Da sempre se ne occupa, fino addirittura a promuovere una vera e propria Accademia del Silenzio, intrigante già nel nome. Ma del silenzio Duccio Demetrio se ne è occupato in molti libri, nei quali ha provato a educarci a una dimensione che può davvero cambiare la qualità della nostra vita.
Per tutto questo credo che un buon punto di partenza sia questo libro, dal titolo lapidario, semplicemente Silenzio (Edizioni Messaggero Padova): pagine non solo da leggere, ma anche da provare ad ascoltare con attenzione. Tanto più che è proprio l'ascolto, meglio, la capacità di ascolto, uno dei grandi doni che ci porta il silenzio.
Cosa può offrici il silenzio e cosa può toglierci il silenzio. Quali diverse forme di silenzio ci sono, nella consapevolezza che il silenzio è tutt'altro che vuoto, negazione, impedimento. E com'è che il silenzio ci riporta a noi stessi, ma anche agli altri.
Un libro non semplice ma a cui fa bene dedicarci, dedicando tutto il tempo che gli è necessario: lettura senza fretta a cui proprio il silenzio regala qualcosa di più.
E ha ragione Roberto Mancini, filofoso - e filosofo "teoretico", pensate un po' - che sa strappare la filosofia dai cieli (troppo) alti delle speculazioni e delle astrazioni per riportarla nel cuore della vita di ognuno di noi. Ha ragione, perché parlare di dono significa parlare del nostro tempo, del tempo in una società dove tutto sembra si possa vendere e comprare, dove tutto ha un prezzo anche se si è perso la misura del valore.
Succede anche per il dono, che è troppo facile ridurre a regalo, a oggetto dato e ricevuto.
Il dono però può essere molto, molto altro: forma di relazione e persino visione del mondo. Il dono ci lascia intravedere una diversa economia, ci suggerisce un'altra politica (se non si confonde con i "presenti" a grandi elettori e ballerine), ha a che vedere, ci spiega Mancini, con il cambiamento di vita che la crisi di civiltà esige.
Leggendo questo libro potremo capire che "dare" è in effetti "darsi" e che il problema dei nostri tempi è anche "imparare a ricevere". E finiranno per non stupirci affermazioni certamente impegnative.
Per esempio sul presente:
Ovunque persista il tratto umano nella società e nella storia, lì resiste qualche esperienza dello spirito del dono
Oppure sul futuro:
Sono persuaso del fatto che la cultura del dono custodisca in sé le fonti spirituali, culturali e motivazionali per dare corso a qual cambiamento di civiltà che costituisce la sola risposta adeguata alla crisi che tuttora arresta il cammino dell'umanità
Peggio non staremo sicuramente.