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martedì 9 febbraio 2016

Parole e immagini per il piacere della lettura

Quando un libro è anche un piacere per gli occhi, un bell'oggetto - con buona pace di tutti i tifosi delle letture in formato digitale - da cui farsi accompagnare, da aprire a caso e sfogliare di tanto in tanto.

Questo è Leggere (Edizioni Electa) di Stefano Zuffi, storico dell'arte che non si sente un gradino sopra noi comuni mortali, ma che l'arte la ama e sa quanto sia importante condividerla. 

Poco testo, in questo libro, tanto si sa: la forza della parola non si misura certo sulla sua lunghezza. Poche testo, ma tante emozioni.

Una galleria di quadri che celebrano il piacere ma anche la fatica e il mistero della lettura. E una successione di splendide citazioni che raccontano tutto questo e che si capisce bene che non sono state scelte a caso, in un raffinato gioco di rimandi e suggestioni.

Il senso di una bellezza che attraversa le forme in cui essa riesce a esprimersi. 

Pennellate di discorso e di colore, per celebrare la bellezza che l'umanità sa creare, la profondità a cui può aspirare.

Come consiglio: un libro da tenere sul comodino, a portata di mano. 

venerdì 11 gennaio 2013

Solo io, Michelangelo, ricosco le figure imprigionate nella pietra

Sono andato subito nelle cave delle Alpi Apuane, a scegliere i blocchi di marmo ancora dentro le montagne.

E' la mia passione: passo settimane, mesi interi sopra Carrara, vicino a pendii a strapiombo, dove viene estratto il prezioso marmo candido, cristallino. Lì, tra la montagna che biancheggia e il mare che si distende, mi arrampico da solo nelle cave, dove stridono e gemono gli strumenti che tagliano, segano la roccia. 

Fra i cavatori sudati che picchiano con il piccone, fra il pietrisco che rotola a valle, fra i blocchi grezzi che a forza di corde e slitte vengono fatti scivolare in basso, nell'asprezza di una natura selvaggia, io, Michelangelo, solo io, riconosco le figure imprigionate nella pietra.

A tutti sembrano solo pezzi di montagna, pesanti massi di marmo malamente staccati dalla parete: io intuisco dentro la materia una vita che si agita e geme, che spinge, che vuole uscire.

(Stefano Zuffi, Il mondo dipinto, Feltrinelli)



domenica 23 dicembre 2012

Rembrandt, l'artista che restituì vita al figlio

Le mani di un pittore sono la chiave della vita: con il segno di un pennello, con l'impasto dei colori, con una sola traccia veloce possono far nascere dal nulla un intero universo. Fin da giovane Rembrandt ha provato lo sgomento e il brivido di questo potere divino, ha intuito la straordinaria energia e la terribile responsabilità del suo talento.

Cosa sono le mani per Rembrandt se non uno strumento della creazione, il dono che permette di porgere altri doni attraverso il lavoro dei pennelli e dei colori? Quante volte, grazie alle mani, si è sentito davvero pieno di una potenza che non è degli uomini, o forse sì, perché evidentemente è degli uomini creare bellezza, spargere bellezza per il mondo, solo che appartiene a momenti così rari che sembrano il frutto di una grazia piuttosto che della capacità.

Rembrandt, il figlio del mugnaio di Leida, l'eretico della pittura, il grandissimo a cui non è bastata l'arte, se è vero che in molti gli hanno voltato le spalle, che è fallito e ha perso la casa, che le malattie gli hanno falciato un affetto dopo l'altro, non solo Saskia, ma anche Tito, il figlio che è un pensiero costante, il bambino ritratto in tanti quadri, ogni quadro un prodigioso atto di amore.

Non basta l'arte, ma l'arte è comunque speranza e consolazione, è l'orizzonte cui guardare, ostinatamente, è la nave che scioglie gli ormeggi dopo la tempesta. Non basta alla vita, ma è la vita che può andare oltre.

Emerge tutto questo in Lo specchio infranto di Stefano Zuffi (Longanesi), il libro che racconta gli ultimi anni di Rembrandt, la sua storia di perdite e sofferenza nell'Olanda del Secolo d'Oro che è anche l'Olanda delle terribili epidemie di peste.

