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lunedì 22 gennaio 2018

Le Alpi che sono rifugio alle anime libere e contrarie

E' un altro modo per provare a dipanare la matassa della storia, non solo città e campagna, ma anche terre alte e terre basse. Cos'è la storia vista dalle terre alte, dagli uomini che generazioni dopo generazioni le terre alte le hanno abitate e presidiate? Come si racconta la storia da questo punto di vista, dalla cima delle montagne?

Le Alpi, per esempio: si fa fatica a considerarle luoghi della storia, se non per qualche ricaduta secondaria e involontaria, effetto collaterale verrebbe da dire. O solo perché qualcuno di tanto in tanto - da Annibale a Napoleone - le ha attraversate con qualche indubbia conseguenza a valle.

E invece le Alpi - e in genere la montagna - andrebbero intese non solo come terre marginali e come barriere naturali - tanto più che sono sempre state anche luogo del movimento, dello scambio, dell'incontro, non solo confine.

E in ogni caso c'è anche una storia che è altra e che appartiene a queste vette. La racconta splendidamente Enrico Camanni - alpinista e giornalista - nel suo Alpi ribelli. Storie di montagna, resistenza, utopia (Laterza editore).  Titolo che già dà il senso di quale storia altra si parli: una storia raramente scritta al contrario di chi la storia la fa davvero. Storia che parla il linguaggio della possibilità, della libertà, persino dell'utopia. Storia di resistenza che non è solo quella contro i nazifascisti, ma è resistenza di idee, di convinzioni religiose, di riti e tradizioni, di comunità cacciate via dalle terre basse.

Dal Medioevo ai giorni nostri - spiega Camanni - come una risorgiva carsica che emerge dalle profondità del tempo, la montagna ogni tanto si ricorda di essere diversa e fa sentire la sua voce fuori dal coro.

E tutto questo racconta Camanni, in un libro che è anche un bel libro di viaggio attraverso le montagne e le parabole di vita che con le montagne si sono intrecciate.

Tuttora - dice - si alza il grido di chi rivendica una diversità geografica e culturale, compiacendosi dell'antico vizio montanaro di sentirsi speciali e ospitare i diversi, i ribelli, i resistenti, gli antagonisti, gli eretici, per diventare rifugio e megafono della anime libere e contrarie. 

E io ho teso l'orecchio e ascoltato questo grido. Spero che la montagna dei trafori, delle ovovie, dello shopping non abbia spento questo grido, anzi, che lo abbia reso più forte e più gonfio di ragioni.  



domenica 19 luglio 2009

Nel Sud sulle orme di Annibale

More about Annibale

Ritorno oggi da due settimane di viaggio in Puglia, in particolare nel sorprendente Salento. Come al solito anche in viaggio ho alimentato il mio bisogno di "altrove" cercando questo "altrove" tra i libri. Uno di essi, in particolare, mi ha sorpreso e catturato: "Annibale. Un viaggio", di Paolo Rumiz. Non una biografia, appunto, ma il viaggio di un viaggiatore di oggi che vuole guardare anche nella profondità dei tempi che costruiscono i luoghi. Quante domande, quante curiosità. Sapevate che la battaglia di Canne forse non è mai stata combattuta a Canne (si è deciso così, frettolosamente, sotto il fascismo)? Che la questione meridionale comincia forse ai tempi delle guerre puniche, non sotto i Borboni? Solo per dire ovviamente: perchè poi la cosa che più mi ha affascinato è vedere come ci si può fare accompagnare da un uomo - o da un mito - di più di due millenni fa, per dare più senso a un viaggio di oggi. Nell'archivio di Repubblica.it trovate il viaggio di Rumiz. Mi piacerebbe conoscere altre esperienze di viaggio nell'oggi e nell'"altrove" del tempo.

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...