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lunedì 11 maggio 2020

Tutta la storia del mondo tra il bagno e la cucina

Così ho concepito l'idea di fare un viaggio tra le pareti domestiche, vagando di stanza in stanza ed esaminando il ruolo che ciascuno di esse ha svolto nell'evoluzione della vita privata. Quella del bagno sarebbe stata una storia dell'igiene, quella della cucina una storia dell'arte culinaria, quella della camera da letto una storia del sesso, della morte e del sonno, e così via. Avrei scritto una storia del mondo senza uscire di casa.


Così lo stesso Bill Bryson introduce Breve storia della vita privata (Guanda), volume robusto ma che si lascia divorare come un pranzo di Natale, allo stesso modo del suo precedente Breve storia di (quasi) tutto. Perché i titoli possono fuorviare - così seri, così impegnativi e direi anche così commisurati alle dimensioni del volume sotto gli occhi - ma Bryson no, Bryson lo conosco da troppo tempo e so cosa aspettarmi da lui. 

Bryson è un affabulatore, uno scrittore che sa fare appello alla curiosità e all'intelligenza del lettore, anzi, Bryson è prima di tutto un viaggiatore e questo non viene meno anche se affronta temi grandi come montagne. O se decide di rimanersene a casa, con uno spirito che riecheggia un libro di fine Settecento, Viaggio intorno alla mia camera di Xavier De Maistre, ottimamente riproposto da Tarka in questo mesi.

Anzi, proprio quando ciò che aspetta la sua scrittura è una montagna viene fuori la tempra di camminatore. Passi brevi e robusti, nessuna fretta, capacità di osservazione, possibilità di fermarsi sempre e comunque, di fronte a un largo panorama come a una cosa da nulla che sporge da dietro un albero o un masso.

In questo libro Bryson deve esserti sentito particolarmente a suo agio. Sarà che gira il mondo, saltando per di più da un'epoca all'altra, eppure rimanendo sempre a casa. La stessa casa in cui si è trovato ad abitare, un'ex canonica del Norfolk, in Inghilterra.

Una bella casa, indubbiamente. Ma che sorpresa scoprire che attraverso di essa si può sfogliare l'intero mondo e perfino comprenderlo un po' di più.

mercoledì 15 aprile 2020

Sognando l'Australia con Bill Bryson

Solo sei mesi prima questa mi sarebbe sembrata la più deprimente delle punizioni immaginabili: guidare all'infinito attraverso un paesaggio in gran parte caldo, arido e vuoto. Ma adesso lo capivo benissimo. Tutto quel vuoto e quella luce abbagliante hanno una qualità seducente di cui potete non stancarvi mai: un pensiero stupefacente.

Ci sono arrivato in ritardo, ma ci sono arrivato. Con tutti i libri di Bill Bryson che in questi anni ho divorato, sempre con grande godimento, mi mancava proprio questo In un paese bruciato dal sole. L'Australia. E vai a sapere perché l'avevo lasciato da parte, quasi avessi temuto il passo falso dell'autore che piace sempre o quasi sempre. Meglio seguirlo, il vecchio Bill, mentre è alle prese con i suoi vagabondaggi per la vecchia Europa o l'ancora più vecchia Inghilterra, mentre insegue l'ombra di Shakespeare o mentre si azzarda a riassumere in un solo libro - ancorché voluminoso - la storia del mondo.

E poi, a pensarci bene, che cosa poteva mai importarmi dell'Australia? Così remota, l'Australia, per di più senza esserlo davvero: mica un paese che sembra appartenere a qualcos'altro, come la Patagonia o il Bhutan, un paese che è distante ma dove alla fine si parla inglese e si appartiene al Commonwealth. L'Australia può forse essere un paese da sognare ma non da concepire per un viaggio: qualcosa del genere lo diceva il grande Pessoa.

Ovviamente era una gigantesca cantonata. Forse anche un alibi, di cui lo stesso Bill prende atto fin dall'inizio, quando rammenta che prestiamo un'attenzione scandalosamente scarsa ai nostri cari cugini degli antipodi e che soprattutto gli americani dimostrano un livello di attenzione che non è molto superiore a quello per la Bielorussia o per il Burundi. Solo per dire: chi mai si è accorto che anni fa il primo ministro australiano è stato portato via da un cavallone mentre passeggiava su una spiaggia e di lui non è stato più ritrovato niente?

