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mercoledì 15 gennaio 2014

Libri che valgano proprio perché di carta

E' così bello da sfogliare e ancora di più da tenere in bella vista sul comodino. Ha il formato di un piccolo mattone, però è inconfondibile il blu Sellerio della copertina. Sì, è proprio da tenere in bella vista, con quell'immagine sotto il titolo che anche questa volta, come quasi sempre, la casa editrice ha azzeccato: un olio di Norman Rockwell con un signore decisamente trasandato - occhio alle scarpe spaiate ai piedi - e che però sembra decisamente in pace con se stesso e il mondo, ora che ha tuffato il naso in un volume.

Non l'ho ancora letto, Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno di Ella Berthoud e Susan Elderkin però mi piace già di per stesso. Con le sue pagine abbondanti che mi rassicurano sulla varietà dei rimedi e persino con il bordo azzurrino della carta che fa pendant con il blu Sellerio e mi ammicca come le vecchie confezioni di pastiglie per la gola che si trovavano in farmacia.

Non ho ancora letto - solo qualche pagina dell'introduzione - nemmeno Atlante delle isole remote di Judith Schalansky che la Bompiani propone in un formato piuttosto grande, che ricorda quello di alcuni manuali di altri tempi. Anche in questo caso è già un piacere immenso sfogliare, sentire la carta spessa sotto i polpastrelli (e che a distanza di qualche settimana dall'acquisto odora ancora di carta). Aprire a caso, cogliere in alto a destra il nome di una delle cinquanta isole in cui l'autrice non è mai stata e mai andrà, solo che si sa, gli atlanti, anche gli atlanti fantastici, servono proprio per viaggiare, poco importa se si rimanga seduti in poltrona. Quindi puntare l'indice sulla pagina e lasciarlo scorrere fino alla cartina sulla destra, seguire la linea di costa, sfiorare magari il celestino che la circonda, l'immensità del mare. Più o meno lo stesso colore scelto dalla Sellerio per il bordo dell'altro libro.

Questo, penso, è un libro non da comodino, ma da salotto. Da tenere a portata di mano appena mi pionberà addosso la tentazione di un viaggio.

Due libri che mi sono entrati in casa con le ultime feste. Due libri che sono già una festa in quanto oggetti. Per quello che sono, nella loro fisicità. Mi sa che finché ci saranno libri così i cultori dell'ebook e del tablet a ogni costo non l'avranno vinta.

martedì 7 maggio 2013

Ragionando sui poveri scrittori distrutti dall'e-book

Credo che debba fare riflettere, e non poco, l'intervento che Scott Thurow ha pubblicato qualche giorno fa su Repubblica, col titolo Poveri scrittori distrutti dall'e-book.

Premesso che è sempre il punto di vista di un fortunatissimo autore di best-seller e che, negli Stati Uniti non so, ma in Italia certamente, il povero scrittore lo è comunque anche sulla carta, è importante che si cominci a sottolineare che non è tutto oro quello che luccica; che non c'è solo un problema di nostalgia per il caro vecchio libro; che l'ebook non minaccia solo il lavoro dei librai, ma anche degli stessi autori.

Non fosse altro che per la pirateria:

Se io mi mettessi all'angolo della strada e dicessi a a chi me lo chiede dove può andare per acquistare merce rubata, e in cambio di questa informazione percepissi un piccolo compenso, finirei in galera. Eppure, i motori di ricerca fanno la stessa cosa.

In realtà quella che è entrata in crisi è l'idea che una cultura letteraria variegata, creata da autori di cui devono essere difese le fonti di sostentamento, e di conseguenza l'indipendenza, rappresenta un elemento fondamentale per la democrazia.

E lo so che questo è un libro dei sogni, lo so che il discorso porterebbe lontano, però la domanda con cui conclude Scott Thurow bisognerebbe farcela un po' tutti:

Molte persone direbbero che questi cambiamenti sono semplicemente una naturale evoluzione del mercato e non vedrebbero problemi se gli autori fossero ridotti a scrivere solo per il piacere di farlo. Ma che razza di società sarebbe?


venerdì 12 ottobre 2012

Sos da Francoforte, sono tempi grami

Che le cose andassero male si sapeva, però una cosa è dirsela così, un'altra è ragionare sulla cruda evidenza delle cifre. E dunque, brutte cifre arrivano dalla Buchmesse di Francoforte in relazione all'editoria italiana. Siamo al cortocircuito: mentre più titoli e più copie sono immesse sul mercato, sono sempre meno le persone che leggono, anche un solo libro all'anno.

