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mercoledì 5 novembre 2014

Il viaggiatore nel mondo del turismo

Poi arriva quella mattina a Hong Kong, appena fuori dalla sontuosa stanza dell'albergo, a un piano altissimo di un grattacielo. Ti fermi davanti a uno degli ascensori da film di fantascienza, magari già pregusti una colazione non meno sontuosa. Ed ecco che ti arriva un signore cinese che sgrana gli occhi e ti scambia per Nicolas Cage. Ma come? Cosa c'entri con Nicolas Cage? Non gli assomigli nemmeno un po'.

Ed è a questo punto che scopro la questione terribile che vive tra le righe di quel che ha immaginato il cinese. Che non è vero soltanto che per gli occidentali i cinesi sono tutti uguali, ma è vero anche il contrario. Anche per i cinesi gli occidentali sono tutti uguali.

E' solo la prima delle sorprese che ci racconta Francesco Piccolo in Allegro occidentale. Anzi Mister Piccolo: scrittore a cui - invidia, invidia - un giorno fanno la proposta di fare il giro del mondo, assieme a sei colleghi, per raccontare poi la sua esperienza.

Beh, non sarà un viaggio da esploratore di mondi alternativi e possibili. Nessuna avventura lo aspetta davvero. I pericoli saranno solo quelli che popolano gli incubi e le idiosincrasie del turista che si può permettere molto. Turista, appunto. Ma poi anche viaggiatore, che sa coltivare il suo sguardo e la sua curiosità anche senza avere sotto gli occhi mondi davvero distanti e altri.

Si può raccontare anche una gita organizzata, un albergo a cinque stelle, una comitiva in pullmino. Si può raccontare da viaggiatore il mondo del turismo, il viaggio del sedicente viaggiatore.

Si può scoprire molto non di mondi davvero distanti e altri, ma di noi stessi. Di noi che proviamo a scoprire i mondi distanti e altri.

martedì 7 ottobre 2014

Perchè ogni minuto di viaggio è malinconico

In qualsiasi posto vai, lo fai per vederlo ma anche per eliminarlo, per non andarci mai più.

Per dire: lì ci sono già stato e quindi devo andare in un altro posto, dove non sono ancora stato.

E poichè i posti che non hai visto sono infiniti, non potrai più tornare negli stessi, perché ormai la giudichi come una perdita di tempo.

In questo modo, ogni minuto di ogni viaggio diventa così malinconico perché sei fermo davanti a qualcosa che, se hai abbastanza coscienza della vita futura, sai che non vedrai mai più. Che da quel momento fino a quando morirai non ci sarà un'altra volta in cui potrai essere di nuovo qui.

Anche per questo non puoi fare a meno di vedere "tutto"; perché non ci tornerai "mai più".

(Francesco Piccolo, Allegro occidentale, Einaudi)

giovedì 20 marzo 2014

Se Tolstoj è come McEnroe e Carl Lewis

E' sempre necessario ricordare che McEnroe e Carl Lewis, e persino Maradona, sono una combinazione di talento e allenamento.

In fondo, se ci pensate, l'istinto sarebbe di dire: se io avessi le gambe di Carl Lewis, non perderei tempo ad allenarmi.

Ma se Carl Lewis avesse deciso di svegliarsi ogni quattro anni e andare alle Olimpiadi a correre e saltare, avrebbe fatto fare una magra figura al suo talento. E infatti basta indagare un po' per scoprire che Car Lewis si allenava più di ogni altro, più di quelli che non erano Carl Lewis.

Quindi, non può essere difficile credere che lo stesso concetto (metodo, appunto) sia applicabile anche a Tolstoj e Flaubert, a Gabriel Garcìa Marquez e a Italo Calvino.

(Francesco Piccolo, Scrivere è un tic, Minimum Fax)

sabato 25 gennaio 2014

Imparare a scrivere è un'educazione alla quotidianità

Ci si trasforma, come diceva Rilke, in una persona che gestisce la casa in modo da tenere pronta e lucente la stanza degli ospiti, ogni giorno, in modo che se un giorno un ospite dovesse arrivare all'improvviso la sua stanza è già pronta, sempre pronta.

E si può andare oltre: la costanza e la pratica quotidiana della scrittura rendono la capacità di ospitare talmente elastica e continua, che quasi non ci si accorge più quando l'ospite è venuto e quando no, se è stato per poco o per tanto, se tornerà. 

Si diventa, se si è bravi, come quei padroni di casa che sanno ospitare come senon ospitassero, che hanno superato il limite della gentilezza e la loro casa è sempre aperta, chiunque arrivi, e chiunque arriva non si sente più un ospite. 
Imparare a scrivere è, in pratica, una educazione alla quotidianità.  

(Francesco Piccolo, Scrivere è un tic, Minimum Fax) 

giovedì 24 maggio 2012

Ogni scrittore arriva dopo

Si può pubblicare a pagamento, perchè lo ha già fatto Moravia; si può pubblicare ormai vecchi perchè è già successo a Bufalino; si possono avere molti rifiuti da case editrici perchè ne ha già avuti altrettanti Tomasi di Lampedusa; si può essere stroncati dalla critica perchè la ista di stroncature illustri è lunghissima; si può smettere di scrivere romanzi ed essere considerati grandi scrittori del secolo perchè è già successo a Flaiano.