Terra pericolosa, l'Australia. Terra di serpenti e ragni micidiali, di squali e altri animali assassini. Terra prosciugata da un sole infernale, terra vuota, di distanze inimmaginabili, di deserti che fanno paura. Quanto ad apprensioni non sono molto diverso da Bill. Però mi piace come sta dentro il suo personaggio, di viaggiatore goffo e curioso. In ogni caso sempre pronto alla domanda, all'incontro, alla meraviglia.

Gran paese, l'Australia. E' un pezzetto che me la sto sognando grazie a Bill.

lunedì 23 gennaio 2017

America 1927: l'estate in cui accade tutto

Qualsiasi altra cosa se ne possa dire, fu veramente una grande estate.

Così ci assicura Bill Bryson e per l'ultimo suo libro il titolo dell'edizione italiana (Guanda) va persino oltre: L'estate in cui accadde tutto. Ovvero promette assai di più di quanto faccia il titolo originario - semplicemente One summer. America 1927 - e anzi promette decisamente troppo: però che estate incredibile, entusiasmante e sconvolgente...

Bryson ce la racconta come sa far lui: con competenza e leggerezza, sbrogliando la matassa degli eventi e allo stesso tempo portandoci molto lontano.

E dunque, l'estate del 1927. Che, per quanto se ne sa, non ci suona come un anno particolarmente memorabile, figurarsi se poi ci si limita solo ai mesi dell'estate. Volete mettere con il 1914, o il 1945, o il 1968?

Eppure, eppure.... in quei mesi un manipolo di piloti spericolati e incoscienti si disputano il primato del primo volo transoceanico tra l'America e l'Europa. Fino a che l'incredibile impresa di Charles Lindbergh non regala un momento di gioia al mondo intero, rendendo peraltro evidente allo stesso mondo che ormai il futuro appartiene all'America, non più alla vecchia Europa.

Hollywood mette in circolazione i primi film sonori. I giornali si gettano sulla cronaca nera e raggiungono tirature da vertigine con delitti efferati che ci sono sempre stati ma che ora sono sotto i riflettori. Lo sport diventa fenomeno di massa, fatto culturale, dimensione per i nuovi miti e i nuovi eroi, si tratti di Babe Ruth nel baseball oppure di Jack Dempsey, il massacratore della boxe.

E ancora, la scellerata epoca del proibizionismo segna il punto più basso, seminando morti a valanga per alcol e per piombo. Immenso regalo fatto alla mafia, però intanto, tra i magistrati, qualcuno comincia a pensare che proprio negli affari si nasconda il suo tallone d'Achille: Al Capone presto finirà dentro, ma non per la strage di San Valentino, piuttosto per evasione fiscale.

Nel carcere di Charlestown la sedia elettrica è pronta per Sacco e Vanzetti, due anarchici italiani condannati perché anarchici, prima che per le prove a loro carico, tanto si sa, ci sono sempre teoremi già dimostrati, colpevoli in quanto tali.

Le auto di Henry Ford si apprestano a conquistare i mercati e a imporre una nuova civiltà. Nelle università alcuni scienziati ragionano su principi e pratiche di eugenetica che strapperanno l'applauso ai nazisti. Intanto il presidente Calvin Coolidge, il più pigro dei presidenti americani, decide di non ricandidarsi. Il paese può guardare al futuro con ottimismo, assicurerà nel suo ultimo discorso, mentre già si prepara il Black Friday di Wall Street....

E ancora, ancora.... basta per dire che l'estate del 1927 è l'estate in cui successo tutto? Decidete voi, ma vi raccomando:  prima leggetelo, il buon vecchio Bill.


lunedì 27 giugno 2016

Sognando l'Australia insieme a Bill Bryson

 Solo sei mesi prima questa mi sarebbe sembrata la più deprimente delle punizioni immaginabili: guidare all'infinito attraverso un paesaggio in gran parte caldo, arido e vuoto. Ma adesso lo capivo benissimo. Tutto quel vuoto e quella luce abbagliante hanno una qualità seducente di cui potete non stancarvi mai: un pensiero stupefacente.

