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mercoledì 23 novembre 2011

Murakami e gli interruttori nel pannello della coscienza

Che la sua grandezza si imperni davvero sulla capacità di passare disinvoltamente dal lato A al lato B della vita e ritorno?

Haruki Murakami è un grande, un grandissimo. Non mi ha mai entusiasmato, perché si sa, i libri sono anche una questione di gusto, di piacere a pelle, a volte le stesse ragioni della grandezza sono le ragioni anche del mancato coinvolgimento intellettuale ed emotivo. Però libri come L'uccello che girava le viti del mondo mi continuano a risuonare dentro come strane armonie cui il mio orecchio non è abituato, come musica troppo elevata o di un'altra civiltà.

Enigmatica, la scrittura di Murakami. Dalle sue pagine lievita un inspiegabile fascino, che forse mi aiuta a decifrare Dario Olivero, in un'intervista di qualche tempo fa allo scrittore giapponese.

Afferma Dario Olivero:

I personaggi passano attraverso porte che separano mondi (ancora  A  e non A) e da quel momento le loro azioni hanno conseguenze sia nell'una che nell'altra

E vuole dire, penso, che Murakami sa aprire la porta dei tanti mondi paralleli che fanno parte della vita, intendo della vita di tutti noi. Perché ha ragione, Murakami:

Credo che uno dei compiti più importanti di uno scrittore sia attivare quel territorio dello spirito che nella vita quotidiana non viene usato. Per farlo è necessario spostare in posizione On alcuni interruttori che si trovano sul pannello della coscienza. Se si riesce, quei territori di solito addormentati lentamente si risvegliano. I romanzi - cioé i buoni romanzi - hanno questo potere


venerdì 31 luglio 2009

Inseguendo le città degli scrittori

Quali sono le città raccontate dagli scrittori? A cosa corrispondono le strade, le piazza, i palazzi, i locali, le atmosfere che emergono dalle pagine dei libri, con una pretesa di autenticità? Le parole sono ponti tra la realtà e la finzione o sono irrimediabilmente condannate a segnare una distanza? E per dire, Praga è davvero la Praga di Kafka? Domande che non puoi non porti leggendo il bellissimo viaggio attravero la Tokio del grande Murakami che ci regala Bookowski, il blog di libri di Dario Olivero su Repubblica.it. Ed è proprio così che comincia il viaggio:

Forse semplicemente non esiste, non a Tokyo. O forse non in questa dimensione. Abituati a tutto, anche ai viaggi cosiddetti letterari, cerchiamo atmosfere e ispirazione dove altri l’hanno trovata prima di noi. Visitiamo la Praga di Kafka, la Londra di Dickens, la New York di Capote, la Parigi di Sartre. Ci sono viaggi organizzati per questo genere di cose. L’ultimo nato è la Stoccolma di Stieg Larsson. Città che prima aveva poco da offrire se non gli spazi troppo o troppo poco illuminati e respingenti di Bergman, ora diventa location a ore e a tariffa dei luoghi da cui il giornalista Mikael Blomkvist ha conquistato milioni di lettori. Ma Tokyo è un’altra cosa. Haruki Murakami è un’altra cosa.

Per leggerlo tutto:
http://olivero.blogautore.repubblica.it

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