 Si può non vendere una copia perchè i grandi scrittori che non hanno venduto una copia sono migliaia; si può sperare di essere riconosciuti grandi scrittori dopo la morte perchè è successo a Kafka, a Morselli e a tanti altri. 

Si può spettegolare sul proprio tempo perchè lo ha già fatto Dante; si possono avere idee spaventose perchè le ha già avute Céline. La cosa bella e rassicurante, in letteratura, è il fatto che qualsiasi destino ti capiti, c’è già stato un precedente. 

E’ già accaduto persino che si siano pubblicati libri brutti ma di grandi successo.

(Francesco Piccolo, Ogni scrittore arriva dopo, dalla Lettura del Corriere della Sera)

lunedì 23 aprile 2012

Attenti a quei momenti di "trascurabile" felicità

Quasi sempre non te ne accorgi, sarà per distrazione sarà per una scontata ingratitudine. Non te ne accorgi, ma ci sono, si nascondono, saltano fuori quando meno te l'aspetti, poi che tu riesca ad apprezzarli o meno è un altro discorso.

Quasi sempre si avvertono quando non ci sono più, quando sono ricordo che affiora, crampo di nostalgia. Come quella campanella della scuola che oggi ti piacerebbe poter ascoltare di nuovo, per fare cartella, alzarti dal banco, lasciarti alle spalle l'aula per un altro giorno.

Sono momenti di trascurabile felicità, appunto, titolo di un libro (Einaudi editore) che dice già molto. Lampi di luce, brividi di piacere, cunei di emozione nell'ordinario svolgimento del tempo, a volte anche debolezze e piccole manie, tic, difetti e difettucci che fa piacere tenersi stretti, non fosse altro che per dimostrare anche a noi stessi che non siamo fatti in serie.

Francesco Piccolo, con penna leggera, racconta, cataloga, confessa. Ma prima di tutto si lascia abitare da un senso di meraviglia.

Meraviglia necessaria perché quei momenti non siano davvero trascurabili, perché quella felicità sia veramente tale.

mercoledì 7 marzo 2012

Momenti così, come l'odore del pane

Il momento esatto in cui di notte i semafori cominciano a lampeggiare, che vuol dire che ormai le auto sono poche e quasi tutte stanno tornando verso casa.


Due che stavano per lasciarsi e poi non si lasciano più e si abbracciano a lungo, senza accorgersi che la gente si è fermata a guardarli. 


Un piccolo incidente e il ragazzo in motorino si alza subito perché non si è fatto niente.


Tutte le nonne che portano al parco i nipoti e i loro sorrisi apprensivi quando li guardano correre.


Le persone che devono cominciare a parlare per dire una cosa importante.


Ogni palazzo che ospita uffici ricolmi di lavoro e tutte le vite che ci sono dietro coloro che stanno dietro alle scrivanie.


Il suono prolungato e familiare di campanelle scolastiche, e un rumore di scale percorse con tumulto che si diffonde in molti quartieri, rumore di bambini, ragazzi e adolescenti, che creano per qualche secondo una tensione barbara, lì fuori, una scenografia dell'attesa di qualche secondo - e poi tutti questi ragazzi che vengono espulsi quasi all'unisono, le scuole si svuotano e la città si riempie di nuovo, i vigili urbani hanno molto da fare, le madri e i padri tornano a fare i genitori, i pranzi sono quasi pronti, le organizzazioni complicate dei pomeriggi.


L'odore di pane del primo mattino....

(Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità, Einaudi)

mercoledì 3 novembre 2010

Quei momenti di trascurabile felicità


Beh, perché non usare questo blog non solo per i libri che ho letto, ma anche per quelli che voglio leggere? Per le intenzioni di lettura, insomma?

Sono consapevole che ancora devo andare in libreria e acquistarlo e portarmelo a casa e poi sceglierlo dalla pila degli ancora non letti, però questo libro mi tenta, fin dal titolo: Momenti di trascurabile felicità.

E' un titolo accattivante, di quelli che catturano l'occhio, che rimandano a concetti garbati. Per esempio all'idea di una gioia portatile, su misura, che possiamo infilare dentro le nostre giornate così come facciamo con i nostri computer sempre più miniaturizzati.

L'autore è Francesco Piccolo - un cognome che sembra fatto apposta - uno scrittore che è già uscito con titoli quali L'Italia spensierata e Allegro occidentale. Michele Serra, che ne ha parlato qualche tempo, lo etichetta come un provocatore, che può essere anche un bel titolo, inteso come onore.

Cucire assieme spensieratezza, allegria e - addirittura - felicità costituisce un'eccezione quasi scandalosa. 

Così dice e non posso che dargli atto, in tempi così magri. E pensate - questo è il bello - per arrivare a questo non c'è bisogno nemmeno di tanto stucchevole buonismo.

Spero che tra l'intenzione e la lettura questa volta non ci sia di mezzo il mare della mia pigrizia.

Giusto ora mi viene in mente che anche pregustare un libro può essere una felicità trascurabile. Trascurabile e necessaria.

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