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venerdì 1 marzo 2013

Che bella, l'Olanda di Edmondo De Amicis

Chi guarda per la prima volta una grande carta dell'Olanda, si meraviglia che un paese così fatto possa esistere. A primo aspetto non si saprebbe dire se ci sia più terra o più acqua, se l'Olanda appartenga più al continente che al mare.

E allora, scordatevi le storie edificanti di Cuore, i buoni sentimenti e gli insegnamenti di un libro buono per i ragazzi e le ragazze di un'Italia che, sui banchi di scuola, cercava ancora di costruirsi, dopo che gli eventi della storia l'avevano già tenuta a battesimo.

L'Edmondo De Amicis di Olanda non sembra nemmeno lo stesso di Cuore: piuttosto è un uomo che guarda lontano, che si lascia sospingere dalla curiosità per le cose del mondo, più giornalista che narratore. Capace di accompagnarci nella vita e nella storia di un paese con la simpatia e l'empatia di un amico più esperto.

E' un gran libro di viaggio, Olanda di Edmondo De Amicis, uno dei più intriganti e meno datati tra quanti ho letto dell'Ottocento. Sarà che qualcosa - o molto - dell'Olanda di oggi si ritrova anche in quest'opera del 1876. Sarà che lo si deve non solo al viaggiatore, ma anche al viaggio: ovvero a questo paese singolare che meriterebbe più attenzione di quanto gliene abbiamo mai data.

Così ben venga Edmondo de Amicis, a raccontarci di questo paese a geografia mutevole, dove prima che la politica è stato il lavoro dell'uomo a cambiare le mappe; di questo popolo che ha domato l'acqua rendendosela amica; di questa gente  che ha saputo rendersi libera resistendo ai più grandi Imperi, senza celebrare più di tanto le sue vittorie.

E dei suoi mulini a vento, dei suoi cieli, dei suoi pittori più bravi a rappresentare donne che versano il latte, giovani che scrivono lettere, ubriachi davanti al camino che santi, guerrieri ed eroi.

Bello questo libro. Da raccomandare a chi si prepara a un viaggio in Olanda. E anche a chi non ci andrà mai: sono comunque parole che ci portano lontano.

lunedì 9 agosto 2010

Rileggere Cuore o Lord Jim per non voltare la testa

Dal pugile che a Milano massacra una donna - a caso, la prima che ha incontrato - senza che nessuno dei passanti muova un dito al massacro di Srebenica sotto gli occhi dei soldati olandesi che non fanno niente per proteggere gli inermi.

E noi, nell'uno e nell'altro caso cosa avremmo fatto? Ci chiediamo mai: cosa avremmo fatto se... ? Con quanta indifferenza, o piuttosto, con quanta paura, ci troveremmo a fare i conti?

Mi ha colpito quello che Adriano Sofri ha scritto ieri, sulle pagine di Repubblica. Mi hanno colpito soprattutto le ultime righe - che vi ripropongo qui sotto - in cui tra i tanti consigli che si potrebbero dare offre proprio questo: rimettere in mano ai ragazzi libri come Cuore o Lord Jim.

Solo effetto nostalgia? E se invece pagine come quelle di Edmondo de Amicis o di Joseph Conrad ci aiutassero a seminare di nuovo il senso della responsabilità e persino del coraggio?

A ciascuno di noi, specialmente se ha appena finito di commemorare Srebenica e di dedicare il suo sarcasmo a un ministero olandese, o di commentare l'orrenda storia dell'altroieri a Milano, vien fatto di chiedersi: che cosa avrei fatto se fossi stato un ufficiale olandese, un passante a Milano? E' la domanda che si fa chi legge Primo Levi, soprattutto se è un ragazzo e non è ancora indurito, la domanda per cui Primo Levi e altri che erano tornati da lì non vollero più vivere.
C'è una differenza fra le tante, i cinquant'anni che separano Auschwitz da Srebenica. Le cose infatti continuano a succedere. Si possono ascoltare molti consigli, e andare in palestra, e portare non so quale spray nella borsetta. Però non mi sembrerebbe inutile che i bambini e i ragazzi leggessero qualcosa che somigliasse al libro Cuore o a Lord Jim. O anche alla storia del giovane uomo maschio che si trovò a passare proprio nel punto in cui stavano per lapidare un'adultera.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...