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venerdì 3 aprile 2020

Quando si viaggia nell'infinito di una camera

Tutta l'infelicità degli uomini deriva da una sola causa: dal non saper restarsene tranquilli in una camera.

Blaise Pascal la vedeva così, e se si condividesse il suo terribile giudizio certo riusciremmo a controllare ogni tentazione di viaggio. Da parte mia sono convinto che la disgrazia non sia viaggiare, ma  piuttosto proprio non saper restarsene tranquilli dove siamo. E ancora di più non saper viaggiare restandosene dove siamo.

Ragionamenti, ovvio, che acquistano un particolare significato in questi mesi in cui l'emergenza coronavirus pare aver annientato non ogni tentazione, ma ogni possibilità di viaggio. Pare, dico, perché appunto viaggiare non è mai solo una questione di chilometri o di distanze calcolate su un navigatore. 

Così, in questi tempi di forzata immobilità, è bello e tempestivo che l'editore Tarka riproponga Viaggio intorno alla mia camera, a mio parere il più grande classico del viaggio da fermo.

A scriverlo, negli anni della Rivoluzione Francese, Xavier de Maistre, fratello del ben più noto Joseph, uno dei più geniali e radicali reazionari dell'epoca. Lui però era fatto di un'altra pasta e certo non è entrato nella storia del pensiero politico. Era un giovane ufficiale, coraggioso e un po' guascone, che non si tirava dietro di fronte a imprese azzardate, come quando decise di sperimentare di persona l'invenzione dei fratelli Montgolfier. Il carattere ogni tanto lo metteva nei guai, un giorno un duello gli costò una condanna a 42 giorni di arresti domiciliari.

Fu in quella circostanza che fece alcune scoperte sensazionali: per esempio, che la stanza in cui era rinchiuso poteva essere larga come il mondo intero; che i pochi passi che gli erano concessi da una parete all'altra, unica variante la diagonale da un angolo all'altro, non erano poi troppo diversi da un vagabondaggio verso orizzonti distanti; e che in fondo bastava alimentare il fuoco del desiderio e della fantasia, per ricavare la luce delle parole. 

Erano gli stessi anni del Grand Tour, quasi un passaggio obbligato per i rampolli di famiglia nobile e benestante. Gli anni, anche, dei grandi viaggi di esplorazione alla James Cook. Quel giovane ufficiale agli arresti era già altrove. George Forster condensava i suoi quattro anni navigazione per gli oceani nel suo Viaggio intorno al mondo e lui alla parola mondo sostituiva nel titolo la parola camera.

Con il suo viaggio nel chiuso di una camera Xavier raggiunse il Laurence Sterne di Viaggio sentimentale, anticipò lo Chateaubriand del Parlo incessantemente di me stesso, con cui si dice comincia la moderna letteratura di viaggio.

E arriva fino a noi, in questa primavera surreale dove possiamo contare solo sul tappeto volante dei libri.





lunedì 31 dicembre 2012

Per un anno da giocare senza disattenzione

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo l'altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell'uscire di casa e del tornarsene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l'ho preso solo per uso ordinario.


Nessun come e perché -
e da dove è saltato fuori uno così -
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro

oppure
(e qui un paragone che mi è mancato).

Uno dopo l'altro avvenivano cambiamenti
perfino nell'ambito ristretto d'un batter d'occhio.

Su un tavolo più giovane, da una mano d'un giorno più giovane,
il pane di ieri era tagliato diversamente.

Le nuvole erano come non mai e la pioggia era
come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.

La Terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.

E' durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-faire cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po' di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita questo gioco
con regole ignote.

(Wislawa Szymborska, Disattenzione, da La gioia di scrivere, Adelphi)

sabato 14 gennaio 2012

Se il mare è il tappeto del salotto

 Tutta l'infelicità degli uomini deriva da una sola causa: dal non saper restarsene tranquilli in una camera.

Blaise Pascal la vedeva così, e se si condividesse il suo terribile giudizio certo riusciremmo a controllare ogni tentazione di viaggio.

Però la cosa si può leggere anche in altro modo. La disgrazia non è viaggiare, è non sapere restarsene tranquilli dove siamo. La disgrazia, aggiungo, può essere anche non saper viaggiare restandosene dove siamo.

Ricordate Il ritorno di Ulisse, il quadro di Giorgio de Chirico, dove l'eroe-viaggiatore sta remando su una piccola imbarcazione? Il mare è in realtà il tappeto di un salotto, l'orizzonte è ciò che si vede attraverso una parete.

Viaggiare restandosene dov'è. Come fa Xavier De Maistre nei suoi libri dove parla di viaggi e spedizioni notturne intorno alla sua stanza.

Viaggiare e andarsene lontano, magari grazie a quegli straordinari biglietti di viaggio che sono i libri. Come afferma Erri De Luca:

Se anch'io sono un altro è perché i libri più degli anni e dei viaggi spostano gli uomini

Sì, ci si può muovere anche così, usando le pagine dei libri come un tappeto magico. I buoni libri - a volte anche i meno buoni - ci portano quasi sempre lontano.

mercoledì 28 luglio 2010

Viaggio al centro di una stanza

Certo non la vedo così nera come Blaise Pascal, con il suo terribile atto di accusa contro la smania del viaggio:
Tutta l'infelicità degli uomini deriva da una sola causa: dal non saper restarsene tranquilli in una camera.

Semmai mi piace vederla come Erri De Luca, che nello starsene fermi vede comunque una possibilità di viaggio, il sale dell'esperienza piuttosto che il pericolo sventato:
Se anch'io sono un altro è perché i libri più degli anni e dei viaggi spostano gli uomini

Ed è vero, ci si può muovere anche così, usando le pagine dei libri come un tappeto magico. I buoni libri - a volte anche i meno buoni - ci portano quasi sempre lontano.

Assai più rari sono i libri che ci raccontano di itinerari che si compiono rimanendo fermi. Per questo sono contento che l'ultimo numero di Tuttolibri, con un articolo di Gianandrea Piccioli, abbia riacceso l'attenzione su Xavier De Maistre (di lui ho già parlato in un altro post mesi fa), un autore che mi è caro per due libriccini di viaggio a mio parere unici. Viaggio intorno alla stanza e Spedizione notturna intorno alla mia camera.


Doveva essere proprio questo scrittore semidimenticato, vissuto a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento, fratello di uno dei più grandi reazionari del pensiero politico europeo, a rammentarci che un viaggio può consumarsi tutto anche all'interno di una stanza.

Diciamo così, è un pensiero che mi consola, ora che sono rientrato dalle mie vacanze in giro per il mondo. Ed è una bella consolazione caricarsi sulle spalle alcune delle sue parole.


Nei normali viaggi che ho fatto tra gli uomini ho notato che a furia di essere infelici si finisce col diventare ridicoli. In quei momenti tremendi non c'è niente di meglio del nuovo modo di viaggiare di cui avete appena letto la descrizione


Parole con cui intendo viaggiare a lungo.

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