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sabato 17 novembre 2012

Chiacchiere e sudore, dal Tirreno all'Adriatico

Se Chatwin avesse avuto la tua stessa apertura mentale, non avrebbe mai scritto una riga. Sarebbe rimasto direttamente a bere birra al pub sotto casa

Quanto ad apertura mentale, invece, Enrico Brizzi non dovrebbe davvero lamentarsi. In Nessuno lo saprà - 420 pagine e quasi altrettanti chilometri di faticoso camminare - ci dimostra che si può fare un grande viaggio anche senza puntare all'"altrove" della Mongolia o della Namibia, perché c'è un "altrove" anche dietro l'uscio di casa, fatto di sentieri poco battuti, borghi medievali dimenticati, pascoli in altura e paesini con un bar e poc'altro.

La montagna che non ha nemmeno i titoli di nobiltà che spettano alle Alpi, perché di Appennino si tratta.

Un viaggio a piedi dal Tirreno all'Adriatico, vesciche ai piedi e chiacchiere nel silenzio.

Il passo del pellegrino, la suggestione del trekking, il tempo che diventa esplorazione della natura ma anche di se stessi.

Poi un cambio di marcia quasi inatteso, quando si aggiungono altri compagni di spedizione. Allora il pellegrinaggio diventa qualcosa di assai prossimo al Marrakesh Espress di Salvatores, tanto per intendersi: e c'è la crisi generazionale, l'amicizia che affonda in altre vite e si fa nostalgia ma anche sindrome di Peter Pan.

C'è perfino l'esperienza del qat, le foglie "euforizzanti" che accompagneranno un bel po' di tappe, ci sono le due ragazze incrociate per strada che finiranno per portare via anche le carte di credito, c'è l'amico di sempre, detto il Viet, che vorrebbe solo suonare la batteria e non avere mai più una fidanzata farmacista.

E diventa un'altra cosa, certo, ma il viaggio può essere anche questo. E può diventare anche un libro come questo, capace di regalarti pure una bella dose di buon umore.

Tanto che alla fine perdoni pure quella scelta, faticosa, ma faticosa davvero, più del sentiero appenninico, di scrivere tutto il libro in seconda persona. Cosa che in passato avevo trovato solo in Rex Stout. Che era Rex Stout, appunto.

lunedì 9 maggio 2011

Chiacchiere e silenzi dal Tirreno all'Adriatico

Se Chatwin avesse avuto la tua stessa apertura mentale, non avrebbe mai scritto una riga. Sarebbe rimasto direttamente a bere birra al pub sotto casa

Quanto ad apertura mentale, invece, Enrico Brizzi non dovrebbe davvero lamentarsi. In Nessuno lo saprà - 420 pagine e quasi altrettanti chilometri di faticoso camminare - ci dimostra che si può fare un grande viaggio anche senza puntare all'"altrove" della Mongolia o della Namibia, perché c'è un "altrove" anche dietro l'uscio di casa, fatto di sentieri poco battuti, borghi medievali dimenticati, pascoli in altura e paesini con un bar e poc'altro.

La montagna che non ha nemmeno i titoli di nobiltà che spettano alle Alpi, perché di Appennino si tratta.

Un viaggio a piedi dal Tirreno all'Adriatico, vesciche ai piedi e chiacchiere nel silenzio.

Il passo del pellegrino, la suggestione del trekking, il tempo che diventa esplorazione della natura ma anche di se stessi.

Poi un cambio di marcia quasi inatteso, quando si aggiungono altri compagni di spedizione. Allora il pellegrinaggio diventa qualcosa di assai prossimo al Marrakesh Espress di Salvatores, tanto per intendersi: e c'è la crisi generazionale, l'amicizia che affonda in altre vite e si fa nostalgia ma anche sindrome di Peter Pan.

C'è perfino l'esperienza del qat, le foglie "euforizzanti" che accompagneranno un bel po' di tappe, ci sono le due ragazze incrociate per strada che finiranno per portare via anche le carte di credito, c'è l'amico di sempre, detto il Viet, che vorrebbe solo suonare la batteria e non avere mai più una fidanzata farmacista.

E diventa un'altra cosa, certo, ma il viaggio può essere anche questo. E può diventare anche un libro come questo, capace di regalarti pure una bella dose di buon umore.

Tanto che alla fine perdoni pure quella scelta, faticosa, ma faticosa davvero, più del sentiero appenninico, di scrivere tutto il libro in seconda persona. Cosa che in passato avevo trovato solo in Rex Stout. Che era Rex Stout, appunto.

sabato 10 aprile 2010

L'Italia riscoperta da Brizzi con i suoi piedi


Ho letto su Tuttolibri della Stampa (in realtà solo ieri il numero della scorsa settimana, i miei soliti tempi) che Enrico Brizzi è appena partito per un lungo viaggio a piedi che attraverserà tutta l'Italia a piedi - dall'Alto Adige a Capo Passero in Sicilia - per riscoprire il nostro paese che si appresta a celebrare i suoi 150 anni.

Racconterà tutto questo anche in un blog e credo che prima o poi tutto questo diventerà anche un libro, non il primo, del resto, che Brizzi dedica a viaggi fatti a piedi (per esempio il viaggio dall'Adriatico al Tirreno raccontato in Nessuno lo saprà, oppure il pellegrinaggio laico che ha ispirato La via di Gerusalemme).

Mi piace che i fatidici 150 anni siano l'occasione di iniziative, percorsi, riflessioni che escono dalle solite commemorazioni - corone d'alloro, corazzieri e fanfare, insomma. Mi piace anche che si parta dall'assunto che questo paese sia proprio da riscoprire (magari, come fa Brizzi, ritornando anche allo straordinario Viaggio in Italia di Guido Piovene)

Dice Brizzi a Tuttolibri:

Camminare è un modo per entrare in contatto con la realtà che ci circonda. La vita sta nella pioggia che ti bagna, nel vento freddo che ti schiaffeggia il volto, non nello schermo della televisione o di un computer


E' bello, spiega, viaggiare non come ospite d'onore, ma entrando in contatto con le persone chiedendo loro di riempire la boraccia d'acqua.

Lo sapete, che preferisco i viaggi in bicicletta. Ma condivido, condivido in pieno.

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