Fermatevi soprattutto sul rapporto con il figlio e sulla sua sfida più temeraria che un artista possa concepire: adoperare le forme, i colori, la luce per restituire vita alla persona amata che non c'è più. Quante cose ci sarebbero da dire, anche se le domande più importanti restano senza risposta.

venerdì 30 settembre 2011

Se la pittura entra in carcere

Quando la pittura abbandona i musei, le gallerie, i salotti. Quando non si vergogna di entrare nei luoghi della punizione e dell'esclusione. Quando sa riconoscersi linguaggio universale, da cui nessuno può essere escluso.

E' soprattutto questo, Caravaggio in galera. L'esperienza di un critico d'arte come Stefano Zuffi, che sa bene che l'arte  non è cosa da addetti ai lavori, che tutti devono avere la possibilità di godere della bellezza e crescere con essa. Una serie di incontri nel carcere di San Vittore. Gli sguardi dei detenuti che attraverso alcuni quadri famosi si spingono ben oltre le pareti delle loro celle per abbracciare il mondo.

In queste pagine non ci sono lezioni sull'arte come a scuola. Non ci sono nemmeno lezioni. Piuttosto c'è il tempo a cui l'arte restituisce significato, nello spaventoso spreco di tempo che è una condanna al carcere.

C'è la capacità di volare lontano attraverso uno sguardo che non chiede di oltrepassare una finestra a sbarre ma indugia a lungo su un quadro. C'è la parola condivisa, la bellezza della conversazione tra uomini che non hanno titoli. C'è la bellezza che orgogliosamente grida la possibilità del conforto e del riscatto.

Il senso di un futuro ritrovato.

martedì 26 ottobre 2010

Che bello leggere con i grandi della pittura

Quando un libro è anche un piacere per gli occhi, un bell'oggetto - con buona pace di tutti i tifosi delle letture in formato digitale - da cui farsi accompagnare, da tenere sul comodino, da aprire a caso e sfogliare di tanto in tanto. Questo è Leggere (Edizioni Electa) di Stefano Zuffi, storico dell'arte che non si sente un gradino sopra noi comuni mortali, ma che l'arte la ama e sa quanto sia importante condividerla.

Poco testo, tanto si sa la forza della parola non si misura certo sulla sua lunghezza, tante emozioni. Una galleria di quadri che celebrano il piacere ma anche la fatica e il mistero della lettura. E una successione di splendide citazioni che raccontano tutto questo e che si capisce bene che non sono state scelte a caso, in un raffinato gioco di rimandi e suggestioni.

Il senso di una bellezza che attraversa le forme in cui essa riesce a esprimersi.

Pennellate di discorso e di colore, per celebrare la bellezza che l'umanità sa creare, la profondità a cui può aspirare.

lunedì 18 ottobre 2010

Caravaggio in galera e il tempo ritrovato

Quando la pittura abbandona i musei, le gallerie, i salotti. Quando non si vergogna di entrare nei luoghi della punizione e dell'esclusione. Quando sa riconoscersi linguaggio universale, da cui nessuno può essere escluso.

E' soprattutto questo, Caravaggio in galera. L'esperienza di un critico d'arte come Stefano Zuffi, che sa bene che l'arte  non è cosa da addetti ai lavori, che tutti devono avere la possibilità di godere della bellezza e crescere con essa. Una serie di incontri nel carcere di San Vittore. Gli sguardi dei detenuti che attraverso alcuni quadri famosi si spingono ben oltre le pareti delle loro celle per abbracciare il mondo.

In queste pagine non ci sono lezioni sull'arte come a scuola. Non ci sono nemmeno lezioni. Piuttosto c'è il tempo a cui l'arte restituisce significato, nello spaventoso spreco di tempo che è una condanna al carcere.

C'è la capacità di volare lontano attraverso uno sguardo che non chiede di oltrepassare una finestra a sbarre ma indugia a lungo su un quadro. C'è la parola condivisa, la bellezza della conversazione tra uomini che non hanno titoli. C'è la bellezza che orgogliosamente grida la possibilità del conforto e del riscatto.

Il senso di un futuro ritrovato.

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