E' quanto denuncia l'Associazione italiana editori, segnalando un crollo del fatturato dell'8,7%  nei primi mesi del 2012. E' la crisi economica che svuota le tasche e frena gli italiani - magari a questo punto anche i lettori forti? Sono scelte editoriali sballate, non ultime quelle legate a un'ipertrofia produttiva e a una corsa esaperata alla novità piuttosto che alla cura del catalogo?

O è la sola Italia dove da sempre si legge comunque poco? Fatto sta che in Italia coloro che nel 2011 hanno comprato (e si presume anche letto) almeno un libro sono stati il 45,3%. In Spagna, dove l'economia, si sa, non è che proceda a gonfie vele, sono stati il 61,4%. E non parliamo della Francia o della Germania.

E per dirla tutta, a proposito di chi decanta le meravigliose e progressive sorti dell'ebook: rappresenta sempre lo 0,38% del mercato complessivo. Povero libro, povera cultura, povera Italia.




martedì 5 giugno 2012

Leggere è anche scambiarsi del tempo

Mi piace la rubrica di Marco Belpoliti su Tuttolibri, ogni settimana un libro raccontato attraverso una copertina. Un oggetto - perchè anche questo è un libro - che rivela il suo intento, racconta se stesso, rimanda a una complicità con il lettore.

Bello soprattutto ciò che Belpoliti ha scritto della nuova edizione Feltrinelli del Romanzo di Ferrara, non solo grandissima letteratura, ma anche una cospicua mole che sa di sfida.

Certo bella la copertina, con quel primo piano di Bassani che sa di altri tempi e di nostalgia. Un piacere avere tra le mani un volume che si piega tra le mani, rivelando una morbidezza inattesa, con buona pace dei cultori esclusivi dell'ebook, che non sanno cosa si perdono. Ma la mole? Ce la farà ad avere la meglio sulla diffusa svogliatezza, su una pigrizia che comunque ha anche l'alibi dei tempi concitati?

Belpoliti dà la sua risposta, parlando di un volume che comunque provoca un desiderio di lettura:

L'idea di impiegare tanto tempo per leggerlo appare come una restituzione, un atto dovuto nei confronti dell'autore. 

E soprattutto, grande verità:

Leggere è anche scambiarsi del tempo.

mercoledì 12 ottobre 2011

Tra utopia e incubo, l'epoca degli eBook

Sarà più libera la società letteraria che si costruirà intorno agli eBook? Certo che lo sarà, senza le mediazioni e i condizionamenti di editori, librai e critici. Con la possibilità di pubblicare quello che si vuole, di metterlo a disposizione in rete, gratis o a pagamento, di pescare dalla stessa rete tutto quello che ci alletta o semplicemente ci incuriosisce. Più liberi, certo. 

Però mi sembra importante ciò che Sandro Ferri, fondatore delle edizioni E/O, scrive in I ferri dell'editore (c'è anche il gioco di parole...). Il supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore  ne ha anticipato un brano:

Ma l'editore sa che la stragrande maggioranza delle opere che vengono scritte non valgono molto e che non sono in grado di soddisfare neppure l'esigenza di un singolo lettore. L'editore sa che la letteratura non è il terreno della democrazia, se non in un'accezione meritocratica: è giusto che tutti abbiano l'opportunità di creare.


E' questo il vero motivo per cui l'utopia dell'eBook che cancella gli ostacoli, il sogno della società senza editori, non potranno avverarsi se non nella forma dell'incubo della moltiplicazione della mediocrità, della confusione, della rinuncia a leggere

Un pugno di righe e un bel po' su cui riflettere. Compreso il fatto che per ora e perlomeno fino a fine ottobre I ferri dell'editore sarà disponibile, guarda un po', solo come eBook....


martedì 31 maggio 2011

Se la rivoluzione digitale segna il passo

Aiuto, mi si è sgonfiato l'ebook

Non lo dico io che, lo sapete, ho sempre diffidato. Questo è uno dei titoli con cui Tuttolibri ha raccontato l'ultima edizione del Salone internazionale del libro di Torino. Che ovviamente di libri digitali ha parlato molto, anche se con più cautele e meno trionfalismi di appena alcuni mesi fa.

Su tutte le parole di Shulim Vogelmann, editore di Giuntina:


Sono andato avanti senza pregiudizio, ma ora mi chiedo: chi me lo fa fare? 