Ci sono arrivato in ritardo, ma ci sono arrivato. Con tutti i libri di Bill Bryson che in questi anni ho divorato, sempre con grande godimento, mi mancava proprio questo, In un paese bruciato dal sole. L'Australia. E vai a sapere perché l'avevo lasciato da parte, quasi avessi temuto il passo falso dell'autore che piace sempre o quasi sempre. Meglio seguirlo, il vecchio Bill, mentre è alle prese con i suoi vagabondaggi per la vecchia Europa o l'ancora più vecchia Inghilterra, mentre insegue l'ombra di Shakespeare o mentre si azzarda a riassumere in un solo libro - ancorché voluminoso - la storia del mondo.

E poi, a pensarci bene, che cosa poteva mai importarmi dell'Australia? Così remota, l'Australia, per di più senza esserlo davvero: mica un paese che sembra appartenere a qualcos'altro, come la Patagonia o il Bhutan, un paese che è distante ma dove alla fine si parla inglese e si appartiene al Commonwealth. L'Australia può forse essere un paese da sognare ma non da concepire per un viaggio: qualcosa del genere lo diceva il grande Pessoa.

Ovviamente era una gigantesca cantonata. Forse anche un alibi, di cui lo stesso Bill prende atto fin dall'inizio, quando rammenta che prestiamo un'attenzione scandalosamente scarsa ai nostri cari cugini degli antipodi e che soprattutto gli americani dimostrano un livello di attenzione che non è molto superiore a quello per la Bielorussia o per il Burundi. Solo per dire: chi mai si è accorto che anni fa il primo ministro australiano è stato portato via da un cavallone mentre passeggiava su una spiaggia e di lui non è stato più ritrovato niente?

Terra pericolosa, l'Australia. Terra di serpenti e ragni micidiali, di squali e altri animali assassini. Terra prosciugata da un sole infernale, terra vuota, di distanze inimmaginabili, di deserti che fanno paura. Quanto ad apprensioni non sono molto diverso da Bill. Però mi piace come sta dentro il suo personaggio, di viaggiatore goffo e curioso. In ogni caso sempre pronto alla domanda, all'incontro, alla meraviglia.

Gran paese, l'Australia. E' un pezzetto che me la sto sognando grazie a Bill. 

mercoledì 1 giugno 2016

L'America in Greyhound, come una colonna sonora rock

Ero a metà strada fra una costa e l'altra dell'America, al confine tra l'Est della mia gioventù e l'Ovest del mio futuro.

Così scriveva il grande Jack Kerouac in Sulla strada, uno dei libri che più hanno accompagnato i miei anni più giovani. E vale per la storia dell'America, per la gran parte dei libri degli scrittori di quel continente, per i viaggi di chi può e vuole: è la direzione giusta, da est a ovest, dall'Atlantico al Pacifico.

Questa è anche la direzione del viaggio che racconta Mauro Buffa in Usa coast to coast (Ediciclo). Con una particolarità che mi ha intrigato fin dalla bella copertina. Nel paese che è quasi un monumento all'auto privata - sostanza e immaginario dell'America della Ford e della Chevrolet - Buffa sceglie il Greyhound, la mitica compagnia dei pullman con lo stemma del levriero.

Che è un modo diverso di viaggiare di conoscere un paese. Linee, orari, fermate alle stazioni di servizio, attese, cambi. Ma anche una diversa umanità nelle lunghe ore a bordo.

Chi sceglie di spostarsi in pullman, afferma Bill Bryson, è chi non può permettersi l'aereo e nemmeno la macchina: e questo in America vuol dire aver toccato il fondo. Tra le categorie di persone che potremo incontrare su un Greyhound ci sono i pazzi furiosi, coloro che sono appena usciti di prigione, oppure le suore. Tanto per dire.

Usa coast to coast, in effetti, è anche un libro di incontri, lo è assai di più che un libro di luoghi. E' anzi questo il suo fascino: attraversi le piane del Mid West oppure i deserti che precedono la California e sei in compagnia di un'America sbilenca, marginale, meticcia, spesso generosa.

E' l'America di chi si mette in strada e va verso l'Ovest. L'America che ha poco a che vedere con Wall Street, con le università del New England e con le imprese della Silicon Valley. L'America da colonna sonora rock: e quanto rock che viene a galla in queste pagine. Libro da leggere, libro a suo modo da ascoltare.

mercoledì 1 ottobre 2014

Estasi e paura in una passeggiata nei boschi

Un giorno, non molto tempo dopo il mio trasferimento con la famiglia in una cittadina del New Hampshire, mi ritrovai su un sentiero che spariva in un bosco ai margini dell'abitato. Un cartello annunciava che non si trattava di un sentiero qualunque, ma del famoso Appalachian Trail...

