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lunedì 7 gennaio 2013

Le stelle e i treni di Vincent Van Gogh

La vista delle stelle mi fa sempre sognare, come pure mi fanno pensare i puntini neri che rappresentano sulle carte geografiche città e villaggi.

Perché, mi dico, i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili dei punti neri della carta di Francia?

Se prendiamo il treno per andare a Tarascon oppure a Rouen, possiamo prendere la morte per andare in una stella. Ciò che però è certamente esatto, in questo ragionamento, è che essendo in vita non possiamo arrivare in una stella, non più di quanto, essendo morti, possiamo prendere il treno.

Comunque non mi sembra impossibile che il colera, i calcoli alla vescica, la tisi, il cancro, possano costituire dei mezzi di locomozione celeste, così come i battelli, gli omnibus e il treno sono mezzi di locomozione terrestri. Morire tranquillamente di vecchiaia sarebbe come viaggiare a piedi.

Per ora vado a dormire, perché è tardi e ti auguro buona notte e buona fortuna. Una stretta di mano,
                                                                         
                                                                                                                             tuo Vincent

(Vincent Van Gogh, Lettere a Theo, Guanda)

mercoledì 17 ottobre 2012

I fatti di cronaca che non si lasciano spiegare

E se è indubbio che è giusto considerare la curiosità la più pericolosa di tutte le risorse umane, occorre ammettere che è proprio essa che ci spinge al progresso, alla scoperta, che ci trascina verso l'ignoto. Senza la curiosità, l'umanità sarebbe rimasta all'età della pietra.

Nient'altro che la curiosità è la molla di Fatti di cronaca di Andrè Gide, singolare libriccino pubblicato dalla Sellerio diversi anni fa e da me pescato una settimana in una bancarella di libri, tra moltissimi altri (in fondo, ancora la curiosità all'opera).

La curiosità, è questa la molla, questa volta messa al servizio di fatti di cronaca che, presentati nudi e crudi, non spiegano nulla, al massimo un come, mai un perché. E il cronista, colui che è chiamato a raccontarli, quei fatti, può essere anche particolarmente attento e scrupoloso, può abbondare in dettagli e verificare a fondo ogni circostanza, ma quella domanda rimane sempre.

E' la domanda che spesso ha accompagnato André Gide, nella sua vita piena di molte cose: durante la sua esperienza come giurato alla corte di assise di Rouen, ma anche come curatore di una collana di casi giudiziari pubblicata dal Gallimard con il tutolo - eloquente quanto mai - di Ne juges pas,non giudicate.

E ora questi piccoli, eclatanti fatti di cronaca raccolti in queste pagine. Delitti terribili, o suicidi che lasciano sgomenti: comunque atti criminali a cui manca una spiegazione, un interesse, un vero movente.

Troppo facile ammazzare per denaro, uccidersi per una malattia. Ma che cosa c'è dietro questi atti "disinteressati"?

martedì 19 ottobre 2010

Van Gogh e la morte per andare su una stella

Che la creatività sia una dote che si ha a prescindere dalla forma in cui si esprime - se cioè il buon pittore possa essere anche un buon scrittore e viceversa - e se tutto questo dipende più dallo sguardo o dalla tecnica, dal mondo interiore o dalla "scuola", è una bella questione, su cui mi è difficile pronunciarmi. Però che bellezza in queste parole di Vincent Van Gogh, tratta da una delle lettere al fratello Theo

Dichiaro di non saperne assolutamente nulla, ma la vista delle stelle mi fa sempre sognare, come pure mi fanno pensare i punti neri che rappresentano sulle carte geografiche città e villaggi. Perché, mi dico, i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili dei punti neri della carta di Francia?

Se prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Rouen, possiamo prendere la morte per andare su una stella... Comunque non mi sembra impossibile che colera, calcoli renali, tisi o cancro possano costituire dei mezzi di locomozione celeste, così come i battelli, gli omnibus e il treno sono mezzi di locomozione terrestri.

Morire tranquillamente di vecchiaia sarebbe come viaggiare a piedi


E leggendo righe così percepisco meglio il senso della bellezza in Van Gogh, intendo le pennellate di luce e perfino la leggerezza che nemmeno i peggiori tormenti riescono a soffocare. Un'idea che, quando potrò, mi porterò dietro a Roma, per la mostra del grande fiammingo.

ps: mi sono imbattuto in quetsa citazione leggendo Ararat di Frank Westerman, un libro di cui vi parlerò.

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