E alla fine il problema è sempre quello: anche a non essere iscritti a pieno titolo al partito della carta, cosa si fa davvero contro la pirateria? Cosa si fa, anche sulle varie piattaforme di vendita, per proteggere i diritti degli autori e degli editori?

Non tutti, è chiaro, la vedono così bigia. Non fosse altro che per rassegnata accettazione del corso delle cose. Riccardo Cavallero di Mondadori, per esempio:


Tu puoi anche decidere di non fare l'ebook, ma lo farà qualcun altro

Ma in ogni caso non mi pare più tempo per proclami e brindisi allo champagne. E chissà che non sia meglio per tutti - ora che il merato ebook in Italia rappresenta ancore solo lo 0,1% (negli Usa è il 10%). Meglio anche per lo stesso ebook.

venerdì 5 novembre 2010

Voltiamo pagina o voltiamo pagina?

Voltiamo pagina. Ovvero, come li sfogliamo Accabadora di Michela Murgia o La caduta dei giganti di Ken Follett? Li maneggiamo, li strapazziamo, li macchiamo con il caffé, alla maniera di sempre, oppure li sfioriamo solo fuggevolmente? In altri termini, versione virtuale o di carta?

La domanda non è solo di Mirella Serri dalle pagine di Tuttolibri. In realtà è di tutti noi. Insomma, voltiamo pagina (nel senso di continuare a fare ciò che facciamo da sempre) o voltiamo pagina (nel senso di cominciare un'altra storia)?

Bella domanda. Domanda con cui fare i conti comunque, ora che in Italia gli ebook sono saliti a quota 5 mila. Ora che in parecchi si lanciano in ardite previsioni: ci sarà il sorpasso?

Malgrado tutti gli entusiasmi innescati dai patiti delle nuove tecnologie, fanno riflettere i dati pubblicati da Giovanni Solimine su L'Italia che legge.

I lettori forti in Italia sarebbero sui 4 milioni e (udite udite) sarebbero addirittura in aumento (i problemi sono oltre quei 4 milioni, pensate che nel complesso legge solo il 38% degli uomini). In gran parte è questa la fetta che si contenderanno ebook e libri di carta. E sono pronto a scommettere che in tanti acquisteranno gli uni e gli altri, senza schierarsi per nessuno dei due partiti.

E credo proprio che abbia ragione: Mirella Serri:


Arriva l'ebook, pronto ad affiancare, a collaborare ma non a soppiantare i volumi più tradizionali... Per il momento carta resiste, conta e canta

giovedì 16 settembre 2010

Chiacchierando con un amico del futuro dei libri

E' da quest'estate che su Facebook ne discuto con un amico che non ha dubbi: lui è l'uomo delle nuove tecnologie, io, è chiaro, il tradizionalista. Entrambi abbiamo cercato di dare fondo alle nostre buone ragioni.

La digitalizzazione dei libri, ha detto lui, rende tutto più facile, comodo e accessibile.
Vuoi mettere con la bellezza dei libri, ho replicato io, con i sensi che vengono messi in movimento, anche l'odorato e il tatto, e poi quelle care vecchie biblioteche, che è un piacere guardarle?

Il supporto è mera tecnologia, ha ripreso lui,  non impatta sul contenuto. E basta con i rimpianti da conservatori...
E io:  guarda, lo dice anche Umberto Eco, il libro, come lo conosciamo, è l'invenzione più duratura della storia dell'umanità, più vecchia della ruota, una ragione ci sarà.

Figurati, è sbottato lui, come se Gutemberg fosse vissuto  nel neolitico.  E poi tutto sarà molto più democratico, ha incalzato. Con gli eBook si abbassano i costi materiali di riproduzione delle opere, tutti possono scaricarli. Prima se stavi in una capanna in Etiopia o anche a in mezzo alla Maremma comprare un libro era un'avventura costosa. Ora basta una connessione, un click e qualche euro.

Sugli ebook in Etiopia qualche perplessità ce l'ho, ho ripreso, ma soprattutto siamo sicuri che tutto questo si traduce in democrazia e pluralismo e trasparenza e tutto il resto? E come si regolerà il diritto di autore? Solita pirateria, tanto chi scrive o traduce vive d'aria? E i profitti a coloro che hanno le tecnologie? E ancora, è proprio quello che vogliamo, rinunciare alle librerie come spazio di socialità e incontro e al libraio come interlocutore?

