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domenica 30 ottobre 2011

Povero Virgilio, traditore di Roma ladrona

Narra il grande Massimo Gramellini su La Stampa che un assessore di Mantova - non dirò il partito, tanto ci si può immaginare - si stia fieramente opponendo alle celebrazioni in onore del nome più illustre cui la città abbia mai dato i natali: Publio Virgilio Marone.

Povero Virgilio, cosa ha mai combinato? Capirei il risentimento di qualche studente del liceo, alle prese con una sua traduzione. Ma perchè impedire corone di alloro e convegni a una città che da questo personaggio non può che trarre motivo di vanto? Che abbia ragione Gramellini?

Delle due l'una:


Il Marone [notate per inciso il cognome...] era un traditore. Scriveva in una lingua astrusa: il latino. Ed era emigrato al Sud. Non solo a Roma ladrona, dove aveva bazzicato il governo centralista di un certo Augusto Imperatore. Addirittura più giù...

Oppure:


Già la professione del Marone, poeta, deve aver insospettito l'assessur. I poeti sono gente che produce chiacchiere, mica truciolato e tanto meno fatturato....

Non so quale delle due ipotesi sia peggio. Ma io quasi quasi prendo e mi rileggo l'Eneide.

domenica 30 agosto 2009

Dalla Mongolia, spunti sui popoli nomadi


Chatwin ne era convinto: quello tra popoli stanziali e popoli nomadi è stato il conflitto di civiltà che per millenni ha segnato e indirizzato la nostra storia. Fin dalla notte dei tempi se è vero che il conflitto era già tutto nello scontro fratricida tra Caino e Abele, il pastore e il contadino.

E Chatwin su questo ha scritto cose straordinarie, facendo il tifo per i nomadi e cercando di tratterne il ricordo, ora che i tempi li hanno spazzati via quasi ovunque, ma che anche prima parevano fatti apposta per consegnare le loro vite all'oblio, loro che levavano le tende, non costruivano città mattone su mattone. Loro che recitavano poemi interi stringendosi intorno a un focolare, ma che non conoscevno la gioia e la maledizione della pagina scritta.

Ha scritto cose straordinarie, Chatwin, anche se mescolate a inquietudini che hanno meno a che vedere con le storie di questi popoli che con le sue inquietudini di uomo occidentale. Cosa su cui Tito Barbini ha puntato l'indice a proposito della Patagonia, ma che ora affronta anche Anna Maspero, di ritorno dalla Mongolia, con un bellissimo scritto sui popoli nomadi e stanziali, pubblicato sul suo blog AcomeAvventura e su Reporter.

Uno scritto che, tra i tanti spunti, offre anche una bellissima citazione di Massimo Zamboni: "Non mi fido di quelle inquietudini che non piantano alberi o non allevano animali"

Qui sotto, il link, che vi consiglio, ricordandovi anche una manifestazione che Anna ci segnala a Cantù, fino al 13 settembre, Parolario... un programma ricchissimo, in cui, tra le altre cose, si parlerà anche dei taccuini di viaggio... come a dire, il cerchio si chiude.

Nomadi e stanziali, terra e libertà

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...