Visualizzazione post con etichetta Edt. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Edt. Mostra tutti i post

sabato 15 ottobre 2011

Il piacere di perdersi malgrado i navigatori satellitari

Se n'è parlato al Festival della letteratura di viaggio a Roma e anche su qualche giornale: alcune case editrici, come la Edt (che in Italia pubblica le guide della Lonely Planet) sono tornate a stampare mappe geografiche di cui troppo presto si era celebrato il funerale.

Si diceva: di quali carte ci può essere mai bisogno, al tempo dei navigatori satellitari? Basta pigiare un tasto, inserire un nome, programmare la tappa: ed eccoci già indirizzati nella direzione giusta. Le mappe di un tempo: roba ormai da cultori delle cose che furono, articoli da negozi ultraspecializzati e dal gusto retrò.

E invece no, invece la cara vecchia carta non solo resiste ma rioccupa le sue posizioni. Allo stesso modo, ha notato qualcuno, della penna stilografica che è rinata a dispetto della videoscrittura.

Cara vecchia carta, perché con il Gps le informazioni saranno anche immediate e sicure, ma volete mettere il piacere di distendere una mappa sulle vostre ginocchia, di reggerla contro il vento che non si sa mai è sempre contrario, di tracciare un itinerario con il dito? Volete mettere anche con la possibilità di errare, di perdersi, di ritrovarsi? Non è questo il  viaggio?

Che poi sono le stesse ragioni per cui, sono pronto a scommetterlo, gli ebook non soppianteranno mai il caro vecchio libro

domenica 18 luglio 2010

Guido Gozzano tra l'India e la nostalgia

Dopo tutto la poesia è la cosa meno necessaria di questo mondo, scriveva Guido Gozzano, e sarà anche, io so solo che con i suoi versi teneri e malinconici questo ragazzo piemontese ci ha fatto un dono straordinario, che è bene tenersi stretto.

E' dai tempi del liceo, quando l'antologia di italiano mi ha fatto planare verso questo poeta "crepuscolare", che mi tengo stretto il suo mondo di care piccole cose, tanto decenti quanto di gusto discutibile, come i soprammobili nel salotto buono di una vecchia zia. Invece non avevo ancora letto le lettere che scrisse non da uno borghesissimo studio del Piemonte fin di secolo (intendendo l'Ottocento) ma niente di meno che dall'India. Sarà che da uno come lui nemmeno mi immaginavo che un giorno potesse partire e andare così lontano. 

Eppure è proprio così, Gozzano in India arriva nel 1911, non come uno scrittore in cerca di materiali per un suo libro, ma come un giovane avvocato torinese malato di tubercolosi, in cerca chissà di che cosa, forse di un'aria migliore, forse di un'altra vita. Di una guarigione comunque, che chissà, forse ha meno a che vedere con i suoi polmoni che con le inquietudini della vita. Qualcosa che alla lontana sa di Tiziano Terzani, insomma.

C'è chi ha scritto che Guido Gozzano è il viaggiatore che vede e racconta quasi soltanto se stesso, ma in ogni caso sono belle le sue lettere dall'India, prima pubblicate sul quotidiano La Stampa e poi raccolte nel volume Verso la cuna del mondo (oggi riedite da Edt). Belle anche se ho fatto fatica a riconoscere nel poeta dei salotti borghesi l'uomo che parla di Bombay metropoli ospitale oppure di Goa, peraltro, all'Emilio Salgari, già visitata con la fantasia, cento volte con la matita, durante le interminaboli lezioni di matematica. 

Poi però ho trovato queste righe, sulla nostalgia: e ho ritrovato davvero Guido Gozzano:

E per la prima volta, dacchè sono lontano dalla patria, sento in cuore una trafittura leggera, appena percettibile, ma insistente e importuna come il primo rodìo del dente cariato: è la nostalgia!... La nostalgia, il male tremendo e indescrivibile fatto di sentimenti indefiniti simili all’ansia e al rimorso!

lunedì 3 maggio 2010

Lo Yemen dell'altro signor Manzoni


Dici Manzoni ed è ovvio, pensi subito all'autore dei Promessi Sposi. E invece c'è stato anche un altro Manzoni, nipote del primo, una vita che più diversa non si potrebbe, un solo libro (almeno credo) che di lui ci è rimasto, un libro di viaggi, un libro che ci porta nello Yemen della seconda metà dell'Ottocento, in un Oriente che è allo stesso tempo autentico e mitico, comunque perduto.

Renzo Manzoni, così si chiamava, era un uomo con i cromosomi del viaggiatore anche negli anni in cui, da giovanissimo, viaggiò poco o nulla. In ogni caso, usò tenacemente la libreria del nonno e poi del padre come un passaporto per il mondo.

Scrisse:

Cogli anni era in me aumentato quel vivissimo desiderio di viaggiare, che ho sempre nutrito fin dalla mia prima età. Mio padre aveva una ricca biblioteca di viaggi: da bambino erano le illustrazioni dei volumi paterni che parlavano alla mia mobilissima e irrequieta fantasia, poiché in quel tempo non potevo ancora comprenderne e neppure decifrarne il testo. Arrivato poi all’età, nella quale il leggere m’era diventato facile e il capire non troppo difficile, d’allora in poi altro non ho bramato che poter visitare que’ paesi, di cui letto aveva le descrizioni pittoresche, piene di lusinghiere attrattive.

Fu tra i primi italiani a finire in Yemen, ad amare e a conoscere questo paese. Da buon lombardo covò anche l'idea di promuovere una sorta di import-export con l'Italia. Ma la cosa che di lui è più rimasta è proprio questo libro, El Yemen. Un viaggio a Sana'a (edizioni Edt). Forse non sarà facilissimo trovarlo, ma ve lo consiglio.

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...