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giovedì 13 gennaio 2011

La parola di Lella Costa che fanno bene al cuore

E' un libro che è un piacere possedere e leggere Amleto, Alice e la Traviata, con cui la Feltrinelli ha raccolto tre testi teatrali di Lella Costa.

Tre testi che ci ripropongono altrettante figure che da tempo sono balzate fuori dalle pagine dei libri per mettere radici profonde anche nel nostro immaginario: miti che ci accompagnano e che a volte ci parlano anche, quasi a tu per tu.

Tre testi e tre storie universali, in cui più o meno ci siamo tutti noi, in questo nostro mondo di luci e ombre, di crude realtà e di implacabili fantasie, di sogni e di risvegli.

Senza imbarazzo, senza timori reverenziali, Lella Costa si carica sulle spalle questi classici che per strada diventano un bagaglio leggero di parole condivise.

E lei vai avanti e poi ritorna, divaga e coglie il punto, suona l'intera tastiera delle emozioni e ci ingarbuglia.

Poi il monologo finisce, le luci si spengono, il sipario, quando c'è, cala. Ed è allora che scopriamo che con tutto questo Lella ci ha regalato la magia della parola di teatro.

 La parola che vola via verso l'ennesima replica e intanto si incide nei cuori.

lunedì 7 giugno 2010

Alice e la meraviglia del mondo


(L'intero testo lo trovate nel terzo volume di Le parole e il silenzio, curato dal sottoscritto e da Massimo Orlandi, per conto della Fondazione Baracchi, in uscita nei prossimi giorni in libreria)

Mi sa che di lei ci vengono in mente più i disegni animati di Walt Disney che le pagine dell'uomo che l'ha creata, quel Lewis Carroll che poi era nientemeno che un logico e un matematico britannico, insomma, un uomo di studi rigorosi piuttosto che di fantasie al galoppo.

Capita con gli scrittori, però la cosa conta fino a un certo punto, perché Alice è uno di quei personaggi che vivono di vita propria. Un giorno nascono dalla penna o dalla matita di qualche artista e non si fermano su quel foglio, prendono e se ne vanno in giro per il pianeta, come una leggenda che rimbalza di bocca in bocca e a ogni passaggio si alimenta di idee fresche, di emozioni calde calde.

Alice, anzi, per dirla tutta: Alice nel Paese delle Meraviglie.

Alice quella giornata di primavera in cui incontra il Coniglio Bianco che corre e borbotta fra sé e sé “E' tardi, è tardi”. Alice che lo insegue e cade nella sua tana e di lì in un altro mondo, dove tutto è al contrario di come dovrebbe essere, dove niente torna e ogni cosa sembra fatta apposta per alimentare lo stupore e sfidare l'incredulità.

Alice che non scappa ma si addentra ben bene in questo paese di Cappellai matti e di Stregatti, meraviglia dopo meraviglia. Alice che alla fine viene processata e condannata e sta per essere decapitata, solo che un istante prima si sveglia e allora si capisce che è stato solo un sogno: e questa è senz'altro la parte che a tutti piace meno.

Quante cose che ci insegna Alice: per esempio la curiosità per questo nostro mondo di ombre e di luci, di presenze e di apparenze, per questo nostro mondo che di tanto in tanto dobbiamo andare a scoprire, magari inseguendo il Coniglio di turno; per esempio il fatto che a volte bisogna anche credere a ciò che si vede, perché non si può ogni volta dubitare di tutto.

Troppo facile pensare sempre che il Paese delle Meraviglie non esiste e così tenersi il proprio paese.

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