Sono queste le prime parole di Una passeggiata nei boschi di Bill Bryson, autore con cui mi sento sempre in ottima sintonia e libro che, mi succede raramente, a distanza di diversi anni mi sono ritrovato a rileggere, per cercare conferma del buon ricordo e soprattutto per andare sul sicuro rispetto alla mia fame di pagine che rappresentino un elogio del camminare.

Il vero protagonista è quello che si annuncia fin da queste righe: l'immenso sentiero che attraversa da nord a sud tutti gli States, scendendo e risalendo le infinite cime degli Appalachi, oltre 3.400 chilometri in gran parte immersi nella wilderness americana, un percorso di incredibile suggestione per il quale pare ci vogliano cinque mesi e cinque milioni di passi, non propriamente una passeggiata con lo zainetto per la merenda.


Poi c'è lui, Bill, uno non molto diverso da me, capace di incantarsi alle meraviglie della natura come di infliggersi notti insonni per i rumori del bosco, perennemente in bilico tra estasi e paura. E c'è Katz (nomen omen...), il compagno di viaggio, ancora più improbabile, uno per cui il cammino sembra sia solo un intermezzo tra un'area di sosta e l'altra, un'attesa prima di ingurgitare merendine e bibite gassate. Eppure capace di qualche lampo di stravagante saggezza.

Fatica, bellezza, buon umore. E chissà, magari anche la possibilità di un nuovo senso da dare ai nostri giorni. Tutto questo, in una passeggiata nei boschi.


giovedì 25 settembre 2014

Il grizzly e i consigli di sta comodamente al computer



Tutti i libri sono  categorici nel dire che se un grizzly ci corre incontro, non si deve mai cercare di scappare.

Questo è il genere di consiglio che può venire solo da una persona che, nel momento in cui lo dà, si trova comodamente seduta davanti alla tastiera del suo computer.

Datemi retta: se siete all'aperto, senz'armi, e un grizzly vi si fa incontro, correte. Correte senza problemi.

Se non altro, occuperete produttivamente gli ultimi sette secondi della vostra vita.

(Bill Bryson, Una passeggiata nei boschi, Guanda)

sabato 21 dicembre 2013

Quello strano posto che è la camera da letto


La camera da letto è uno strano posto.

Non esiste altro luogo in tutta la casa in cui passiamo più tempo facendo di meno, e facendolo per lo più in silenzio e senza averne coscienza, eppure è la camera da letto che fa da sfondo a molte delle più profonde e persistenti infelicità dell'esistenza. 

Se siete in punto di morte o malati, esausti, sessualmente frustrati, in lacrime, in preda all'ansia, troppo depressi per affrontare il mondo o comunque privi di serenità e gioia, la camera da letto è il luogo in cui sarà più probabile che vi troviate.

E' così da secoli, ma, più o meno nello stesso periodo in cui il reverendo Marsham stava costruendo la sua casa, alla vita che si consumava dietro la porta della camera da letto venne ad aggiungersi una dimensione del tutto nuova: la paura.

Nessuno aveva mai avito più ragioni di cui preoccuparsi in uno spazio limitato dei vittoriani nelle loro stanze da letto.

(Bill Bryson, Breve storia della vita privata, Guanda)

venerdì 20 dicembre 2013

Le case sono i luoghi in cui la storia finisce

Le case sono dei magazzini incredibilmente complessi.

Ciò che ho scoperto, con mia grande sorpresa, è che qualunque cosa succeda nel mondo, qualsiasi cosa venga scoperta, creata o aspramente contesa, in un modo o nell'altro finisce sempre a casa tua.

Guerre, carestie, la Rivoluzione industriale, l'Illuminismo: sono tutti lì, nei tuoi divani e nelle tue credenze, fra le pieghe delle tende, nella morbidezza dei guanciali di piume, nella tinteggiatura delle pareti e nell'acqua che scorre nelle tubature.

