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martedì 25 settembre 2012

Se i cimiteri sono pieni di persone insostituibili

Fu tornando da quel viaggio che prese a frequentare i cimiteri. Intanto per scoprire domicili banali e prendere la vita come viene. Cercava il proprio posto nel mondo. Un luogo definitivo. Senza entusiasmi. La rivelazione finale della fragilità di ogni cosa.

Così tutto iniziò nel mezzo del deserto algerino, di fronte alla tomba di quel marabut con accanto un unico albero e da ogni lato il vuoto. Sarà stato per il vento che soffiava incessante, ma quel posto aveva la consistenza di un miraggio. Ci sono immagini che, senza ragioni particolari, segnano la vita e indicano un cammino.

Giuseppe Marcenaro, nel suo Cimiteri. Storie di rimpianti e di follie (Bruno Mondadori), ci racconta come da allora cominciò il suo viaggio attraverso i luoghi - i più diversi - destinati a ospitare ciò che rimane di noi. Viaggio singolare e suggestivo, che è anche viaggio tra i libri  (le biblioteche non sono forse cimiteri?), prima di farsi anch'esso libro.

E dunque non solo il Père-Lachaise, uno dei luoghi più storici, più insoliti, più erotici di Parigi, non solo Highgate, il cimitero privato di Londra dove i vittoriani trovavano assai esclusivo e chic andarsene, senza nemmeno lontanamente immaginarsi che un giorno sarebbe stato frequentato soprattutto per la tomba di Karl Marx.

Quanti luoghi, in questo libro, che peraltro più che di lapidi si occupa di ciò che rimane ai vivi, i rimpianti di ciò che non è stato e le follie con cui si pretenderebbe di sopravvivere a se stessi.

Perché poi è definitiva - e buona come iscrizione funebre per l'intera umanità - questa frase, questo rigo appena di Georges Clemenceau:

I cimiteri sono pieni di persone insostituibili.


venerdì 13 maggio 2011

Quando prima di Marx c'era Karl l'umorista

Non lo sapevo, e per me è stata una sorpresa, direi anche una piacevole sorpresa. Più o meno come scoprire che Giuseppe Mazzini poteva essere uno che non viveva solo di Verità e Giustizia, che frequentava i pub di Londra, beveva birra e suonava la chitarra.

Ma ancora di più con Karl Marx: perchè se c'è una persona che da sempre ho associato alla quintessenza di una serietà incapace di concedersi alla battuta è proprio lui, il fondatore del socialismo scientifico, il padre del materialismo storico presto ribaltato in dogma, un monumento già in vita figurarsi dopo.

Scopro invece con Michele Serra su Repubblica - Karl prima di Marx. Proletari di tutto il mondo divertitevi! - che la prima cosa scritta da colui che poi ci consegnò Il capitale fu in effetti un abbozzo di romanzo umoristico, più o meno ispirato al Tristram Shandy di Laurence Sterne.

Karl Marx umorista: e chi l'avrebbe detto?

Non credo che sia stata una grande prova narrativa. Però mi piace, come no, solo per il fatto che ci sia stata. Con buona pace di tutti gli impettiti sacerdoti ed epigoni dell'Idea, allergici solo al sospetto che nella fatica della Storia da fare ci potesse essere posto anche per un sorriso.

E bene fa Michele Serra a concludere con uno straordinario aforisma del grande Karl Kraus:


Il comico è solo il tragico visto di spalle

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...