, perché me n'è venuta voglia. Bisogna volerne sapere di più, di un uomo che metteva in pace, come dice Adele. E sono fortunato ad averla conosciuta, anche solo per un pomeriggio: aver conosciuto la sua storia di professoressa che, quando è arrivata a Barbiana, non era poi troppo diversa dalla destinataria della Lettera a una professoressa e che ora, invece, continua a ripetere: La scuola non può essere come un ospedale che tiene i sani e rimanda a casa i malati.

Alla fine dell'incontro le ho chiesto, richiamando il titolo: E se Don Lorenzo fosse qui, che ne direbbe di questo titolo? Ci ha riso sopra. E quella risata diceva già tutto.
 

martedì 24 dicembre 2013

Don Milani, che col buio usciva per accendere il lampione

Non mi ricordo perché dovessi fare lezione di latino con Michele la mattina prestissimo. Forse durante il giorno Michela lavorava alla Cisl e tornava tardi.

Io alle otto e mezzo dovevo essere a scuola e per raggiungerla dovevo fare quattordici chilometri. Penso perciò che la lezione dovesse essere all'incirca fra le sei e mezzo e le sette della mattina. A quell'ora, d'inverno, era notte.

Ma era arrivata la luce elettrica a Barbiana e don Lorenzo, appena sveglio, accendeva il lampione sul piazzale, perché non mi trovassi al buio arrivando.

Io, uscendo dal mio portone, nel buio, vedevo solo quel lume lassù verso la chiesa ed era come un saluto, un segno, il segno di una presenza.

(da Adele Corradi, Non so se Don Lorenzo, Feltrinelli)

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