E così la storia della vita domestica non riguarda solo letti, divani e cucine, come avevo vagamente immaginato, ma anche lo scorbuto, il guano, la torre Eiffel, le cimici, i ladri di cadaveri e praticamente tutto ciò che è successo nel mondo.

Le case non sono rifugi della Storia, sono i luoghi in cui la Storia finisce.

(Bill Bryson, Breve storia della vita privata, Guanda)

domenica 1 dicembre 2013

La vita privata e la scopertà della comodità

Volendo riassumerla in una frase, si potrebbe dire che la storia della vita privata è la storia dell'agio conquistato con lentezza.

Fino al diciottesimo secolo, l'idea di stare comodi a casa propria era così sconosciuta che non esisteva nemmeno una parola per descriverla. Il termine "confortable" significava semplicemente "capace di essere consolato".

Il conforto era qualcosa che si offriva a chi era ferito o angosciato. Il primo a usare la parola nel senso moderno fu lo scrittore Horace Walpole, che nel 1770, in una lettera a un amico, osservava che una certa Mrs White lo accudiva nel migliore dei modi, facendolo sentire "il più comodo possibile".

All'inizio del diciannovesimo secolo tutti parlavano di case comode o vite comode, ma prima dell'epoca di Walpole non lo faceva nessuno.

(Bill Bryson, Breve storia della vita privata, Guanda)

giovedì 23 febbraio 2012

Bill Bryson e le domande senza risposta

Potete leggerlo in diversi modi, Breve storia di (quasi) tutto di Bill Bryson. Mortificandovi per quanto finora non avete mai osare sapere oppure lasciandovi semplicemente scuotere dalle molteplici brezze della curiosità, delle digressioni, delle domande (quasi) tutte con risposta.

Bill Bryson, si sa, è uno scrittore viaggiatore molto conosciuto per il modo con cui ci ha raccontato le sue peregrinazioni nelle città europee o sulle montagne americane, con una leggerezza che non fa a pugni con l'intelligenza.

Questa volta ci prende per mano e ci conduce in un viaggio di tutt'altro tipo, attraverso i segreti del nostro mondo, che poi quasi sempre sono segreti perché non proviamo a porci le domande giuste.

Certo, lo zampino ce lo mette anche la scienza. E questo ce lo dice anche Bryson, che a proposito delle sue letture scientifiche giovanili, meglio dei suoi tentativi di lettura, ci dice:  

Era come se, con sobrietà, volesse mantenere il segreto su tutte le cose interessanti rendendole incomprensibili.

E se lo dice un uomo di cultura anglosassone, figurarsi cosa si dovrebbe dire in Italia.

Però poi lui parte per questo viaggio che usa la scienza per raccontare il nostro mondo e la nostra vita. E quante cose che si imparano, con piacere, per di più.

Alla fine però il motivo di maggiore meraviglia non è la capacità dell'uomo di scoprire e di trovare risposte. Ma l'esatto contrario, come ci spiega Bryson:

E come mai, diciamocelo, questi scienziati che sembrano sapere quasi tutto non sono ancora in grado di prevedere un terremoto e neanche di dirci se per andare alle corse di mercoledì prossimo dovremo portarci l’ombrello?

E' bello coltivare anche la meraviglia per quanto non si sa, non si sa ancora.

giovedì 11 novembre 2010

Quando Bill vestiva da Superman

Davvero, non sarà uno dei grandi autori della scena contemporanea americana, di quelli che ti sorprendono per lo stile e ti provocano con l'inventiva (e talvolta ti annoiano a morte e ti irritano con la loro presunzione), però che bravo che è sempre il nostro Bill Bryson a incantarti, a destarti curiosità, a coniugare vicende quotidiane con riferimenti alla cultura più o meno alta...

Nei suoi libri c'è (quasi) sempre modo per divertirsi e per riflettere, ma rispetto agli altri titoli in Vestivamo da Superman c'è molto di più: una speciale grazia, molto Amarcord, e poi il piacere di tuffarsi in un mare di parole per cogliere un bel pezzo di immaginario - l'America anni Cinquanta e dintorni - che molto abbiamo coltivato con i fumetti e con i film...

Irresistibile l'episodio della bomba adolescenziale verso la fine del libro, ma è meglio non dire di più...

Da leggere, anzi, da divorare. Uno di quei libri che mi ritorneranno in mente quando mi verrà da dire: avete presente il piacere di leggere?

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...