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giovedì 28 novembre 2013

Quando il giovane inglese investì Hitler

Giuro, poi non ne parlo più, ma il primo dei 101 incontri di One on One di Craig Brown (edizioni Clichy) è troppo bello perché non ne parli.

Monaco, Germania 1931. John Scott-Ellis è un gentiluomo inglese di nemmeno 20 anni che ha frequentato Eton con scarso rendimento e che in seguito si farà conoscere soprattutto nel mondo delle corse dei cavalli. Ignoro perché ora stia girando per Monaco alla guida di una Fiat.

Hitler non è ancora arrivato al potere, però bisogna essere ciechi per capire cosa potrà fare, se gli sarà permesso. Intanto la marea del consenso cresce a vista d'occhio. Il  Mein Kampf  ha già venduto oltre 50 mila copie. Quel giorno è appena uscito dalla sede del partito di cui è il leader indiscusso. Attraversa la strada dimenticandosi di guardare a sinistra.

Sebbene stessi andando pianissimo, un uomo è sceso dal marciapiede e mi si è praticamente buttato sotto la macchina, ricorderà più tardi John, con parole che più o meno devono essere di molti investitori.

L'uomo con i baffetti ne esce bene. Si rialza, saluta, se ne va. Suppongo che tu non sappia chi era quell'uomo. Le parole del suo compagno di viaggio frulleranno per molto tempo nella testa del giovane. Anche tanti anni più tardi, quando avrà modo di dire:

Per qualche secondo, ho stretto il destino dell'Europa in queste mie maldestre mani. Era solo un po' scosso, ma se in quell'incidente l'avessi ucciso, avrei cambiato la storia del mondo.

Chissà, se con la macchina non fosse andato tanto piano....

lunedì 4 febbraio 2013

La bellezza annidata nello sporco della vita

Il noir nasce quando il genere umano è spinto alla follia in un bar o nell'oscurità, descrive uomini e donne che la sorte ha spinto troppo in là, la cui vita si è contorta e deformata... Il noir esiste per far vedere agli uomini cos'è la vera disperazione: le piccole, buie stanze dell'esistenza dove ogni uscita è sbarrata.

Ho conosciuto Derek Raymond, diversi anni fa, sulle pagine di un libro - Aprile è il più crudele dei mesi - che avevo acquistato più che altro per il titolo, citazione di grande poesia piantata nel cuore di un noir.  E non so se sia giusto considerarlo una sorta di James Ellroy inglese, non so in effetti se sia accettabile per qualsiasi scrittore la sarabanda delle comparazioni e degli accostamenti.

Ma quello che mi importa è che Derek Raymond è solo e soltanto Derek Raymond. Con le sue storie spietate che non sono solo sangue e morti ammazzati, che sono anche lirica dolente, bellezza annidata nello sporco della vita. Con il suo sguardo capace di sgretolare ogni ipocrisia e di andare al cuore delle cose. Con le sue parole come la partitura musicale di un balletto dove male e bene danzano insieme, più che intrecciati, confusi l'uno nell'altro.

Stanze nascoste è la sua autobiografia, pubblicata da Meridiano Zero. Non l'ho ancora letta, ma so qualcosa della vita di Derek Raymond, uomo perennemente in fuga, uomo che decise di nascondersi a se stesso (Derek Raymond, tra l'altro, è uno pseudonimo) e al destino che gli era stato assegnato. Uomo che è perfino troppo facile reclutare nella folta schiera degli scrittori maledetti, lui che si sottrasse agli agi famigliari e agli studi di Eton per vivere tra i miserabili, accompagnarsi a trafficanti e assassini, innamorarsi di prostitute e alcolizzate.

Non cercate la sua biografia, in Stanze segrete. Cercate la sua vita, complicata e sfuggente, bella come un lampo nella tempesta.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...