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Non si ferma il treno delle storie di Tito

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Sosteneva Ryszard Kapuscinski che un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo, né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta, oppure, aggiungo io, nel momento in cui facciamo ritorno a casa. Comincia molto prima, il viaggio, soprattutto finisce molto dopo. Continua perché si fa flusso di ricordi e risacca di emozioni, perché si affida a pensieri, sogni, letture, a volte anche parole scritte.  Di tutto questo è prova provata l'ultimo libro di Tito Barbini, Il treno non si fermò a Kiev , edito da I libri di Mompracem, storia di storie di viaggio che abbracciano due continenti e si sistemano una di seguito a l'altra, seguendo due fili conduttori: uno tutto di Tito, la sua curiosità, l'empatia che sa mettere in gioco a ogni incontro; l'altro che possiamo inseguire su una carta geografica, dal Portogallo al Vietnam, percorrendo i binari del viaggio in treno più lungo al mondo, da un oceano all'altro.  Tito spreme i suoi diari, recupera appunti su taccuini dime

Noi siamo viandanti, non camminatori

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  Noi siamo viandanti, non camminatori.   Così si legge già nelle prime pagine di Non mancherò la strada. Che cosa può insegnarci il cammino di Luigi Nacci (Laterza): e  sospetto che forse l'autore avebbe rinunciato alla parola cammino anche nel sottotitolo. Ma certo questo è un libro che ci insegna molto : ci insegna a essere viandanti - e tali siamo anche quando non camminiamo - ci insegna molto sulla vita. Almeno sulla vita quale dovremmo riprenderci, dando forza alla lentezza , all'attenzione, alla curiosità, al desiderio di incontro con noi stessi e con gli altri.  Ho letto molti dei libri di Luigi, ma questo mi sembra particolarmente importante, sarà che è un libro che riprende temi e suggestioni dei libri precedenti, come semi che si sono fatti pianta; o sarà piuttosto che queste pagine accolgono il lavoro di molti anni, una scrittura che a lungo si è interrogata.  Quante cose ci sono dentro: l' Est e l' Ovest , la Spagna e i Balcani, Santiago e la Francigen

Cosa ci dice il mare di Lorenza

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  I Bretoni nascono con l'acqua del mare intorno al cuore, affinché l'acqua salata non abbia mai il sapore delle lacrime Questo adagio popolare ci viene incontro all'inizio dell'ultimo libro di Lorenza Stroppa, Cosa mi dice il mare (Bottega Errante), e dentro c'è già molto di ciò che troveremo nelle pagine successive: il mare, la Bretagna, i dolori della vita.  Molto altro lo troveremo in seguito: l'ossessione dei numeri per ansia di ordine, gli intrecci tra diverse generazioni, le amicizie tra adolescenti, meravigliosamente intense, meravigliosamente crudeli; e ancora, le attese, i sensi di colpa, le fughe dagli altri e ancora di più da se stessi. E quante cose succedono, spalmate nel tempo e nello spazio. E' ciò che siamo, ciò che diventiamo. Le nostre vicende e sopra di esse, oltre di esse,  il rumore del mare, la sua voce incessante. E davvero, cosa ci dice il mare? Molte cose, certo, se solo si abbia l'umiltà di ascoltarlo.  In questo libro ci sono

Il mare in quattro miliardi di anni

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In principio. Mi sa che debba cominciare così una storia del mare, In principio era l'acqua. Ma non come la immaginate voi.   Ecco, è questo il principio di  Storia del mare di Alessandro Vanoli (Editori Laterza). Ovvero il principio davvero di tutto, qualcosa come quattro miliardi di anni fa. La geologia più antica, una vertigine di tempo prima ancora dei pesci primitivi e dei dinosauri.  Ma è solo il principio , appunto: e poi le ere si succedono le une alle altre, fino a che si arriva al tempo dell'uomo, al suo incontro con il mare. La preistoria e poi la storia: il nostro passato, poca cosa ma quello che abbiamo. Fino al presente, alle questioni drammatiche dei nostri giorni. Abbracciando tutto il pianeta , per di più, perché c'è tutto un pianeta oltre il Mediterraneo che, malgrado la sua ricchezza e varietà, abitiamo come rane intorno a uno stagno (per dirla con Platone).  Una straordinaria cavalcata attraverso il tempo e lo spazio, per un libro in cui è bello tuff

La diga e i tulipani in fondo al mare

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Quante cose ci sono dentro: queste pagine sono vento di parole che gira di colpo, magma di sentimenti che scende per molti rivoli, fantasia che non si stanca e fruga in continuazione nella vita. E' rivelazione, è sorpresa, Senza disturbare i tulipani di Federico Guerri , altro toscano che l'ottimo editore Spartaco propone ora nel suo catalogo. Questo libro, sono sincero, mi ha incantato fin dal titolo - e dalla copertina. Fin dai personaggi che in esso prendono vita.  C'è il signor Alberto, vedovo dai capelli bianchi e anziano rider (lui senz'altro direbbe fattorino) che sa ben adoperare l'arma della gentilezza con i clienti più insopportabili; c'è Margherita, adolescente più saggia di tante sue coetanee - e se per questo anche di tanti miei coetanei - che ha trasformato una cabina telefonica dismessa in una sorta di porto delle Storie ; c'è Simona, un tempo amica inseparabile di Margherita, a cui la stessa età non ha portato saggezza, semmai un dolore

I fari di Scozia e il mare che è dentro

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  La Scozia che già da adolescente riconobbi come luogo dell'anima; i fari che a quella stessa età accarezzavo come un possibile rifugio; e ancora, Robert Luis Stevenson , i cui romanzi allora contendevano a Salgari il miglior posto nella libreria e nel cuore.  C'è una bella fetta del mio immaginario di ragazzo nell'ultimo bel libro di Claudio Visentin , Luci sul mare. Vaggio tra i fari della Scozia sino alle isole Orcadi e Shetland (Ediciclo editore). Avventurarmi nelle sue pagine è stato come riportarmi ai tempi in cui fantasticavo su mappe del tesoro e notti di tempesta. E uscirne - dopo molti crampi di nostalgia - è stato possibile solo riprottendomi lo stesso viaggio. Almeno questo, se non il libro sui fari che per molti anni mi è ronzato per la testa, prima di soccombere definitivamente all'indolenza.  Meno male che ci ha pensato Claudio, con le sue qualità di viaggiatore e narratore. Questo libro si porta dietro l'odore della salsedine, il rumore della risa

Sorrisi e misteri in cammino con gli etruschi

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Vennero dal mare, gli etruschi . E al mare si ritorna in questo cammino, che parte dalle necropoli del Centro Italia, attraversa la Toscana meno battuta dal turismo di massa, raggiunge le coste su cui una volta spadroneggiavano i mercanti e i pirati di questo popolo.  È un lungo cammino che dalle antiche città di Chiusi e Cortona tocca la Val d’Orcia con i suoi scenari da cartolina, il Monte Amiata con i suoi mistici e i suoi minatori, le città del tufo e delle tombe la Maremma dei briganti e dei tombaroli, ma anche di scrittori come Luciano Bianciardi e Italo Calvino , infine le spiagge e i promontori del Tirreno. Tra chiacchiere con gli amici, bevute cospicue, divagazioni varie, ma soprattutto in compagnia degli etruschi e dei loro affascinanti misteri .  Comincia come un viaggio per riscoprire le proprie radici – per cercare ciò che il tempo comunque ci lascia, magari nella lingua o nei paesaggi. Poi arriva la pandemia e parte un altro viaggio, subito dopo il lock