E così via. Ora stiamo riprendendo fiato, però è chiaro, ci siamo lasciato dietro solo i primi round.

Magari finirà che anch'io comprerò uno di quei lettori (o tavolette o come diavolo si chiamano). Oppure no. Non credo, cioè, ma forse un tempo lo dicevo anche per i cd e invece...

Intanto mi conforta l'idea che sia io che il mio amico i libri li leggiamo. Qualche volta siamo in grado di suggerirci anche un buon titolo.

mercoledì 25 agosto 2010

Della passione di sbirciare i libri altrui

Non credo di essere l'unico, anzi, credo che sia un'abitudine frequente tra tutti coloro che amano i libri. E' un piacere, insomma, dare una sbirciatina alle letture degli altri. Una bella curiosità da coltivare con la sensazione che anche le cose più piacevolmente inutili sono importanti.

Non dico dell'irresistibile attrazione che esercitano le librerie anche (soprattutto?) in case in cui entro per la prima volta, come se quei titoli, quelle costole sistemate una accanto all'altra, potessero spiegarmi molto del loro legittimo proprietario (e una libreria, in effetti, ha qualcosa del diario personale).

Parlo delle sbirciatine occasionali ed estemporanee. Quelle indirizzate alle letture di perfetti sconosciuti. Di chi si è conquistato un posto a sedere in un bus affollato e ora ha aperto il suo libro. Oppure di chi si è seduto al tavolino di un bar tuffandosi in pagine che lo estraniano dal mondo intero.

Ci sono situazioni che rendono irresistibile questo voyeurismo libresco - per esempio le letture da spiaggia - e piccole grandi soddisfazioni che si possono raccogliere - a me succede quando all'estero vedo qualcuno che legge un libro a me caro tradotto in qualche altra lingua.

Leggo ora che anche l'abitudine alla sbirciatina è entrata nell'era delle nuove tecnologie, come tutto o quasi tutto del resto. Pare infatti che sul sito di una biblioteca inglese online, Book depository, sia disponibile un'applicazione che consente di vedere chi ha comprato un certo titolo, quando e dove. Tutto questo con una delle solite mappe virtuali, su scala planetaria.

Lì per lì ci sono rimasto male. Volete mettere con i tempi in cui si doveva dimostrare un occhio ben allenato e a volte si incappava in qualche equivoco? Nell'epoca dell'ebook incombente non poteva che succedere anche questo.

Poi però mi sono detto. Qui è virtuale l'esercizio della curiosità non il libro. E tantomeno l'acquisto del libro.
In fondo aspetto di vedere se anche qualcuno in Italia si inventerà qualcosa del genere.

venerdì 6 agosto 2010

Campana a morto per la cara vecchia libreria?

Era piuttosto inquietante, e anche triste, la notizia pubblicata ieri su Repubblica, sulla crisi della Barnes & Noble, la grande catena di librerie americane – un gigante assoluto del settore – messo in ginocchio dall'eBook. Brutta notizia, almeno per chi crede nel valore delle librerie.

Campana a morto per le care vecchie librerie?

Così sembrerebbe a considerare la storia di questo gigante, senza dimenticare tutto quello che in questa estate si sta sentendo a proposito di libri digitali e dintorni.

Ma insomma, a leggere meglio e fino in fondo, non dobbiamo deprimerci troppo. E non solo perché la crisi delle librerie non è crisi di lettori. In realtà anche in America pare che a entrare in crisi siano stati  i grandi magazzini del libro. Pare che anzi si stiano aprendo nuove opportunità per le librerie indipendenti, magari dove non ci sono mai state: e questa è davvero una bella notizia.

Nuove idee di librerie, che non solo scaffali per librerie in vendita. Che si fanno forti del rapporto diretto, ravvicinato, imperniato sulla competenza e la fiducia.

Ma la cosa più bella è che sono proprio le nuove tecnologie a dare una mano alla cara vecchia libreria. E così Angelo Aquaro conclude il suo pezzo da New York:

Su quell'iPhone da cui puoi scaricare tutti gli eBook del mondo, uno di quegli apparecchi che dovrebbe segnare la fine del libro, è comparsa un'applicazione che sia chiama “IndieBound”: e ti aiuta a trovare le librerie indipendenti più vicine. Dove un libraio gentile ti spiegherà che sì, va bene l'ultimo di Nora Roberts, ma se cerchi una bella storia d'amore...

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...